Dall’Italia a Quito. Storia di padre Juan Pedro, da migrante a massimo teologo dell’Ecuador
La storia che stiamo per raccontare cerca solo di fornire un mero apporto nei riguardi degli studi concernenti la storia dell’emigrazione italiana nel mondo, in generale e in America Larina, in particolare, sebbene questa avrebbe interessato massicciamente la nostra Penisola solo a partire dalla prima metà dell’Ottocento. Ebbene, la presenza italica nel Continente Americano va ben oltre l’immaginario collettivo e abbraccia un lungo asse temporale, legata essenzialmente a fattori che oggi potremmo definire “professionali”, volendo citare la storia di Padre Juan Pedro Severino, che visse in Ecuador nel periodo Vicereale. Egli viene citato dalle fonti italiane principalmente in quanto era stato il confessore di Marianna de Jesús de Paredes y Flores (Quito, 31 ottobre 1618 – 26 maggio 1645), beatificata il 20 novembre 1853 dal Papa Pio IX e canonizzata da Papa Pio XII il 9 giugno del 1950[1]. Vedremo, di seguito, come Padre Severino fu molto di più di ciò.
Da Cingoli a Quito (1585 – 1657)
Ebbene, di Padre Juan Pedro Severino, che a Quito era venerato quando era ancora in vita, qui in Italia se ne sa veramente poco, mentre in Ecuador è una figura molto nota, tanto è vero che il suo nome è riportato nei principali libri di storia nazionale, ivi compresi quelli relativi alla Chiesa Latino-Americana. Di lui si sa poco, in verità solo riguardo al luogo esatto della nascita, la quale si ebbe comunque nel 1585. Gli storici della Chiesa hanno formulato diverse ipotesi a riguardo. Alcuni sostengono che il Padre Gesuita era originario di Cingoli[2] (Macerata), mentre altri, più genericamente, evidenziano che la sua origine è configurabile nell’ambito della c.d. “Marca d’Ancona” (vale a dire la provincia di Ancona), allora comunque un possedimento dello Stato della Chiesa, mentre altri lo citano come originario in generale del Regno d’Italia, quindi “Napolitano”[3] o addirittura sardo[4]. Non è da escludere, tuttavia, che alla base dell’eventuale nesso con la località del Maceratese – visto che a Cingoli è tuttora presente la sola famiglia Severini (e non Severino) – vi sia stato il ricordo del Principe Gherardo Cybo, il celebre erborista, pittore e disegnatore genovese, passato alla storia con il nome di “Messer Ulisse Severino da Cingoli”, che visse a Roccacontrada (l’odierna Arcèvia, Ancona), dal 1540 sino alla morte, avvenuta il 30 gennaio del 1600. Altre fonti evidenziano, poi, che sarebbe stato a Roma che il ragazzo fu preso a discepolo dal futuro San Roberto Bellarmino, il quale dal 1592 era Rettore del Collegio Romano, incarico che ricoprì per circa due anni fino al 1594[5].

Nel 1595 Padre Bellarmino divenne Preposito dell’Ordine Gesuita per la provincia di Napoli, allora sotto dominazione Spagnola, elemento, questo, che potrebbe spiegare quanto stiamo per dire. In tale direzione, sotto tutti concordi nell’affermare che Juan Pedro Severino fosse giunto a Quito, a quel tempo chiamata San Francisco de Quito e sede di una Real Audiencia[6], proprio nel corso del 1595, quindi appena decenne[7]. A questo punto le ipotesi sono due. Che Juan Pedro avesse seguito i propri genitori e i fratelli nel Nuovo Mondo, nell’eventualità che il padre fosse stato uno dei tanti ufficiali o funzionari al servizio della Corona di Spagna, cosa abbastanza comune in quel periodo per molti esponenti di famiglie benestanti Napoletane. Oppure che dietro tale decisione ci fosse il Desiderio di Padre Bellarmino di fornire nuove linfe alla Compagnia di Gesù, in America Latina, destinando precocemente il giovane al Collegio di Quito. In realtà, almeno secondo quanto riportano alcuni biografi, Juan Pedro sarebbe entrato nella Compagnia di Gesù, alla quale era stata affidata la predicazione del Vangelo nelle nuove Colonie Spagnole, tra il 1604 e il 1605, quindi circa dieci anni dopo il suo arrivo in Ecuador. Quindi rimarrebbe inesplorato il periodo precedente. Sta di fatto che, dopo aver conseguito la professione di fede, Juan Pedro proseguì con la sua opera evangelizzatrice, ma anche formativa, tanto da essere eletto, tempo dopo, e per ben quattro volte, a far data dal 1638, Rettore del Collegio della stessa Compagnia di Gesù, a Quito.

