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200 anni di rapporti diplomatici tra Santiago e Roma (1822-2022)

In un precedente saggio dedicato a Don Pedro Alessandri Tarzi, capostipite di una fra le più importanti famiglie Italiane in Cile, Console Generale Sardo a Valparaiso dal 1851 al 1857 (anno della sua morte), non avevamo fatto cenno alle origini dei rapporti Consolari e, quindi, diplomatici che, nella prima metà dell’Ottocento avrebbero unito l’allora Stato Pontificio – primo fra gli Stati che componevano allora la Penisola Italiana – con la giovanissima Repubblica del Cile. Affidiamo, quindi, al presente saggio il compito di ricostruire tale vicenda, cercando di “ricomporre” un non semplice mosaico, nel quale la storia diplomatica fra i due grandi Paesi (l’Italia unita e il Cile) è stata al centro non solo di variegati interessi commerciali, ma soprattutto di una intensa stagione migratoria, non sempre a sufficienza “scandagliata” dagli storici di tale settore.

Gli Stati pre-unitari Italiani e la Repubblica del Chile (1822 – 1861)

Alberto Martin Franklin primo Ambasciatore Italiano in Cile

I primi rapporti Consolari e Diplomatici fra la Penisola Italiana e il Cile (allora definito “Chili” o anche “Chile”), risalgono di fatto al lontano 12 agosto del 1822, quasi due secoli orsono, allorquando varcò il Tevere, proveniente direttamente da Santiago, l’Arcidiacono Don Giuseppe Ignazio Cienfuegos Arteaga[1], senatore, teologo e apprezzato uomo di Chiesa che il Direttore Supremo della Repubblica del Cile, Generale Bernardo O’Higgins, del quale era molto amico, aveva designato suo <<Ministro plenipotenziario e inviato straordinario d’affari>> presso la Santa Sede, al fine di negoziare il prezioso riconoscimento Papale della stessa indipendenza cilena[2]. L’ambasciatore di O’Higgins vi sarebbe rimasto sino al 1824, data nella quale fece ritorno in Patria. Grazie al suo intervento, direttamente presso il Papa Pio VII, la Santa Sede avrebbe nominato Mons. Giovanni Muzi, Arcivescovo di Filippi, suo Vicario Apostolico in Cile, ove assunse tale incarico nel marzo del 1823[3]. Un paio di decenni dopo, volendo proseguire la nostra narrazione – esattamente nel 1843 – un <<incaricato d’affari>> della Repubblica del Cile risulta accreditato ancora presso la Santa Sede, ma non ne conosciamo gli estremi[4]. Il 14 aprile del 1845 viene, invece, nominato Ministro Plenipotenziario a Roma Don Ramon Luis Irrazabal, lo stesso che assisterà ai fasti della “Repubblica Romana”, fra il 1848 e il 1849. Alcuni anni dopo sarà presente a Roma un Console Generale, nella persona di Camillo Domeniconi, a ciò incaricato con lettere credenziali del 18 agosto 1851[5]. All’Ufficio Consolare del Domeniconi, in Via delle Cappelle, 74, si sarebbe poi aggiunta di nuovo la carica di <<incaricato d’affari>>, affidata nel 1855 a Don Raffaele Larrain Mozo[6].

L’Ammiraglio Manuel Blanco Encalada Ministro Plenipotenziario a Roma nel 1856

Maggior prestigio sarebbe derivato, infine, con la nomina di un <<Inviato straordinario e Ministro Plenipotenziario>> del Chili presso la Santa Sede, prestigiosissimo incarico che fu affidato, con lettere credenziali del 15 maggio 1856, al grande statista Argentino, Ammiraglio Manuel Blanco Encalada, che dal 27 gennaio del 1853 ricopriva tale incarico anche a Parigi. Tutti e tre i diplomatici risultano in missione a Roma ancora nel 1859[7]. Riguardo agli altri Stati Pre-Unitari bisogna risalire con la cronologia che ci siamo imposti all’anno 1838, allorquando l’allora Re di Sardegna, Carlo Alberto, ottenendone il beneplacito da parte del Presidente di quella Repubblica, Joaquin Prieto, nominò suo primo Console in Cile nella persona del Barone Augusto Picolet d’Hermillon[8], di nobilissima famiglia di Diplomatici, il quale lo avrebbe esercitato per l’appunto sino al 1851, quando fu sostituito dal predetto Cav. Don Pedro Alessandri Tarzi. Si dovette al Console Alessandri – lo avevamo già ricordato nel citato saggio a lui dedicato – la firma, avvenuta a Santiago il 28 giugno 1856, del “Trattato di Amicizia, di Commercio e di Navigazione tra il Regno di Sardegna e la Repubblica del Chili”, sottoscritto assieme a Don Manuel Antonio Tocornal, in quel frangente storico delegato dal Presidente Cileno, Manuel Montt[9].

