Giorni di Storia

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Chi era il comandante della Regia Marina Salvatore Todaro

Oceano Atlantico settentrionale. 700 miglia a ovest di Madera e a 1000 miglia di distanza dalla costa africana: il sommergibile della Regia Marina Cappellini incrocia, nella notte, il piroscafo battente bandiera belga chiamato Kabalo. Il mercantile è stato requisito dalla Marina britannica e armato di un cannone da 102 mm. È diretto a Freetown in Africa occidentale. Il comandante del Cappellini, capitano di corvetta Salvatore Todaro si fionda verso il Kabalo che apre il fuoco per primo. Tuttavia l’azione del sommergibile italiano è tempestiva. La nave belga viene colpita e presto abbandonata dall’equipaggio.

Il sommergibile italiano si avvicina per dare il colpo di grazia al bastimento avversario, ma gli uomini del Cappellini si accorgono che in acqua ci sono cinque uomini. Così vengono subito recuperati. Poi i marinai italiani scorgono una lancia con ventuno persone a bordo. Tra cui il comandante del mercantile, capitano Georges Vogels. Il comandante Todaro parla con il capitano belga e chiede delle condizioni dei naufraghi. «Todaro si rende conto che la situazione è critica – spiega il capitano di fregata Leonardo Merlini, capo ufficio storico della Marina Militare –. Così decide e comunica, infine, ai suoi nemici che rimangono stupefatti l’intenzione di rimorchiare quell’imbarcazione verso la costa più vicina».

Inizia un’impresa di salvataggio destinata a entrare nella storia. Dopo un giorno di navigazione, per incrementare la velocità, Todaro fa salire a bordo tutti e ventisei marinai del mercantile belga. Li fa sistemare nella falsatorre del sommergibile e punta la prua verso Nord, rotta verso l’arcipelago portoghese delle Azzorre. Qui arriva all’alba del 19 ottobre 1940, a cala di Santa Maria. Al momento dello sbarco, a nome di tutti, il tenente belga Caudron ringrazia il comandante italiano e gli chiede di poter conoscere il suo nome. Todaro risponde di chiamarsi Salvatore Bruno e per modestia tace il cognome.

Al rientro nella base italiana dei sommergibili atlantici di Bordeaux, la già celebre Betasom, il comandante Todaro viene fortemente ripreso e criticato per la propria condotta, ritenuta non consona alle esigenze di guerra di un battello in pattugliamento offensivo. Tuttavia, quando fu fatto notare a Todaro che un comandante tedesco non avrebbe mai anteposto la sorte di eventuali naufraghi allo regolare svolgimento della propria missione, l’ufficiale italiano rispose prontamente con una frase lapidaria, riportata da molte fonti e mai smentita: «Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle».

Il salvataggio dei naufraghi del piroscafo belga Kabalo da parte del sommergibile Cappellini (Foto Ufficio Storico Marina Militare)

Quella di Todaro, a quanto pare, non fu la sola storia di salvataggi verso naufraghi di marine avversarie. «In effetti – aggiunge Merlini – durante i primi anni del secondo conflitto mondiale non mancarono episodi di assistenza ai naufraghi. Certamente, magari, non paragonabili come impegno, e soprattutto a distanze, a quello che effettuò il sommergibile Cappellini comandato da Todaro. Di altre imprese di salvataggio da parte di unità della Marina ne sono seguite, in Egeo come in Atlantico, ma occorre anche riflettere sul fatto che non sempre questi atti eroici erano possibili, per via delle condizioni meteorologiche e dell’evolversi delle dinamiche relative alle battaglie».

