Giorni di Storia

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Reportage. Centuripe, avamposto culturale nel cuore della Sicilia

E’ una tarda mattinata d’estate siciliana sulla strada deserta che porta a Centuripe. I colori della campagna sono gialli, il terreno è arido, il cielo azzurro intenso. Una casa diroccata riporta alla memoria i giorni dello sbarco in Sicilia “ra’ miricani”, come venivano chiamati da queste parti gli Alleati. A motore dell’auto spento il frinire delle cicale prende il sopravvento mentre il vento caldo avvolge in un abbraccio forte ma non fastidioso. Sembra di essere in un libro di Leonardo Sciascia, forse Il giorno della civetta o Una storia semplice, ma anche il meno conosciuto Le parrocchie di Regalpietra. Nello zaino, però, ci sono altri libri: Guida del soldato in Sicilia con l’introduzione di Andrea Camilleri; Lo sbarco in Sicilia di Franco Bandini e Il mito del grande complotto di Salvatore Lupo.

La carta dello sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943

Poi tanti dubbi e poche certezze consapevole che ogni scenario, Operazione Husky compreso, ha la sua storia tra le righe, i suoi episodi più o meno conosciuti, ma anche le sue ricostruzioni che, a volte, neppure le carte d’archivio rivelano pienamente. Basti pensare ai giorni della battaglia di “mezzo giugno” (12-16 giugno 1942) per la conquista di Pantelleria oppure alla “resistenza” della Divisione Livorno oppure ai momenti e alle ore che precedettero la firma dell’armistizio di Cassibile, città in provincia di Siracusa, prima dell’annuncio dell’8 settembre 1943. L’isola ebbe le sue “storie” anche sul fronte degli aeroporti e dei campi volo della Regia Aeronautica chiamati a partecipare alla “guerra dei convogli” tra Malta, Lampedusa, Pantelleria e la Sicilia orientale senza dimenticare le operazioni di ricognizione e soccorso dei mitici CANT Z 506 Airone. 

C’è però una storia tutta da rileggere, da riscoprire e da divulgare: quella della Sicilia dell’entroterra e della “risalita” degli Alleati dopo lo sbarco. Non solo sulla linea Porto Ulisse-Pachino-Modica-Ragusa-Vittoria-Gela furono scritte pagine drammatiche, ma anche nei comuni di Centuripe, Catenanuova, Regalbuto, Agira e Troina restano episodi memoriali e battaglie cruente e tatticamente decisive. Una storia che è raccontata attraverso una mostra e un libro che valorizzano ciò che l’Operazione Husky ha lasciato in questo lembo di terra ricco di storia che il sindaco Salvatore La Spina, vero e proprio costruttore di cultura, ha promosso con la collaborazione di enti, istituti, associazioni e storici d’eccezione al fine di consolidare una memoria diffusa degli eventi legati allo sbarco e di contribuire all’educazione civile con un’iniziativa qualificata di Public History. Così è nato uno dei progetti che Centuripe ha accolto nell’estate 2024: quello di ricordare “il passaggio” degli americani, dei canadesi e degli inglesi da Centuripe. Il progetto ha visto la consulenza scientifica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della Fondazione De Gasperi nel quadro di un accordo di collaborazione che vede queste realtà impegnate fino alla fine del 2024 nel realizzare progetti di valorizzazione culturale e turistica del territorio sulle orme della battaglia di Sicilia. Alla mostra sono stati associati degli itinerari turistici nel territorio dei tre Comuni, in sinergia con altre iniziative nazionali e internazionali già avviate nell’entroterra ennese (come l’itinerario canadese The Walk for Remembrance and Peace).

 

“Il bersagliere”, dolce tipico centuripino

Non ci sono solo mostre, libri e luoghi da visitare, ma anche una tradizione dolciaria non indifferente come quella dei tradizionali “bersaglieri”, tutti da gustare nella piazza principale di Centuripe. Basta sedersi da Jolly Bar per gustare “il bersagliere“, un biscotto ricoperto da una glassa di cioccolato e cucinato secondo l’antica ricetta che risale ai giorni in cui i soldati canadesi “liberarono” Centuripe entrando in paese con le caratteristiche giberne dopo una lunga marcia e numerosi scontri con la Wermacht in ritirata. Gli anziani raccontano che una signora del luogo trovatasi tra le mani una delle tavolette di cioccolato distribuita dagli Alleati ebbe la gustosa idea di scioglierla e ricavarne una deliziosissima e delicata glassa con cui ricoprì i biscotti appeni sfornati. Ed essendo chiamati i soldati canadesi comunemente “bersaglieri” così venne chiamato il dolce che ancora oggi rende felici grandi e piccini.

“La Campagna di Sicilia appare come un passaggio fugace rispetto agli atroci avvenimenti che hanno caratterizzato la Seconda Guerra mondiale. Solo 38 giorni di battaglie, che hanno tuttavia rappresentato per chi li ha vissuti un trauma indelebile, trasmesso in vari modi a noi generazioni successive – ha avuto modo di dire Angelo Plumari, peraltro autore del volume Operazione Husky. La guerra nell’entroterra ennese -. La Mostra, con i suoi contenuti, vuole essere un’occasione per ‘vedere’ e ‘raccontare’ questa pagina di storia del nostro territorio. Un’occasione preziosa per ‘commemorare’, cioè fare memoria insieme, una memoria che avrà valore se, trattando di guerra, ci darà l’occasione di coltivare la pace dentro ognuno di noi e tra noi”.

