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La Regia Aeronautica nella campagna di Russia

Una storia nella storia, quella della Regia Aeronautica chiamata sul fronte orientale dal 1941 al 1943 al seguito del CSIR e dell’ARMIR. Mussolini aveva spinto l’Italia a partecipare nella “Campagna di Russia” al fianco della Germania nazista nell’Operazione Barbarossa che di fatto rompeva il patto Molotov-Ribbentrop firmato due anni prima. L’invasione dell’Unione Sovietica del 22 giugno 1941 diede il via a vicende belliche ed umane che nell’immediato secondo dopoguerra furono ripercorse e raccontate da storici, giornalisti e dai militari che ritornarono dalla tragica ritirata. Tra questi il sottotenente di complemento della Divisione “Julia” Egisto Corradi (1) e lo stesso generale Giovanni Messe, al comando del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (2). Due testimonianze che si aggiungono alla scia di libri come quelli di Giulio Bedeschi, Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli, ma anche film e documentari che cercarono di ricostruire l’impegno militare italiano in Russia da diverse angolature e prospettive, ma soprattutto mettendo sotto la lente di ingrandimento le operazioni di terra e quelle che è rimasta nell’immaginario collettivo come “La ritirata di Russia”.

Pochi conoscono, invece, la storia degli italiani che vennero chiamati a combattere in terra sovietica con la Regia Aeronautica dal 1941 al 1943 con ben 87 velivoli tra caccia, da ricognizione e da trasporto per un totale di circa 3mila uomini.

Ed è da qui che parte il volume La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia edito da Rivista Aeronautica e pubblicato nel 2024 quasi quattro anni dopo una ricerca d’archivio condotta in periodo di pandemia di Covid19.  Gli autori hanno visionato i diari storici, le relazioni belliche, i fascicoli personali dei  piloti e le testimonianze ritrovate degli aviatori italiani che parteciparono alla campagna in terra sovietica. Un lungo lavoro che coniuga il rigore scientifico alla divulgazione storica utilizzando le fonti di Superaereo conservati presso l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica e in altri archivi pubblici e privati.

Il volume, pubblicato nell’ambito della Call for Paper lanciata in occasione del Centenario dell’Aeronautica Militare, è corredato da fotografie, disegni, interviste e articoli di giornali dell’epoca. I due autori, inoltre, mettono sotto la lente di ingrandimento le azioni dei gruppi, delle squadriglie e i dettagli relativi ai protagonisti, molti di loro caduti in azione o dispersi, come nel caso del generale Enrico Pezzi e del capitano pilota Giorgio Iannicelli, entrambi decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria”. Inoltre vengono presi in esame anche gli aspetti legati ai dispersi e ai prigionieri la cui sorte è rimasta sconosciuta fino ad oggi e i velivoli italiani che parteciparono al conflitto. Infine, il testo è corredato da un’ampia appendice con approfondimenti e le mappe sulle quali sono stati geolocalizzati gli aeroporti della Regia Aeronautica al seguito dell’ARMIR e del CSIR.

Alla ricostruzione delle operazioni che culminarono nella tragica ritirata di cui molto si è scritto e detto, si aggiungono le storie dei piloti che combatterono sul fronte orientale e non tornarono più, ma anche di coloro che ritornarono come nel caso di Loris Nannini, Ernesto Caprioglio, Alessandro Quercetti e molti altri sopravvissuti alla neve, al freddo, alla prigionia. Proprio all’ambiente ostile e agli aspetti medici e sanitari è dedicato un capitolo mai scritto prima e frutto di un approfondimento che tocca vari ambiti: dalle pomate utilizzate per non congelare volto, mani e piedi visto che i nostri piloti volavano su velivoli scoperti fino all’equipaggiamento con le tute elettroriscaldate o al vitto speciale per i giorni di volo.