Il Ministro Plenipotenziario Cileno Domingo Gana Cruz

Il “Trattato…”, che consentiva ai due Paesi il godimento delle condizioni di nazione più favorita, fu mantenuto in vita anche dopo il marzo 1861, quando ai singoli Stati Italiani fece seguito il Regno d’Italia. Fu poi riconfermato nel 1867 e, quindi, rivisto tra il 1897 e il 1898, come vedremo in seguito. Dopo la prematura morte del Console Alessandri Tarzi, la carica fu affidata inizialmente al Cav. Giovanni Lagarnigue, coadiuvato dal Cancelliere Francesco Alfonso Cinelli (dal 5 febbraio 1855 nominato Vice Console a Valparaiso), che di fatto sarebbe stata la vera anima del Consolato Generale, allora stanziato nella stessa Valparaiso, ufficio dal quale dipendeva il Consolato di Coquinbo, retto dal Conte Filippo Eduardo Barnes[10]. Appena l’anno dopo, il Consolato Generale fu, invece, affidato al Cav. Nicola Rondanelli, che lo avrebbe retto anche dopo la prima citata unificazione nazionale Italiana del 17 marzo 1861. Nello stesso frangente storico – gli anni ’40 dell’Ottocento, anche la Repubblica del Cile disponeva nell’allora Regno di Sardegna di una propria rappresentanza Consolare, stanziata ovviamente a Genova, unico porto marittimo del Regno e, soprattutto, luogo d’arrivo e di partenza dei principali traffici marittimi da o verso le Americhe. Nei primi anni ’40 dunque (con lettere credenziali del 25 maggio 1842) ne fu nominato Console Generale Don Scipione Carignani, il quale avrebbe retto tale importante carica per moltissimi anni, praticamente anche dopo il marzo ‘61[11]. In verità i rapporti con la Repubblica del Chili erano stati mantenuti anche da altri Stati Italiani, per quanto varati – per la maggior parte di essi – in epoche molto più vicine al 1861. Nel 1853, il Ducato di Parma ci risulta rappresentato in Santiago da Don Salvatore Tavira, coadiuvato dal <<segretario della Regia Delegazione>> Don Agostino Duro[12]. Alla data del 1859, allorquando anche il piccolo Ducato passò al Regno di Sardegna, in Santiago il Console Generale Incaricato d’affari, Don Fidenzio Bourman, coadiuvato ancora dal Duro[13]. Il Granducato di Toscana, nello stesso 1859, anno nel quale il plebiscito avrebbe visto anche quello Stato passare con i Savoia, ospitava in Livorno, negli uffici di Via Scali delle Farine, 3, il Consolato Generale Cileno, retto dal Cav. Pandely Rodocanacchi, il quale vi era approdato a seguito delle lettere credenziali rilasciategli il 7 settembre del 1850[14]. Un altro importante Stato preunitario Italiano, il Regno Lombardo Veneto, con Capitale a Milano fu “rappresentato” in Cile dal Console Generale, Giovanni  Ferdinando Flemmich, con ufficio Consolare in Valparaiso[15]. A differenza di quanto era accaduto riguardo all’Argentina e all’Uruguay, così come documentato in altri saggi pubblicati su questo stesso portale storico, nessun rapporto avrebbe avuto con il Cile uno dei più importanti Stati che componevano allora la Penisola Italiana, il Regno delle Due Sicilie, il quale, considerata la sua stretta parentela con la Corte di Spagna, con il quale il Cile si trovava ancora in frizione, non aveva riconosciuto la stessa Repubblica Cilena, a differenza peraltro della stessa Spagna, che, invece, lo aveva fatto nel 1844. Nel 1860-1861, i rapporti Consolari tra il Regno di Sardegna e la Repubblica del Cile erano costituiti da un Consolato Generale Sardo in Valparaiso, retto dal Cav. Nicola Rondanelli, con i Consolati territoriali stanziati in San Carlos de Chiloé, Talcahuano, Coquinbo e Copiapò, luoghi ove maggiore era la presenza fisica e gli stessi interessi commerciali del nascente Stato Italiano[16]. Nello stesso spazio temporale, nei territori del Regno di Sardegna il Cile risulta rappresentato ancora da un Console Generale a Genova (Cav. Scipione Carignani) e da un Vice Consolato a Savona, in persona di Elia Cappa[17].

