Partigiani italiani tra i maquisard francesi. Prove generali prima della grande battaglia per la Liberazione dell’Italia
Tra la fine dell’estate e l’autunno del 1944, quindi ottanta anni orsono, con la graduale liberazione della Francia Meridionale dal giogo nazista, gran parte dei partigiani italiani che avevano sin lì combattuto, a fianco dei patrioti locali sin dall’armistizio dell’8 settembre 1943, fece ritorno in Italia, nonostante il Paese fosse ancora occupato dagli stessi tedeschi, ovvero sotto la fantomatica Repubblica Sociale Italiana. Gran parte di loro, salvi a stento dalla durissima repressione germanica, fuggiti miracolosamente dai campi d’internamento operanti nella stessa Francia, logorati da quasi un anno di lotta senza quartiere, decise di tornarsene alle proprie case, che per la maggior parte di loro coincideva con il Meridione d’Italia. Ciò, magari, avveniva dopo una lunga permanenza in Francia, ove gli stessi erano stati dislocati, come soldati, durante la breve Campagna militare, ovvero alle dipendenze della C.I.A.F. (“Commissione Italiana Armistizio Francia”), che operò nel Sud del Paese sino allo stesso armistizio. Alcuni di loro, invece, non paghi di tale contributo, tornati in Patria ripresero la lotta armata, aderendo alle varie Brigate partigiane operanti nel Nord Italia, nei ranghi dei quali avrebbero combattuto eroicamente l’occupante sino all’epilogo dell’aprile-maggio 1945. Gli ex Maquisard dal sangue italiano si sarebbero dimostrati patrioti di grandissimo valore, proprio grazie a tale pregressa appartenenza. Altri, infine, decisero di rimane in Francia, entrando così a far parte dell’Esercito di Liberazione, agli ordini del Generale Charles De Gaulle. Quella che segue è la storia di alcuni di loro, una minima parte, giunta, tuttavia, sino a noi solo grazie al riconoscimento della qualifica di “Partigiano Combattente”, una attribuzione conferita loro dopo la fine della guerra, spesso dietro richiesta personale. Certamente furono molti di più, così come furono in tanti a cadere sotto il piombo nemico, e nella stessa Francia. Di loro vi è tuttavia traccia nei vari libri di storia che sono stati pubblicati, negli anni, nella stessa Francia.
Chi erano i Maquis?
Con il termine di Maquis si indica il movimento di resistenza e liberazione nazionale francese durante la Seconda guerra mondiale, mentre i combattenti partigiani che vi militarono furono chiamati Maquisard. La parola maquis era originaria del dialetto corso. È proprio su tale isola che con tale parola viene designata la «macchia», nel senso di boscaglia, il luogo ove, peraltro, si erano rifugiati, già nel 1942, i refrattari al servizio del lavoro obbligatorio, disposto nella Francia occupata dai tedeschi. Che vi sia stato un pregresso significato che abbia accostato il termine al concetto stesso di Resistenza ce lo conferma quanto era accaduto in Spagna, giusto qualche anno prima, allorquando con la stessa parola fu concepito il movimento di resistenza armata al franchismo, dopo la fine della guerra civile spagnola.
Il Movimento dei Maquis francesi fu particolarmente attivo in Cantabria, sui Pirenei e in Andalusia, regioni ove sarebbero poi transitati non pochi perseguitati e sbandati, dopo la completa militarizzazione germanica della Francia. E fu proprio nella Francia Meridionale, dopo che alla proclamazione dell’armistizio con gli Anglo-Americani si assistette allo sfacelo della IV Armata Italiana, che molti soldati, marinai e avieri, così come carabinieri[1] e finanzieri[2] (nobile è la figura del Brigadiere Elia Nutile, al quale sta per essere dedicato un libro biografico), privi di ordini e costretti a sbardarsi, decisero di aderire alle varie formazioni dei Maquis[3]. Di tale militanza ce ne dà conferma la storica Selene Barba, in un suo celebre testo dedicato alla Resistenza degli Italiani all’estero, laddove scrive: <<Tra gli sbandati solo poche decine di militari riuscirono a sottrarsi alla cattura o a fuggire; alcuni di essi riuscirono a rifugiarsi in seguito in Svizzera, altri finirono presso famiglie francesi, altri ancora ai “Maquisards”[4].