Ci sono poi le storie di piloti come Enrico Meille oppure Carlo Maurizio Ruspoli. Il primo fu un “cronista volante” che oltre ad aver combattuto a bordo di Cr.42, C. 200 e C.202 su tutti i fronti scrisse reportage e articoli per riviste specializzate come Le vie dell’aria e Ali di guerra, ma anche per il Corriere della Sera.

Il libro di Paola Verde e Vincenzo Grienti è stato presentato il 18 marzo 2024 a Palazzo Aeronautica. E’ stato moderato dal giornalista Marco Ferrazzoli ed introdotto dal Generale di Brigata Aerea Urbano Floreani, Capo del 5° Reparto Comunicazione dello Stato Maggiore Aeronautica, ed ha visto la partecipazione di numerosi ospiti ed autorità.

La presentazione è iniziata con un intervento del Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino, già Presidente del Comitato per il Centenario dell’Aeronautica Militare, e tra i più importanti storici dell’aviazione italiana, che nel tracciare un quadro complessivo della Regia Aeronautica nei mesi dell’Operazione Barbarossa, un pezzo di storia di cui si è parlato poco o in modo molto settoriale, ha delineato le principali problematiche e criticità che si trovarono ad affrontare gli equipaggi italiani, non solo dal punto di vista operativo ma anche da quello logistico e ingegneristico.

“Proprio all’ambiente ostile e agli aspetti medici e sanitari è dedicato un capitolo mai scritto prima”, ha sottolineato il Tenente Colonnello medico Paola Verde nel suo intervento, “frutto di un approfondimento che tocca vari ambiti: dalle pomate utilizzate per non congelare volto, mani e piedi visto che i nostri piloti volavano su velivoli scoperti fino all’equipaggiamento con le tute elettroriscaldate o al vitto speciale per i giorni di volo”.

“Alla ricostruzione delle operazioni che culminarono nella tragica ritirata di cui molto si è scritto e detto”, ha spiegato il giornalista Vincenzo Grienti “si aggiungono le storie dei piloti che combatterono sul fronte orientale e non tornarono più, ma anche di coloro che ritornarono come nel caso di Loris Nannini, Ernesto Caprioglio, Alessandro Quercetti e molti altri sopravvissuti alla neve, al freddo, alla prigionia. Da giornalista mi sono emozionato nel riscoprire le storie incredibili, da fil, di questi aviatori, a molti dei quali dobbiamo anche il merito di aver documentato giornalisticamente questi avvenimenti bellici nella doppia veste di piloti e reporter”.

Ruspoli, invece, fu il primo a montare una cinepresa sul suo Macchi C.200 proprio in Russia per filmare i suoi combattimenti aerei non solo per i cinegiornali del tempo, ma soprattutto per studiare il comportamento in volo dei piloti sovietici. Quelle di Meille, Ruspoli, Quercetti e tanti altri sono parte del capitolo del libro dedicato alle trenta storie, molte delle quali inedite, tratte dai fascicoli personali di aviatori che, quando non morirono in Russia, si trovarono, dopo il loro rientro in Italia, di fronte a una scelta drammatica: quella di aderire alla Repubblica sociale italiana oppure entrare a far parte del Fronte clandestino al fianco degli Alleati per liberare l’Italia dal nazi-fascismo. E’ il caso dello stesso Meille e di Ernesto Caprioglio, che diventò il segretario generale del Fronte clandestino della Regia Aeronautica dopo l’8 settembre 1943 e, successivamente, il pioniere del Servizio aereo della Guardia di Finanza.

La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia inoltre prende in esame un ulteriore aspetto poco trattato legato ai dispersi e ai prigionieri la cui sorte è rimasta sconosciuta fino ad oggi.

Giulio Marsili

Il libro è disponibile sullo store di Amazon dell’Aeronautica Militare

Note

  1. E. Corradi, La Ritirata di Russia, Mursia, Milano, 2026
  2. G, Messe,  La guerra al fronte russo, Mursia, Milano, 2005