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Don José Luis Muñoz Azpiri: il diplomatico argentino innamorato dell’Italia

In un precedente saggio, pubblicato su questo stesso portale[1] avevo fatto marginalmente cenno sia alla visita in Italia di Donna Evita Perón che alla sua dimora, nei primi giorni di luglio del 1947, a “Palazzo Pandolfi” di Via Esquilino (nella foto a sinistra), lo stesso edificio diplomatico ove, qualche anno prima, aveva prestato servizio suo marito, il Presidente Juan Domingo Perón, allora Colonnello “addetto militare” (ovvero osservatore di guerra) della Repubblica Argentina in Italia[2]. Ebbene in quel momento non ebbi modo di ricordare come in quella circostanza – il viaggio della “Presidenta” in Europa e in Italia – ad accompagnare la celebre First Lady Argentina vi era stato anche il Dottor Francisco Muñoz Azpiri (Buenos Aires, 6 luglio 1915 – 22 aprile 1968), un apprezzato scrittore, un abile giornalista e, soprattutto, un celebre  sceneggiatore radiofonico. Il Muñoz Azpiri, peraltro, era autore di apprezzati programmi radiofonici, in alcuni dei quali si era esibita anche la giovanissima Evita Duarte, per la quale, divenuta in seguito consorte del Presidente Perón, avrebbe scritto i discorsi ufficiali, ad incominciare proprio da quelli pronunciati dalla “Presidenta” in occasione del citato viaggio che Evita fece in Europa nel 1947. Francisco era anche un funzionario del Ministero della Cultura del primo Governo Perón, quindi un uomo influente sotto tutti i punti di vista, un personaggio al quale evidentemente non era affatto sfuggita la necessità secondo la quale Argentina e Italia avrebbero dovuto “ricucire” i rapporti (che si erano interrotti – lo ricordo – sul finire della 2^ guerra mondiale) anche sul piano culturale. Era proprio in questo settore che occorreva intervenire e  soprattutto in Italia, ove l’Argentina veniva ancora vista solo come il Paese che aveva dato da vivere agli italiani costretti a emigrare, ovvero come la Nazione ove gli stessi italiani avevano scritto pagine memorabili, nei vari campi della vita socio-economica. In tale ottica s’era, quindi, inserito, il 3 aprile dello stesso ’47, il trasferimento a Roma di José Luis Muñoz Azpiri, suo fratello minore (allora ventisettenne), ma certamente l’uomo più capace per assolvere ad un compito certamente non facile. Don José Luis sarebbe divenuto, in futuro, un celebre storico, fra l’altro, anche autore del monumentale “Historia completa de las Malvinas”, edita a Buenos Aires nel 1966, testo che è da ritenersi – a livello internazionale – certamente il più importante contributo letterario onde comprendere le ragioni argentine riguardo alle giuste rivendicazioni sulle isole Malvine. E lo dico proprio in occasione del quarantennale dell’omonima guerra scoppiata nel 1982.

José Luis Muñoz Azpiri (1920 – 1976).

Il primo volume della Historia completa de las Malvinas

Il protagonista di questa storia, José Luis Muñoz Azpiri nacque a Buenos Aires il 22 maggio del 1920, figlio minore di Don José Luis Muñoz Cordero e di Josefina Azpiri. Egli, come dicevo prima, fu un abile storico, uno scrittore e un saggista di tendenza nazionalista, molto vicino, quindi, al Peronismo, fra i precursori di quel “revisionismo storico” frutto solo di attenti studi e di faticose ricerche d’archivio. Appassionato di storia sin da ragazzo, José Luis fu un ottimo studente universitario, il quale si dedicò sin da subito alla ricerca storica, quella fatta con le proprie mani nei polverosi archivi, tanto da meritare il prestigioso “Premio Universitario Mitre”. Abile diplomatico da adulto, fu anche un affermato giornalista, collaboratore del noto “Correo Letterario”, della rivista platense “Cultura” e della rivista del “Instituto de Investigaciones de Históricas Juan Manuel de Rosas”, ente del quale fu per molti anni membro effettivo, ma anche Direttore, per diverso tempo, dopo il rientro in Patria, del rinomato “Archivo General de la Cancillería”, altrimenti definito “Archivo General del Ministerio de Relaciones Exteriores y Culto” (lgs. Ministero degli Affari Esteri) presso il quale avrebbe avuto modo di studiare attentamente sia il periodo Rosista[3] che le vicende legate all’allora ancor poco conosciuto esilio europeo del Generale José de San Martín. In tale ottica il Muñoz Azpiri firmò importanti libri, saggi e articoli di storia argentina, grazie ai quali furono scrutati attentamente alcuni fra i periodi più controversi vissuti dalla Repubblica Argentina. Il diplomatico argentino è morto prematuramente nella stessa Buenos Aires l’11 febbraio 1976, lasciando in eredità il suo prezioso bagaglio librario, ma soprattutto, la sua esperienza di storico e giornalista al figlio Pepe (classe 1957) che ne porta orgogliosamente lo stesso nome.