Gli italiani tra i Maquis e nell’Armée (1944 – 1945)
Quelle che seguono sono le modestissime biografie, peraltro molto sintetiche, di alcuni Maquis italiani – non tutti, come vedremo, ex militari – che ottennero, nel dopoguerra, la concessione della qualifica di “Partigiano Combattente”, da parte delle varie Commissioni Regionali per il Riconoscimento. Non volendo sminuire il ruolo di ciascuno di loro abbiamo preferito osservare l’ordine alfabetico, dedicando, invece, l’ultima parte ad alcuni ex Maquisard passati nei ranghi dell’Armée.
- AFFINI Arturo, nato a Suzzara (Mantova) il 12 agosto del 1917, figlio di Emilio e di Rosolina Fontana, alla proclamazione dell’armistizio era Caporal Maggiore presso la 4^ Compagnia di Sanità della IV Armata. Con il nome di battaglia di “Greco” entrò a far parte dei Maquis, combattendo in Francia sino all’estate del 1944. In seguito, tornato in Italia, avrebbe fatto parte della 15^ Brigata Garibaldina, ove ricoprì vari incarichi di comando sino al 7 giugno del 1945.
- APICELLA Francesco, nato a San Nicandro Garganico (Foggia) l’11 dicembre del 1926, entrò giovanissimo nel Movimento Maquis, esattamente il 10 ottobre del 1943, quindi non ancora diciassettenne, operandovi sino al 19 settembre del 1944. Con molto probabilità, il ragazzo si trovava in Francia per lavoro già prima dell’8 settembre 1943.
- BOSELLO Ettore, nato a Torino il 31 gennaio 1921, figlio di Guido e di Teresa Cadario. Caporale presso l’81^ Sezione di Sanità Militare, subito dopo l’armistizio fu accolto tra i Maquisard, a fianco dei quali, col nome di battaglia di “Ector Porzi”, prese parte alla lotta partigiana, rimanendo in Francia sino al 25 maggio 1944. In seguito, tornato nel suo Piemonte, parte della 77^ Brigata Garibaldina, con la quale combatté il nemico, rivestendo anche il ruolo di comandante di Distaccamento. Fu smobilitato il 7 giugno 1945.
- CAVALLINI Leopoldo, nato a Santa Maria a Monte (Pisa) il 5 febbraio 1913. Fece parte della gloriosa formazione Maquis di Tolosa, ove era emigrato molti anni prima, dal 9 settembre 1943 al 30 agosto del 1944.
- CHIARI Emilio, nato a Castrezzato (Brescia) il 6 novembre del 1916, figlio di Federico e di Oliva Uberti, alla data dell’8 settembre 1943 era soldato del 5° Reggimento Artiglieria Alpina. Col nome di battaglia di “Ferri” entrò a far parte dei Maquis, rimanendo in Francia sino al settembre del 1944. In seguito, tornò in Italia, entrando così a far parte della 15^ Brigata dell’11 Divisione Garibaldina, come Comandante di Squadra. Fu smobilitato il 7 giugno 1945.
- DIODATI Wilma, nacque a Spezia il 25 ottobre del 1920 e di lei non abbiamo particolari informazioni, oltre al fatto che apparteneva ad una famiglia di antifascisti riparata in Francia nel 1937. Sappiamo solo che operò tra i Maquisard dal gennaio al 10 giugno 1944, per poi partecipare alla liberazione di Parigi[5].
- FRIZZO Bruno, nato ad Arzignano (Vicenza) il 19 dicembre 1917. Non disponiamo di particolari informazioni. Sappiamo solo che operò tra i Maquisard dall’8 settembre 1943 al 15 maggio 1944.
- LORENZINI Armando, nato a Moncalieri (Torino) il 28 maggio 1922, figlio di Arrigo e di Caterina Samba. Già militare presso un reparto d’Artiglieria operante in Francia, alla data dell’8 settembre 1943 si diede alla macchia. Con il nome di battaglia di “Bill” entrò a far parte dei Maquis, con i quali combatté il nemico sino al 1° febbraio del 1945. Successivamente passò in Italia, ove fece parte, sino all’8 giugno 1945, della 106^ Brigata Garibaldina.
- LOVERA Giuseppe, nato a Torino il 19 luglio 1928, figlio di Pietro e di Marianna Montù è il Maquisard più giovane del quale ci siamo occupati. Con il nome di battaglia di “Gep Tortore”, il quindicenne patriota piemontese aderì ai Maquis, con i quali combatté sino al 7 giugno del 1945. In precedenza, aveva partecipato alla lotta partigiana nella sua stessa regione, operando nei ranghi della 19^ Brigata Garibaldina sino al 20 dicembre del 1944.