José Ignacio Cienfiegos primo Ambasciatore del Cile presso la Santa Sede (1822)

I rapporti Consolari Italia – Cile dal 1861 al 1864.

Con la proclamazione del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861, fu confermata la rete Consolare che abbiamo visto operare nel 1860. Dal primo “Calendario Generale del Regno d’Italia”, edito nel 1862, troviamo che nel nostro Paese gli unici Consolati del Cile erano ancora quelli di Genova (Consolato Generale), retto da Scipione Carignani e di Savona, dal Console Elia Cappa[18]. Re Vittorio Emanuele II era, invece, rappresentato in Cile ancora da Don Nicola Rondanelli, Console Generale a Valparaiso, con i Consolati di Coquinbo, San Carlos de Chiloé e Talcahuano[19]. Non si trattava ancora, tuttavia, di veri e propri rapporti diplomatici basati sul riconoscimento ufficiale del Regno d’Italia da parte del Cile. Ciò sarebbe avvenuto solo nel corso del 1864, allorquando, grazie al riconoscimento del Regno d’Italia da parte del Presidente cileno José Joaquín Pérez, i due Paesi decisero di stabile regolari “relazioni diplomatiche”. Fu così che il Marchese Antonio Maria Migliorati, a partire dal 25 febbraio del 1864, data nella quale gli furono rilasciate apposite lettere credenziali, divenne Ministro Plenipotenziario del Regno d’Italia presso i Governi di vari Paesi dell’area Sudamericana (esempio Bolivia, Cile, Colombia, Honduras, Nicaragua, San Salvador), primo fra i quali vi sarebbe stato il Perù, nella cui Capitale, Lima, fu fissata la sede ufficiale della “Legazione Italiana”, presso la quale avrebbe operato anche un Segretario, il nobile Alfonso Gonella. Il Marchese Antonio Maria Migliorati (1826 – 1898) era un diplomatico di razza, il quale era entrato agli Affari Esteri del Regno Sardo-Piemontese il 21 marzo del 1846. Combattente nella 1^ guerra d’indipendenza (1848) aveva ripreso, poi, la carriera diplomatica, dapprima presso la Legazione di Costantinopoli e in seguito in varie parti del mondo, fra le quali anche Roma. Dopo una brevissima parentesi amministrativa, quale Regio Commissario provvisorio nelle Romagne passate al Regno di Sardegna (1859), fu Ministro Plenipotenziario a Stoccolma e Copenaghen, over rimase sino al 13 marzo del 1864, quando si trasferì per l’appunto a Lima.

Agenti Diplomatici e Consolari in Italia e in Cile (1865 – 1924).