Primo Segretario e Addetto Culturale presso l’Ambasciata d’Argentina a Roma (1947 – 1955). 

Don José Luis Muñoz Azpiri

Giunto a Roma nel corso dello stesso 1947, il Dottor José Luis Muñoz Azpiri comprese appieno quale sarebbe stata la sua vera missione in Italia, così come gli fu ampiamente descritta dall’Ambasciatore Rafael Ocampo Jiménez[4]. In tale direzione rispolverò sin da subito quella lingua italiana che aveva precedentemente studiato a Buenos Aires, la stessa che gli aveva consentito di apprezzare sia i classici della nostra letteratura, ma soprattutto di poter seguire da vicino la Stampa italiana. Con i giornali italiani bisogna obiettivamente ricucire i rapporti e, necessariamente, “far presa” onde poter parlare liberamente sia dell’Argentina, in generale, sia della sua cultura, in particolare. Ebbene, il 1° Segretario d’Ambasciata Muñoz Azpiri, da uomo intraprendente quale egli era, si fece ben presto apprezzare, sia negli ambienti della cultura nazionale che negli stessi salotti artistici e letterari romani, come ci ricorda egli stesso quando ricorda, in un suo articolo del 1973, le vicende legate alla realizzazione del poco conosciuto busto in bronzo dedicato al Presidente Perón, che il celebre scultore americano Nison Tregor (1904 – 1972) aveva realizzato, terminandolo il 20 maggio del 1948, giorno della presentazione dell’opera ad un vasto pubblico di artisti, diplomatici e semplici amici, in una fonderia di Via Margutta, che lo stesso Muñoz Azpiri definisce <<…el Montparnasse del Tibere>> (la “Montparnasse del Tevere”)[5].

Nello stesso articolo il diplomatico porteño utilizzò espressamente la parola “Circulo”, facendo intendere come in quel frangente storico (il 1948) Roma fosse ritornata ad essere il crocevia di variegate culture provenienti da vari Paesi del mondo, culture a favore delle quali il ruolo dei “diplomatici” che egli cita espressamente sarebbe stato veramente determinante. In tale ottica s’inserisce quella che certamente fu la sua iniziativa più importante: l’istituzione del famoso ”Istituto Culturale Italo-Argentino”, inizialmente con sede in Via della Lungara, 122, antesignano, possiamo dire, dell’odierna “Casa Argentina”. L’Istituto fu inaugurato a Roma il 23 marzo dello stesso 1948 e di esso, Don José Luis Muñoz Azpiri ne assunse la Vice Presidenza, avendo riservato la Presidenza Onoraria al Prof. Vittorio Emanuele Orlando. L’Orlando, già Primo Ministro d’Italia durante la “Grande Guerra”, era soprattutto un affezionato amico dell’Argentina, avendo anche insegnato Diritto presso l’Università di Buenos Aires e contribuito alla fondazione del ”Istituto di Cultura Italo-Argentino operante nella stessa Capitale porteña[6]. L’”Istituto Culturale Italo-Argentino” avrebbe avuto, negli anni a venire, un ruolo decisivo, sia nell’ambito della diffusione della cultura argentina in Italia, sia per la formazione di non pochi intellettuali argentini, alcuni dei quali anche di ideologie diverse da quella Peronista, come Maria Rosa Gallo, Da Passano, Fernando Birri e Ariel Ramírez, come ricorda il figlio Pepe[7]. Si dovettero proprio a lui e, quindi, al suo Istituto anche importanti eventi culturali organizzati nella stessa Capitale, primo fra tutti la celebre “Mostra del libro Argentino”, che si tenne a Palazzo Venezia tra il 9 e il 19 agosto del 1949, e della quale il Segretario Muñoz Azpiri tenne a stampa un interessante catalogo.