Grazie ai prestiti del Museo della Memoria (Modica), del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci-Museo Archeologico Regionale di Centuripe e del Museo storico dello sbarco in Sicilia 1943 (Catania) i visitatori della mostra potranno vedere riuniti, per la prima volta, uniformi originali dei reparti coinvolti, suppellettili militari e altri reperti rinvenuti sul campo nell’ambito di ricerche archeologiche di superficie condotte dalla sede di Catania del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Gli oggetti esposti saranno accompagnati dalle esclusive riprese video e dalle fotografie realizzate nel territorio dei tre Comuni dalle truppe angloamericane, oltre che dalle testimonianze dei civili che sono sopravvissuti alla battaglia e ai bombardamenti che l’hanno preceduta e accompagnata. Un’esperienza immersiva nel passato, per costruire il presente e il futuro all’insegna della pace.

Gli Alleati percorrono le strade polverose dell’entroterra siciliano

“L’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione De Gasperi hanno deciso di contribuire in modo significativo alla valorizzazione di un territorio le cui immense potenzialità dal punto di vista storico, archeologico e naturalistico sono ancora in buona parte da esplorare. All’origine di questo coinvolgimento vi sono, da un lato, la consapevolezza della centralità che gli eventi del luglio-agosto 1943 hanno avuto nel porre le basi della ricostruzione democratica dell’Italia e del suo collocamento internazionale nel dopoguerra e, dall’altro lato, la convinzione che la disseminazione del patrimonio culturale materiale e immateriale di un territorio sia un elemento chiave anche per il suo sviluppo sociale ed economico” ha spiegato Paolo Valvo, docente di storia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Per Giuseppe D’Urso direttore del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle della Aci, ente gestore del Museo archeologico regionale di Centuripe “il Parco, a seguito di un accordo con il Comune, ha partecipato all’iniziativa con una significativa selezione delle testimonianze materiali della battaglia custodite presso i depositi del Museo. I reperti in mostra, recuperati attraverso prospezioni archeologiche e pertanto di notevole valore documentario e storico per la ricostruzione delle operazioni belliche nel territorio centuripino, costituiscono una testimonianza da valorizzare e fruire dal punto di vista scientifico e culturale al fine di consolidare una memoria diffusa degli eventi legati allo sbarco e al tempo stesso promuovere il territorio”.

Centuripe, però, ha un’anima culturale che in questi anni è rappresentata dal suo primo cittadino Salvatore La Spina, un uomo che ha fatto della cultura un volano per attirare visitatori dalla Sicilia e non solo. Basta ricordare la bellissima mostra su Ligabue, l’unica nell’isola che ha riscosso un vasto successo di pubblico: “Per il terzo anno consecutivo il Comune di Centuripe è riuscito ad organizzare una mostra di alto valore – ha detto La Spina -. Se negli anni passati abbiamo ospitato la grafica di artisti Europei e i grandi pittori italiani del Novecento, quest’anno, in occasione dell’ottantesimo anniversario dello sbarco degli alleati e dell’occupazione della Sicilia, non potevamo non organizzare un evento che potesse ricordare un momento così importante, svoltosi proprio nel nostro territorio e che è stato fondamentale per la nascita dell’Europa contemporanea”.

La strada percorsa dagli Alleati prima di “salire” a Centuripe

Sullo sfondo di una Sicilia, a volte arida, a volte generosa e aspra, lasciamo Centuripe con le sue contraddizioni e le sue delizie nella consapevolezza che è una realtà in movimento, una cittadina in piena “rivoluzione culturale” che coinvolge giovani, adulti e turisti. Una giornata particolare che resta memorabile anche per via di una mostra unica nel suo genere dedicata al grande Antonio Ligabue e agli altri artisti outsider del Novecento italiano, molti dei quali emarginati o considerati “irregolari”. Solo per citarne alcuni Filippo de Pisis e Carlo Zinelli, protagonisti di esperienze personali dolorose che li hanno allontanati dai circuiti ufficiali mentre altri hanno seguito percorsi creativi autonomi e alternativi. Tra questi c’è anche Rino Ferrari che viene ricoverato nel manicomio di Mombello a seguito dell’esperienza drammatica vissuta durante il massacro di Cefalonia e Corfù durante la Seconda guerra mondiale. Incoraggiato dal dottor Enzo Gabrici, Ferrari comincia a disegnare trovando il proprio soggetto d’elezione negli altri internati del manicomio. In particolare cercava di cogliere l’istante che lega la vita alla morte. Passava ore con i moribondi: in una mano teneva la matita, nell’altra il crocefisso. Ferrari cercava Dio in quei volti, ne celebrava la gloria, ma al contempo raccontava la bellezza e il grande mistero della vita, della fragilità umana e quel senso assoluto di eternità, che la morte porta con sé.

In fondo la vita e la morte, la pace e la guerra sono legati da un filo sottile. Sta all’uomo intraprendere la scelta giusta, ottant’anni fa durante il secondo conflitto e oggi davanti all’interconnessione di una “terza guerra mondiale a pezzi” per citare Papa Francesco.

Vincenzo Grienti