L’Ambasciatore Enrique Villegas

 Nel 1865 fu dato alle stampe, in quel di Torino, allora ancora Capitale del Regno d’Italia (nel 1865 si sarebbe trasferita a Firenze), il primo “Almanacco Diplomatico”. Grazie a tale pubblicazione apprendiamo che in tale anno, oltre al Marchese Migliorati, stanziato ancora a Lima (con l’incarico di Ministro Plenipotenziario anche per il Cile e la Bolivia), nei territori della Repubblica del Cile risultano attivi il Consolato Generale di Valparaiso, retto ancora dal Cav. Rondanelli, così come i Consolati di Coquinbo, San Carlos di Chiloé e di Talcahuano, del quale l’Almanacco non indica, però, i relativi titolari[20]. Il Cile è, invece, ampiamente rappresentato in Italia attraverso i Consolati di Genova (Scipione Carignani), Savona (Elia Cappa), Livorno (Pandely Rodocanacchi), Milano (Giacomo Brivio) e Napoli (Francesco Servillo de Noȇl)[21]. La rete diplomatica dei due Paesi amici non avrebbe subito modifiche sostanziali negli anni seguenti, nemmeno a seguito della liberazione di Roma, nel settembre 1870 e il conseguente trasferimento della Capitale, da Firenze alla stessa Roma, nei primi mesi del 1871. Dal “Calendario Generale del Regno d’Italia” relativo al 1871 apprendiamo, infatti, che in tale anno le uniche sedi Consolari Cilene nel nostro Paese erano quelle di Firenze, retta dal Console Pietro Sepp; di Carrara, retta dal Console Stefano Lodovici; di Genova, retta ancora da Scipione Carignani e di Livorno, retta da Pandely Rodocanacchi e da suo figlio Paolo, rispettivamente Console e Vice Console. Nessun Console fu, quindi, stranamente contemplato nella “Città Eterna”, ove ovviamente continuò, invece, ad opere l’Ufficio Diplomatico del Cile presso la Santa Sede[22]. In Cile, invece, il Regno d’Italia risulta rappresentato dal Console Generale <<accreditato presso la Repubblica del Chile e di Bolivia>>, Ippolito Garrou, Ministro Plenipotenziario residente ancora in Lima (Perù), il quale aveva ricevuto lettere credenziali anche per il Cile in data 1° ottobre 1870. In Santiago operò, invece, un Consolato Generale[23], affidato al Vice Console Avv. Cesare Usigli, mentre altri Consolati furono mantenuti a Valparaiso (Braceschi Paolo), Concepcion (Costa Carlo Antonio), Copiapò (Ravenna Giovan Battista), Coquinbo (Lyons Guglielmo) e Talca (Ragazzone Casimiro)[24]. La situazione di cui sopra rimase invariata anche nel 1872. Le prime tracce di un Consolato Generale del Cile a Roma Capitale risalgono, invece, al 1873, allorquando in Via del Babuino, 154 fissò il suo indirizzo il Console Generale Gioacchino Santos Rodriguez, il quale avrebbe ricoperto tale incarico per vari decenni[25]. Altri Consolati risultano attivi a quella data (1873) nelle città di Firenze, Genova, Livorno e Palermo, cui si aggiungeranno, nel corso del 1874, anche i Consolati di Brindisi, Napoli e Venezia, segno evidente che i legami fra i due Paesi erano cresciuti enormemente, anche sotto il peso della sempre più massiccia rete migratoria fra l’Italia e l’America Latina. Risalirebbe, invece, al 1875, come emerge dal “Calendario Generale del Regno” riferito a quell’anno, l’insediamento in Santiago del nuovo <<incaricato d’affari residente>> presso la Repubblica del Cile, persona diversa rispetto al Ministro Plenipotenziario che da Lima (Perù) aveva sin lì retto anche le rappresentanze diplomatiche in Cile e Bolivia. Assurse a tale carica il Conte Fabio Sanminiatelli, coadiuvato dal Vice Console Cesare Usigli. A Valparaiso gli uffici Consolari furono affidati all’Avv. Bernardo Lambertenghi; a Copiapò rimase il Console Giovan Battista Ravenna, mentre sconosciuto è il nome del Console stabilito nella città di Coronel[26]. L’istituzione in Roma della “Legazione” della Repubblica del Cile risale al giugno-luglio del 1888, data nella quale si presentò al Quirinale (a porgere le classiche credenziali) Don Domingo Gana, già <<Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario>> del Cile in Germania, il quale aveva ricevuto tale incombenza con credenziali del 6 di giugno.
Con l’aiuto del Console Generale Santos Rodriguez gli uffici della “Legazione” furono ben presto sistemati in Via della Fontanella di Borghese, 60, onde potervi ospitare – quando presente in Italia – sia il Ministro Gana, che i funzionati d’Ambasciata destinati direttamente nel nostro Paese, vale a dire i signori Francisco Undurraga (designato l’11 aprile 1888), Juan de la C. Diaz (designato il 18 maggio 1888), Luis Garion V. (designato il 18 maggio 1888) e l’addetto militare, Aristides Martinez (designato il 2 maggio 1888)[27]. Completava la rete Diplomatica Cilena in Italia la seguente organizzazione Consolare: Roma, Palermo, Firenze, Brindisi, Savona, Milano, Napoli, Livorno, Ancona, Genova, Cagliari, Venezia, Civitavecchia, Spezia, Torino, Carrara e Catania[28]. La “Legazione” della Repubblica del Cile in Italia avrebbe operato ininterrottamente e spesso senza la presenza giornaliera del Ministro Plenipotenziario, il quale sarebbe rimasto a Berlino, allora considerato l’incarico principale fra i due. Il 12 luglio del 1898 fu, infatti, firmato proprio nella Capitale tedesca il nuovo “Trattato di Commercio e di Navigazione tra la Repubblica del Cile e il Regno d’Italia”, dal Conte Carlo Lanza, Ambasciatore d’Italia in Germania e da Ramón Subersaux, che da 29 dicembre 1897 era il nuovo <<Inviato straordinario e ministro plenipotenziario>> del Cile anche per il nostro Paese. Fu solo agli inizi del Novecento, per l’esattezza nel 1905, che si insediò finalmente in Italia un <<Incaricato d’affari e Ministro Plenipotenziario>> nella persona Raimundo Silva Cruz, che subentrò a Don Mariano Sanchez Fontecilla (accreditato al Quirinale il 29 novembre del 1901), coadiuvato da un <<Incaricato d’Affari ad interim>> in persona di Victor Grez. La sede della Legazione fu, quindi, stabilita in Via Palestro, 521, ove la troviamo ancora nello stesso anno 1905[29]. Interrotta a causa dello scoppio della “Grande Guerra”, la Missione Diplomatica Cilena in Italia riprese nel 1919, con la nomina del Ministro Plenipotenziario Enrique Villegas Echiburú.

