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5 aprile 2024. Nave Amerigo Vespucci doppia Capo Horn

Capo Horn non è solo un luogo geografico. E’ il punto dove si intrecciano venti, correnti, rotte, storie di marinai, romanzi, film e documentari. Stavolta a scrivere la storia è stato l’equipaggio della nave scuola Amerigo Vespucci insieme al comandante Giuseppe Lai.  Il veliero più bello del mondo ha doppiato Capo Horn, lembo estremo del continente americano e fonte d’ispirazione leggendaria: una rotta impegnativa, ricca di fascino, dove l’Oceano Atlantico mischia le sue onde a quelle del Pacifico e le continue perturbazioni meteorologiche annunciano la prossimità dell’Antartide. Un passaggio effettuato il 5 aprile 2024, una data che resterà memorabile. Una prima volta in grande stile per la Signora dei Mari, che dopo 93 anni di navigazione ha tagliato questo traguardo aggiungendo un altro tassello indimenticabile al tour mondiale che si concluderà nel 2025. Pianificata attentamente la navigazione, il veliero ha affrontato condizioni meteomarine uniche al mondo, che spingono enormi masse d’acqua verso lo stretto di Drake, dove il fondale passa repentinamente da 4mila a 100 metri. Un’altra conferma importante per l’Amerigo Vespucci, fucina di marinai e tradizioni marinaresche, icona dell’eccellenza italiana e fiore all’occhiello della Marina Militare.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita in Costa D’Avorio e Ghana, da bordo di nave Bettica, pattugliatore della quarta divisione della Marina Militare, dal 25 marzo in attività di sorveglianza nel Golfo di Guinea, nell’ambito dell’Operazione Gabinia, volta al contrasto del fenomeno della pirateria, ha rivolto un messaggio di saluto a Nave Vespucci “ieri passato dall’Oceano Pacifico all’Atlantico doppiando Capo Horn, evento di grande importanza per un veliero, fatto con grande maestria a dimostrazione della grande capacità di Nave Vespucci e della nostra Marina militare”.

Un passaggio storico che riporta alla memoria tutta la produzione cinematografica e letteraria su questa zona geografica. Immancabile il riferimento alla letteratura marinaresca e ai Fantasmi a Capo Horn di Jack London. Un’esperienza che fu, in un passato neppure tanto lontano, quella di migliaia di navi a vela che affrontarono il passaggio da quel luogo geografico carico di pericoli, impegnativo per la fatica che gli uomini di mare dovevano sopportare affrontando le condizioni sempre durissime ed ostili che caratterizzano questo mitico passaggio. Non è un caso che sia stato protagonista di tanti racconti. Nel caso di London, la storia della nave a palo Elsinore è drammatica ma ricca di colpi di scena.

E poi fumetti e originali graphic novel sulla rotta dei mari più insidiosi come La leggenda di Capo Horn (Nutrimenti, 2015) di Luca Celoria e Salvo Carramusa, la narrazione dele peripezie di un marinaio alle prime armi a bordo di un brigantino lanciato nel viaggio più avventuroso: quello verso capo Horn. 1914. Un’epopea marinaresca è alla fine dei suoi giorni. La vela di lungo corso cede il passo alle grandi navi a vapore e lo stretto di Panama sta per essere inaugurato ma proprio dove finisce un’era inizia un’avventura.

In Uomini e bastimenti italiani a Capo Horn (Gribaudo, 2004) Flavio Serafini “consegna“ al grande pubblico la rimonta del famigerato Capo Horn da parte dei velieri italiani. Una testimonianza impressionante frutto di una ricerca durata anni su documenti inediti e resa possibile dai lunghi colloqui con i sopravvissuti all´epopea. Navi ed equipaggi armatori e capitani in un´opera straordinaria firmata da uno dei più rinomati studiosi di Marineria.

Non da meno la filmografia con l’indimenticabile Master & Commander (2003) di Peter Weir, il racconto ambientato nell’aprile del 1805, nei mari davanti alla costa del Brasile quando il vascello di sua maestà britannica “Surprise” viene attaccato e gravemente danneggiato dalla fregata americana “Norfolk”. Al momento di scegliere se tornare in porto per riparare i danni e curare i feriti oppure inseguire il nemico, il capitano della nave Jack Aubrey, noto per il suo coraggio, è fortemente combattuto fra dovere e rispetto per il suo equipaggio. Una sfida che porterà Aubrey proprio a Capo Horn “dentro” le difficili condizioni di mare e non solo.

Altra pellicola cinematografica, ma di qualche anno più antica, è Uragano su Capo Horn (1957) di Tito Davison. Una storia di mare e di amore: il comandante di una baleniera si innamora perdutamente della bella Milena. Questa dopo un primo appuntamento d’amore scompare e il comandante decide di cercarla. Saprà così che ella si crede perseguitata da un destino avverso e per paura di rovinare il suo amato è decisa a vivere in solitudine. Dopo alterne vicende Milena si imbarca sulla baleniera in rotta per mari infidi.

E poi c’è Cape Horn, un film di Yves Hussenot, realizzato dopo il giro del mondo a vela Whitbread del 1977-78. Per il piacere degli appassionati di vela e di regate oceaniche, Olivier Champeaux propone la visione di questo film in 9 episodi. Un’avventura in mare al fianco di Tabarly, Loizeau e delle future glorie delle regate oceaniche.

Tra i più bei documentari su Capo Horn c’è Cape Horn: waters of the wind (1986) di Jean Michel Cousteau. Un docufilm sul più temuto passaggio marittimo della terra, all’estremità sud del continente americano fa parte della storia della grande avventura. Sotto il suo pare vorticoso sono sepolti centinaia di scafi e migliaia di marinai. Un team di Cousteau penetra questo regno misterioso, e scopre le bizzarre bellezze di questi mari. La furia delle acque minaccia la stessa nave del grande esploratore e scienziato francese.