Nello stesso Collegio e nella famosissima Università di San Gregorio Magno[8], della quale ne era stato fondatore, nel 1622, e primo Rettore, nel 1640, Juan Pedro Severino tenne per più di venticinque anni la cattedra di Teologia primaria, di Teologia scolastica, ma anche di Misticismo. Studiò la lingua degli Inca, il quichua, e pubblicò, nel 1638, <<Vida del V. P. Onofre Esteban S. J.>>, una straordinaria biografia di Padre Onofrio Esteban, il celebre missionario Gesuita che prima di lui aveva retto le sorti del Collegio di Quito. Padre Severino, che fu anche Vice Provinciale dell’Ordine, si legò così strettamente con la città di Quito al punto tale che, quando stava per andarsene trasferito nel Regno di Granada, nel 1651, l’intero Cabildo (Municipio) chiese vivamente al Provinciale dei Gesuiti di impedire tale spostamento. Notevolissimo, infine, fu il ruolo da lui avuto nell’ambito della diffusione della Compagnia di Gesù in quella parte dell’America Latina, mantenendo per questo rapporti molto stretti e costruttivi con le stesse Autorità Vicereali. Molte furono le sue iniziative a riguardo, come, ad esempio, la richiesta indirizzata alla Corte affinché nella città di Popayán fosse istituita la seconda delle principali residenze e Scuole Gesuitiche, iniziativa per la quale occorreva allora un Decreto Reale.

Epilogo della vicenda umana
Padre Severino, oramai in odore di Santità, si spense a Quito, nel convento di San Francesco d’Assisi, il 13 o il 15 aprile del 1657 o, secondo altri, il 2 maggio dello stesso anno. Ci piace pensare che a piangerlo, oltre alla città intera ci siano stati anche i suoi familiari, avendo verificato l’esistenza – peraltro ancora attuale – di non pochi esponenti dei Severino, sia a Quito che in altre località dell’Ecuador. Fra questi, Antonio Severino, il quale ci risulta essere nato a Quito e che il 15 febbraio del 1752 s’unì in matrimonio con la signorina Augustina Molineros, originaria del posto. Concludiamo col dire che in memoria di Padre Severino, la città di Quito gli ha dedicato una via, mentre in Italia il suo nome rimane tuttora sconosciuto. Ma questa è un’altra storia…
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Cfr. D. Giovanni del Castillo, Vita della Beata Marianna di Gesù de Paredes y Flores, Vergine secolare americana detta “Il Giglio di Quito”, Roma, Tipografia Bernardo Morini, 1853, p. 119.
[2] Molto probabilmente mettendo in relazione il cognome al vicino Comune di San Severino Marche. Cfr. Archivio Historico Juan Manuel Pacheco, Cartas Anuas de la Provincia del Nuevo Reino de Granada, Años 1638 – 1660, Bogotá, Pontificia Universidad Javeriana, 2014, pag. 358.
[3] Viene, infatti, citato come “P. Juan Pedro Severino, Napolitano, Rector de Quito”, autore di diverse pubblicazioni in <<Epitome de la Bibliotecha Oriental y Occidental, Nautica, y Geografica de Don Antonio De Leon Pinelo>>, Tomo segundo, Madrid, 1738, p. 19.
[4] Cfr. Antologia de Prosistas Ecuatorianos, Tomo Primero, Quito, Imprenta del Gobierno, 1895, pag. 308.
[5] Cfr. Jacinto Moran de Butron, Vida de la B. Mariana de Jesus de Paredes y Flores, Madrid, Imprenta de la Viuda de Palacios, 1854, pag. 48 ed ancora J. Gonzalo Orellana, Resumen historico del Ecuador, Editorial Fray Jodoco Richke, 1948, pag. 384.
[6] La città era stata rifondata dal conquistador Sebastian Benalcazar, proprio con il nome di San Francisco de Quito, il 6 dicembre del 1534, alle falde del vulcano Pichincha.
[7] Nel 1563, Quito era divenuta sede di un distretto amministrativo spagnolo, incluso dapprima nel Vicereame del Perù e in seguito in quello di Nuova Granada.
[8] Il 5 settembre 1620, il Re di Spagna, Felipe III, in risposta alla petizione di Padre Juan Severino, alla Rettore del Collegio dei Gesuiti di Quito, emanò un Decreto reale che autorizzava l’uso dei privilegi concessi alla Compagnia di Gesù dai Sommi Pontefici per il conferimento di titoli accademici. Tale Decreto reale viene considerato il documento fondativo dell’Università di San Gregorio Magno, che la Compagnia di Gesù gestì a Quito fino alla sua espulsione dal Viceregno, nel 1767.