Le Ambasciate di Roma e di Santiago (1924 – 2022).

Il periodo delle “Legazioni”, sia in Italia che in Cile, ebbe fine nel corso del 1924, allorquando i Governi Italiano e Cileno decisero di elevare tali uffici al rango di Ambasciate. In Cile, l’Italia inviò, con lettere credenziali del 3 luglio 1924 il Ministro Alberto Martin Franklin, col rango di Ambasciatore. Fu così che anche l’allora Presidente della “Giunta di Governo” de Cile, il Generale di divisione Luis Altamirano Talavera, nominò primo Ambasciatore Cileno in Italia lo stesso Ministro Enrique Villegas, il quale vi rimase sino al 1930. Facciamo, ora, abbondantemente un passo in avanti giungendo così al giugno del 1940. All’entrata dell’Italia nella 2^ guerra mondiale, era Ambasciatore del Cile in Italia Don Ramón Briones Luco (a ciò nominato il 7 luglio del 1939). La sede della Rappresentanza Diplomatica si trovava allora in Via delle Botteghe Oscure, 32, presso lo storico “Palazzo Caetani”, che ospitava anche alte Ambasciate e Consolati stranieri. Completavano l’organico dei funzionari d’Ambasciata il Cons. Jorge Barriga Errazuriz, il Primo Segretario Raul Infante, che era anche Console Generale (con uffici in Via Lazio, 9), l’Addetto Navale Cap. di Vascello Danilo Bassi e quello Commerciale, René Firmani[30]. A Santiago, invece, l’Ambasciata Italiana risulta in capo al Ministro Plenipotenziario Raffaele Boscarelli, il quale l’avrebbe retta sino al dicembre successivo, sostituito dall’Ambasciatore Pier Filippo De Rossi del Lion Nero. Nel corso dello stesso conflitto, il Cile interruppe, tuttavia, i rapporti con l’Italia, provvedimento che prese anche nei riguardi della Germania e del Giappone il 20 gennaio 1943. Rimase a Roma, oltre al Console Generale, un <<Incaricato d’Affari>>, in persona di Miguel Rioseco Espinosa, che nel ’40 era stato nominato Console Generale a Genova.