Una delle tante edizioni di Capriccio Italiano

L’anno seguente il diplomatico argentino avrebbe fatto parte del Comitato d’onore della “Mostra Colombiana Internazionale”, che si tenne a  Genova, a Palazzo San Giorgio dal 12 ottobre 1950 al 12 ottobre 1951, nell’ambito delle  celebrazioni per il 5° centenario della nascita di Cristoforo Colombo. Non meno determinante fu, poi, il ruolo che il Dottor Muñoz Azpiri avrebbe ricoperto, sempre nel corso dello stesso 1950, allorquando anche nel nostro Paese la Diplomazia argentina avrebbe organizzato “L’Año del Libertador”, proclamato dal Parlamento argentino in occasione del centenario della morte del Generale José de San Martín. Occorre ricordare che il  1° febbraio dello stesso anno aveva presentato le lettere credenziali al Quirinale, sostituendo così l’Ambasciatore Jimenez Ocampo, l’Ambasciatore Bernabé Samuel Gonzáles Risos, proveniente da Bruxelles. Il Gonzáles Risos era, in verità, già un noto poeta e letterato, famoso in Argentina con lo pseudonimo di “Bernabé de la Orga[8]. Fra i due nacque una vera e propria amicizia, oltre che un ineguagliabile rapporto professionale, come ci dimostrano le molteplici iniziative culturali varate da entrambi, prime fra tutte quelle a suffragio della presenza romana dello stesso Generale San Martín, come ricorderò in un libro di prossima pubblicazione. Amico personale del grande Giorgio La Pira, con il quale ebbe uno scambio anche epistolare[9], così come era in ottimi rapporti anche con la grandissima Gabriela Mistral[10], Premio Nobel per la Letteratura nel 1945 (in quel frangente Console Generale del Cile a Napoli), José Luis Muñoz Azpiri, negli anni della sua permanenza in Italia collaborò con varie e importantissime riviste del calibro di “Nuova Antologia”, frequentando, quindi, assiduamente gli ambienti letterari del nostro Paese, prendendo parte, di conseguenza, a vari eventi, soprattutto a conferenze dedicate sia a scrittori che a poeti dell’area Latino-Americana, illustrando così opere classiche della stessa letteratura argentina, come lo fu la memorabile conferenza dedicata, agli inizi del 1952, al celebre poema “Martín Fierro”, per la cui organizzazione, presso il palazzo della Farnesina, sempre a Roma, coinvolse la stessa Gabriela Mistral[11]. La storia ci ricorda che il 5 gennaio 1952, sei mesi dopo la sua elezione a Sindaco di Firenze, Il Prof. Giorgio La Pira, oggi Venerabile della Chiesa Cattolica, convocò a Palazzo Vecchio, i rappresentanti del Corpo Consolare per consegnare loro un messaggio per i rispettivi Governi, vale a dire l’invito ad inviare a Firenze «rappresentanti qualificati della cultura […] per procedere ad uno scambio di idee sulle attuali condizioni della civiltà cristiana nel mondo e sulle permanenti capacità che possed[eva] per essere valido strumento di pace e di unificazione tra i popoli». L’invito ebbe una vasta eco, tanto da essere raccolto da ben trentatré Stati, i quali inviarono propri rappresentanti, mentre altri sedici vi aderirono semplicemente. Fu così che a Firenze poté svolgersi, dal 23 al 28 giugno 1952, il primo Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana sul tema “Civiltà e pace”, convegno al quale non mancò il nostro personaggio[12]. Non solo, ma il 1952 fu anche l’anno nel quale l’Argentina avrebbe anche preso parte, per la prima volta, alla celebre Biennale d’Arte di Venezia, che si tenne nella città lagunare dal 14 giugno al 19 ottobre. Fra gli organizzatori dell’evento vi fu il 1° Segretario José Luis Muñoz Azpiri, il quale fu prescelto, dal Presidente Giovanni Ponti, anche come giurato, oltre che commissario, ruoli veramente importanti e soprattutto opportuni per un uomo di grande cultura quale egli era. Sfortunatamente non abbiamo individuato ulteriori elementi riguardo alla sua presenza effettiva in Italia, almeno dal punto di vista temporale. È verosimile ritenere che il suo incarico professionale cessò all’indomani della rivoluzione del settembre 1955, che a Buenos Aires avrebbe deposto il Generale Perón.