Todaro nacque a Messina il 16 settembre 1908. Allievo dell’Accademia Navale di Livorno dal 18 ottobre 1923, nel 1927 conseguì la nomina a Guardiamarina e promosso Sottotenente di Vascello l’anno successivo, frequentò a Taranto il Corso di Osservazione Aerea. Dopo un lungo periodo di imbarco su unità di superficie e subacquee, nel 1936 operò con la 146a Squadriglia Idrovolanti di Cagliari Elmas e nel 1937 imbarcò su sommergibile operante nelle acque spagnole durante la guerra di Spagna.
Nel giugno 1940, nel grado di Capitano di Corvetta, ebbe prima il comando del sommergibile Manara e poi quello del Cappellini con il quale, operando alle dipendenze di Betasom dalla Base Atlantica di Bordeaux (Francia), condusse missioni di particolare rilevanza bellica tanto da meritarsi ben tre citazioni sui Bollettini di Guerra.
Nel novembre 1941 passò nella X Flottiglia MAS di La Spezia e, al comando dei mezzi d’assalto, partecipò ad importanti operazioni in Mar Nero, distinguendosi particolarmente durante la delicata fase del blocco dal mare della città di Sebastopoli. Rientrato in Italia, ideò e pianificò le operazioni “BO.G.1” e “Beta”, dirette contro l’aeroporto ed il porto di Bona ed interrotte poi per difficoltà tecniche; al rientro da quest’ultima operazione trovò la morte a La Galite (Tunisi) nel mitragliamento aereo di cui la nave appoggio Cefalo, sulla quale si trovava imbarcato, fu oggetto.

I naufraghi del Kabalo a bordo del Cappellini (Foto Ufficio Storico Marina Militare)

Questa la Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria: 

Ufficiale superiore di elette virtù militari e civili. Capacissimo, volitivo, tenace, aggressivo, arditissimo, al comando di un sommergibile prima e di reparto d’assalto poi, affrontava innumerevoli volte armi enormemente più potenti e numerose delle sue, e dimostrava al nemico come sanno combattere e vincere i marinai d’Italia.
Assertore convinto della potenza dello spirito, malato ma non esausto, mai piegato da difficoltà materiali, da considerazioni personali, da logoramento fisico, ha sempre conservato intatte volontà aggressiva e fede e mistica dedizione al dovere intesa nel senso più alto e più vasto.
Mai pago di gloria e di successi, non sollecito di sé. ma solo della vittoria, riusciva ad ottenere il comando di sempre più rischiose imprese finché, nel corso di una di esse, mitragliato da aerei nemici, immolava la sua preziosa esistenza alla sempre maggiore grandezza della Patria.
Purissima figura di uomo e combattente, esempio fulgidissimo di sereno, intelligente coraggio e di assoluta dedizione.
Mediterraneo, giugno 1941 – dicembre 1942

Altre decorazioni:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Oceano Atlantico, ottobre 1940);
  • Medaglia d’Argento al Valore Militare (Oceano Atlantico, dicembre 1940 gennaio 1941);
  • Medaglia d’Argento al Valore Militare. (Oceano Atlantico, 1941);
  • Medaglia d’Argento al Valore Militare (Acque di Sebastopoli, giugno 1942).

Il sommergibile U212 (S526) prende il nome dal Capitano di Corvetta Salvatore Todaro che resta uno degli uomini più valorosi della Marina: aviatore, sommergibilista, comandante di mezzi d’assalto, protagonista di imprese straordinarie, dimostrando in ogni occasione coraggio, tenacia, saggezza, lealtà.

Come comandante di sommergibili in Atlantico affondò circa 30.000 tonnellate di naviglio nemico distinguendosi per la sua umanità e generosità nei confronti degli equipaggi dei bastimenti affondati dal suo battello. Venne anche definito il “Don Chisciotte del Mare”.

La prima unità con lo stesso nome è stata la Corvetta AS “Salvatore Todaro” (F550), appartenente alla Classe “De Cristofaro”, costruita presso i cantieri Ansaldo di Livorno, di base ad augusta ed in linea dal 1966 al 1994.

Il sommergibile Salvatore Todaro è stato impostato il 03 luglio 1999, varato il 06 novembre 2003 alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e consegnato alla Marina Militare il 29 marzo 2006.

Il motto dell’Unità, che incarna la filosofia di vita del Comandante dal quale il battello stesso prende il nome, è “Osare l’Inosabile”.

“Comandante”. Il film su Salvatore Todaro

All’inizio della Seconda guerra mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte affronta un mercantile che viaggia a luci spente e lo affonda a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.