Roma, Palazzo Caetani

I rapporti furono ovviamente ristabiliti dopo la fine del conflitto, tanto è vero che sarebbe stato lo stesso Rioseco Espinosa ad assumere sul finire del ’45 la carica di <<Ministro Plenipotenziario>>, prendendo alloggio presso il famoso “Grand Hotel” di Via Veneto, lo stesso indirizzo ove troviamo il Console Generale, Don Jorge Barriga Errazuriz. Anche il nostro Paese riallacciò ovviamente i rapporti con il Cile, con la nomina, già il 26 aprile 1945, del nuovo Ambasciatore, Giovanni Persico. Molto importanti sarebbero stati i rapporti fra i due Paesi ritrovatisi nuovamente amici dopo la fine dell’immane conflitto, tenendo soprattutto a mente il ruolo che ebbe il Cile in favore del nostro Paese, il quale era uscito letteralmente a pezzi e sull’orlo del baratro. L’amico Cile sostenne ampiamente la nostra economia disastrata, fornendo sia aiuti in fonti e energetiche, grano, carni e altre derrate alimentari, sia aprendo le porte a quella che sarebbe stata l’ultima stagione migratoria[31]. Durante il periodo del Governo Militare in Cile (1973-1989) le relazioni fra i due Paesi furono mantenute a livello di “Incaricato d’Affari”, per poi, riprendere, a far data dal 7 aprile 1989, con la nomina dell’Ambasciatore Michelangelo Pisani Massamormile. A due secoli di distanza da quel fatidico agosto 1822 la Repubblica del Cile dispone di una propria Ambasciata in Roma, attualmente ubicata in Viale Liegi, 21 (sede anche del Consolato Generale) e di un Consolato Generale a Milano, in Via Benedetto Ricasoli, 2. In Cile, invece, la rappresentanza Italiana è formata da una Ambasciata, con sede in Calle Clemente Fabres, 1050 e dai Consolati di Santiago, Antofagasta, Concepcion, Copiapò, Iquique, La Serena, Puerto Montt, Punta Arenas e Valparaiso. Concludiamo il presente saggio ricordando che entrambi i Paesi sono membri a pieno titolo dell’Unione latina e, soprattutto, che godono di ottimi rapporti d’amicizia, peraltro rinforzati anche dalla forte presenza in Cile della stessa Comunità Italiana. Si pensi che attualmente sono decine di migliaia le persone di origine italiana che vivono nel grande e ospitale Paese Sudamericano. Secondo una recente statistica gli Italo-cileni, sarebbero 150.000, dei quali 35.000 hanno ottenuto la doppia cittadinanza, anche grazie all’ottimo lavoro sin qui portato avanti da entrambi le reti Diplomatiche.

Col. (A) Gerardo Severino
Storico Militare

[1]José Ignacio Cienfuegos Arteaga, nacque a Santiago il 1° ottobre del 1762 e morì a Talca l’8 novembre 1845. Fu per ben due volte Presidente del Senato del Cile, abile senatore e uomo molti vicino alla Repubblica e allo stesso Bernardo O’Higgins.

[2] Ciò era avvenuto con atto a firma dell’O’Higgins del 27 agosto 1821. Vgs. “Senado Conservador – Sesion 379 Extraordinaria en 29 de agosto de 1821”, in Valentin Letelier, <<Sesiones de los Cuerpos Legislativos de la Republica de Chile – 1811 – a 1846>>, Tomo IV, Santiago, Imprenta Cervantes, 1889, p. 280.

[3] Cfr. Giuseppe Sallusti, Storia delle Missioni Apostoliche dello Stato del Chile, Roma, presso Giuseppe Manni, 1827, p.65.

[4] Cfr. “Corpo Diplomatico presso la Santa Sede”, in Attilio Zuccagni Orlandini, <<Corografia Fisica e Statistica dell’Italia e delle sue Isole – Parte IX, Stato Pontificio>>, Firenze, 1843, p. 698.

[5] Cfr. “Cuadro de lo Ayentes Diplomaticos i Consulares de Republica en el exterior i los de igual clase de los naciones extranieros reconosciudas en Chile”, in <<Memoria que el Ministro di Estado en el Departamento de Relaciones Exteriores presentata al Congreso Nacional de 1856>>, Santiago de Chile, Impresta Nacional, 1856.

[6] Cfr. “Ambasciate, Legazioni e Consolati Esteri presso la Santa Sede”, in <<Almanacco Romano ossia raccolta dei Primari dignitari e funzionari della Corte Romana pel 1856>>, anno primo, Roma, Tipografia Chiassi, 1855, p. 72.