Il suo nome non compare, infatti, tra i partecipanti al memorabile evento che si tenne a Valle Giulia il 24 ottobre del 1956, data nella quale fu inaugurata la statua equestre in onore del grande “Libertador”, proprio quel Generale San Martín del quale Don José Luis Muñoz Azpiri si era tanto occupato sin dal 1950. Al di là di tali aspetti possiamo aggiungere, invece, che in futuro egli avrebbe dato alle stampe il famoso “Capricho italiano” (1961), uno spaccato di storia e di vita ambientato in Italia, ma soprattutto l’importantissimo libro dal titolo “El Noble del Seminario de Nobles: Nuevas comprobaciones, interpretacion nacional de San Martín”, edito nel 1972, nel quale trattò anche del viaggio del “Libertador” in Italia, peraltro frutto di apposite ricerche da lui personalmente eseguite anche presso gli Archivi di Stato di Napoli e Roma. Secondo alcuni riferimenti biografici il 1972 fu anche l’anno nel quale il diplomatico argentino risulta nuovamente presente a Roma, la città che forse più di altre aveva amato e nella quale si era sentito veramente a casa ed ove, a metà di ottobre, sarebbe giunto il Generale Perón con la moglie Isabelita, impegnati nel viaggio di ritorno in Argentina dopo il lungo esilio[13]. Concludo il presente saggio col ricordare che Don José Luis Muñoz Azpiri, già 1° segretario d’Ambasciata, nonché Addetto Culturale della medesima, Vice Presidente del celebre “Istituto Culturale Italo-Argentino” ma soprattutto uno fra i più grandi storici contemporanei dell’Argentina non è stato dimenticato dal nostro Paese, tanto che il 21 gennaio del 1965 l’allora Presidente Giuseppe Saragat lo insignì della prestigiosissima Onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana[14], una giusta ricompensa per chi come Don Josè Luis aveva fatto finalmente conoscere agli italiani la cultura del grande Paese Sudamericano, ma soprattutto quella italiana in Argentina, grazie ad un bellissimo “Capriccio”.

Col. (A) Gerardo Severino
Storico Militare

 

[1] Cfr. Gerardo Severino, Palazzo Pandolfi all’Esquilino a Roma. Sede della prestigiosa ambasciata di Argentina in Italia, in www.giornidistoria.net, 11 novembre 2021.

[2] Sull’argomento vgs. Ignacio Martín Cloppet, Perón en Roma. Cartas ineditas (1939 – 1949) Amores y Politicas, Buenos Aires, Ediciones Fabro, 2015.

[3] Vgs. José Luis Muñoz Azpiri, Rosas frente al imperio ingles. Historia de un triunfo argentino, Buenos Aires, Ediciones Theoria , 1960.

 

[4] Cfr. <<Boletín Ministerio de Relaciones Exteriores y Culto>>, Buenos Aires, 1948, p. 253.

[5] Cfr. José Luis Muñoz Azpiri, Un aniversario artistico. Perón di Nisor Tregor, in <<Las Bases>>, 1973, p. 26.

[6] Cfr. Fermín Chávez, Alpargatas y libros. Diccionario de peronistas de la cultura, I Vol., Buenos Aires, Ediciones Theoria, 2003, p. 96.

[7] Cfr. José Luis Muñoz Azpiri junior (Pepe), Jorge Abelardo Ramos en mi recuerdo, in www.elortiba.org.

[8] L’Ambasciatore Gonzáles Risos era nato a Coronel Suárez, in provincia di Buenos Aires, il 20 agosto del 1889. Cfr. <<Cormorán y Delfin. Revista Planetaria de Poesia>>, vol. 3, 1966, p. 19.

[9] Cfr. Fondazione La Pira, Archivio Giorgio La Pira, Firenze, 2009, p. 267.

[10] Cfr. Gerardo Severino, Gabriela Mistral tra letteratura ed incarichi diplomatici, in <<Percorsi d’Oggi. Rivista Letteraria>>, settembre-ottobre 2002.

[11] Il “Martín Fierro è un celebre poema epico argentino scritto da José Hernández, pubblicato nel 1872 con il titolo “El gaucho Martín Fierro”.  È universalmente considerato un capolavoro del genere gauchesco in Argentina e Uruguay. Ad esso fece seguito “La vuelta de Martín Fierro” (Il ritorno di Martín Fierro), pubblicato da Hernández nel 1879.

[12] L’iniziativa fu ripresa ogni anno, su un tema diverso, con un numero sempre più elevato e significativo di «ambasciatori” culturali, portatori di pace», fino al 1956.

[13] Cfr. AA.VV. Nomeolvides. Memoria de la Resistencia Peronista 1955 – 1972, Buenos Aires, Editorial Biblos, 2000, p. 329.

[14] Cfr. <<Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana>>, supplemento n. 233 del 16 settembre 1965, p. 11.