- MILIANI Ernesto, nacque a Cagli (Pesaro e Urbino) il 26 maggio del 1918, figlio di Antonio e di Giovanna Mensi. Già Sergente degli Alpini distaccato in Francia, aderì alla Resistenza francese a partire dal 9 settembre 1943. Entrato nei Maquis vi operò sino al 9 settembre 1944. In seguito, avrebbe fatto parte della 18^ Brigata Garibaldi, dalla quale fu smobilitato il 7 giugno 1946, ricoprendo l’incarico di Comandante di Distaccamento.
- PIERI Aurelio, nato a Palermo l’8 ottobre 1919, molto probabilmente era anche lui un soldato sbandato dopo lì’8 settembre. Fece parte dei Maquis dal 24 febbraio al 5 agosto 1944. Di lui non disponiamo di ulteriori informazioni.
Ricordiamo ai nostri lettori che il 28 agosto del 1944, il Generale De Gaulle firmò l’ordine di scioglimento di tutte le forze militari della Francia Libera e delle organizzazioni della Resistenza. Chi avesse voluto continuare a combattere i tedeschi, avrebbe potuto, quindi, fatto parte del nuovo Esercito, che rispondeva al legittimo Governo provvisorio della Repubblica Francese. Ebbene, tra i soldati di Francia che avrebbero continuato la durissima lotta, agli ordini dello stesso Generale De Gaulle, troviamo anche due partigiani italiani, Augusto Giraudo e Giovan Battista Isernia, gli unici che ottennero la citata qualifica. Lo Giraudo nacque a Borgo San Dalmazzo (Cuneo) il 27 febbraio 1927, figlio di Giovan Battista e di Anna Lovera, molto probabilmente emigrati in Francia molti anni prima. Con il nome di battaglia di “Gusto” fece parte dei Maquis dal maggio al settembre del 1944. In seguito, si arruolò nella 1^ Armée, operandovi sino al 10 maggio del 1945. Giovan Battista Isernia, nacque, invece, a Visciano (Napoli) il 23 giugno del 1920, figlio di Nicola e di Maria Fiore. Sbandatosi dopo l’8 settembre, raggiunse faticosamente il Piemonte, fermandosi nel Cuneese. Qui entrò a far parte del 9° Distaccamento della formazione partigiana “Saben”[6], che si era formata spontaneamente, accogliendo tra le proprie fila persone di Borgo San Dalmazzo e di molte altre regioni d’Italia. Costretto a fuggire in Francia, passò ai Maquis nel maggio del 1944, col nome di battaglia di “Terrun”. Combatté i tedeschi sino all’epilogo della lotta, passando, il 27 settembre 1944, proprio tra le fila della 1^ Armée. A queste nobili figure di combattenti, alcuni dei quali, come abbiamo visto appena adolescenti, crediamo debba andare tutta la riconoscenza della Francia, ma anche quella del nostro Paese, il quale, come del resto è capitato alla stragrande maggioranza dei “veri partigiani”, non li ha ricordati in maniera tangibile, come meritavano. Ma questa è un’altra storia…
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Cfr. Gerardo Severino, “Carabinieri. 80 anni fa il sacrificio di Giuseppe Giovanni Alfonso. Il fiero partigiano di Dronero che scelse la morte per non tradire i compagni di lotta”, in www.reportdifesa.it, 14 luglio 2024.
[2] Cfr. Gerardo Severino, “Livio Rivosecchi. Brigadiere di Finanza di Grottammare, Capo della 23^ banda partigiana del Raggruppamento esterno “Gran Sasso”, sito www.anpiosimo.it, 6 marzo 2014 ed ancora Gerardo Severino, “Le Fiamme Gialle e la Resistenza Europea. Il Finanziere Antonino Truscello, eroe dei Maquis francesi”, rivista <<Il Finanziere>>, n. maggio 2018.
[3]AA.VV., “8 settembre. Lo sfacelo della IV Armata. Relazioni, Testimonianze, Studi Attuali”, Torino, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, 1979.
[4] Cfr. Selene Barba, “La Resistenza dei militari italiani all’estero: Francia e Corsica”, Roma, Ministero della Difesa, 1995, p.49.
[5] Cfr. Bianca Diodati, “Sentii i colpi, avevano ucciso Curiel”, in <<L’Unità>>, Domenica, 5 settembre 2003, p. 2.
[6] Cfr. Walter Cesana, I Patrioti del Saben, Primalpe, 2018.