[7] Cfr. “Ambasciate, Legazioni e Consolati Esteri presso la Santa Sede”, in <<Almanacco Romano pel 1857>>, Roma, Tipografia Chiassi, 1875, p. 106.

[8] Cfr. “Consoli di S. M. all’Estero”, in Regia Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, <<Calendario Generale Pe Regi Stati – 1839>>, Torino, Tipografia Giuseppe Baglione, 1839, p. 31.

[9] Cfr. Atti del Governo di S. M. il Re di Sardegna – Anno 1857, Torino, Stamperia Reale, 1857, p. 299 e ss.

[10] Cfr. “Consoli di S. M. all’Estero”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno pel 1858>>, Torino, Stamperia dell’Unione Tipografico Editrice, 1858, p. 31.

[11] Cfr. “Consoli di S. M. all’Estero”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno pel 1851>>, Torino, Tipografia Sociale degli Artisti, 1851, p. 35.

[12] Cfr. “Regi Consoli e Vice Consoli Parmensi in Paesi Esteri”, in <<Almanacco di Corte per l’anno 1853>>, Parma, Tipografia Reale, 1853, p. 369.

[13] Cfr. “Regi Consoli e Vice Consoli Parmensi in Paesi Esteri”, in <<Almanacco di Corte per l’anno 1859>>, Parma, Tipografia Reale, 1859, p. 435.

[14] Cfr. “Consoli e Vice Consoli di Stati Esteri nei porti del Granducato”, in <<Almanacco Toscano per l’anno 1859>>, Firenze Stamperia Granducale, 1859, p. 340.

[15] Cfr. “II. RR. Uffici Consolari Austriaci negli Stati Esteri”, in <<Manuale del Regno Lombardo Veneto per l’anno 1857>>, Milano, Imperial Regia Stamperia, 1857, p. 226.

[16] Cfr. “Consoli di S. M. all’Estero”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno pel 1860>>, Torino, Stamperia dell’Unione Tipografico Editrice, 1860, p. 29.

[17] Ivi, p. 36.

[18] Cfr. “Agenti Consolari Esteri in Italia”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno d’Italia – Anno 1862>>, Torino, Stamperia Unione Tipografico-Editrice, 1862, pp. 134 e 139.

[19] Ivi, p. 123.

[20] Cfr. “Legazioni e Consolati d’Italia all’Estero”, in Ministero Affari Esteri, <<Almanacco Diplomatico del Regno d’Italia per l’anno 1865>>, Torino, Tipografia G. B. Paravia e C., 1865, p. 66.

[21] Cfr. “Agenti Diplomatici e Consolari degli Stati Esteri”, in Ministero Affari Esteri, <<Almanacco Diplomatico del Regno d’Italia per l’anno 1865>>, op. cit., p. 173.

[22] Cfr. “Agenti Diplomatici e Consolari degli Stati Esteri”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno d’Italia pel 1871>>, Firenze, Tip. G. Barbera, 1871, p. 147 e ss.

[23] Trasferito da Valparaiso per effetto del Regio decreto n. 5643 del 1° maggio 1870.

[24] Ivi, p. 129 e 137.

[25] Cfr. “Agenti Diplomatici e Consolari degli Stati Esteri”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno d’Italia pel 1873>, Roma, Tipografia G. Barbera, 1873, p.154.

[26] Cfr. “Agenti Diplomatici e Consolari di S.M.”, in Ministero dell’Interno, <<Calendario Generale del Regno d’Italia pel 1875>, Roma, Tipografia G. Barbera, 1875, p. 133.

[27] Cfr. <<Memoria de Relaciones Esteriores, Culto i Colonizazion presentada al Congreso Nacional en 1889>>, Santiago de Chile, Impresta Nacional Moneda, 1889, p. XLVIII.

[28] Ivi, “Cuerpo Consular – Italia”, p. LXIII.

[29]Cfr. <<Guida Monaci per il 1905>>, Roma, 1905, p. 521.

[30] Cfr. <<Guida Monaci per il 1941>>, Roma, 1940, pp. 245 e 248.

[31] Cfr. Gerardo Severino, Sulle rotte dell’America Latina. Il ruolo del Cile in favore dell’Italia post bellica, in www.italiaestera.net, 30 luglio 2006.