Giorni di Storia

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Un secolo di storia degli scacchi scritta da Yuri Lvovich Averbakh, il “mago dei finali”

Nasce l’8 febbraio del 1922 a Kaluga, città sul fiume Oka situata 160 chilometri a sud-ovest di Mosca, da padre tedesco di origine ebraica e madre russa. Impara il gioco degli scacchi all’età di 7 anni, ma ne resta affascinato definitivamente verso i 13 anni. Morto a Mosca il 7 maggio 2022. Con il suo secolo d’età è il decano di tutti i tempi tra i Grandi Maestri, superando il traguardo raggiunto in precedenza da Andor Lilienthal, arrivato a novantanove anni. Si può ben dire che nessuno ha mai dedicato così tanto tempo e lavoro agli scacchi, in così tanti settori, come il prolifico e poliedrico Yuri Lvovich Averbakh. Nel febbraio del 1935, ebbe la possibilità di incontrare il famoso compositore di scacchi Nikolai Grigoriev, al circolo di scacchi di Mosca, e scatta la passione: Questa lezione lasciò su di me un’impressione indelebile. Quando Grigoriev spiegava i suoi studi di pedone, muovendo i pezzi sulla scacchiera murale con le sue sottili e artistiche dita, io sentivo, più che capivo, la grande profondità e la bellezza degli scacchi, osservando come questi piccoli pezzi di legno rispecchiassero il pensiero spirituale umano, e come al pari di veri attori, inscenavano spettacoli meravigliosi, capaci di toccare la parte più sensibile dell’animo umano.
Era la percezione degli scacchi come arte che mi conquistò completamente. Volli quindi capire e studiare scacchi, cosa che iniziai a fare assiduamente”

Uno dei libri più studiati del grande scacchista

Il suo primo grande successo arrivò tre anni dopo quando vinse il campionato dell’Unione Sovietica per gli studenti. Tuttavia, la sua carriera si sarebbe fermata, insieme alla maggior parte delle attività, a causa della seconda guerra mondiale, sarebbe tornato a Mosca solo nel 1943.

Fu allora che la sua carriera decollò, rafforzandosi fino a vincere il Campionato di Mosca del 1949, questo è stato il suo primo grande successo e l’inizio di un decennio in cui è diventato uno dei migliori giocatori del mondo, probabilmente uno dei primi 10 al suo apice. Vinse di nuovo il Campionato di Mosca l’anno successivo e nel 1952 si guadagnò il titolo di Gran Maestro, un titolo che portava da quasi 70 anni!

Averbakh finì 5° al Torneo Interzonale di Stoccolma nel 1952, qualificandosi per il leggendario Torneo dei Candidati di Zurigo 1953, dove finì al 10° posto. L’anno successivo, nel 1954, divenne campione dell’URSS e nel 1956 fu molto vicino a ripetere questa impresa, condividendo il 1°-3° posto con Taimanov e Spassky, e finendo al secondo posto dopo lo spareggio.

Averbakh afferma di aver imparato gli scacchi “nel modo sbagliato”, diventando uno stratega.

Il primo libro che mi capitò tra le mani fu  “Il mio sistema” di Aron Nimzowitsch. È difficile pensare ad una scelta peggiore! Negli scacchi bisogna imparare prima ad attaccare, e solo dopo a difendersi. Occorre avere una certa maestria nella tattica e solo dopo nella strategia. Il mio sistema è un ottimo libro, ma non per principianti. È un libro sul gioco di posizione, mentre occorre prima imparare le combinazioni. Cosicché, è ciò non deve sorprendere, in seguito ho dovuto ristudiare gli scacchi ripartendo da un’altra base.

Giocatore molto solido, i giocatori d’attacco puri spesso si sentivano a disagio quando giocavano contro di lui: Rashid Nezhmetdinov, ad esempio, è stato in grado di ottenere solo un pareggio nelle nove partite giocate.

Averbakh ha ridotto le sue attività agonistiche quando ha raggiunto i quarant’anni, lasciandosi alle spalle numerose vittorie in eventi internazionali in tutto il mondo. Il suo ultimo successo internazionale è stato il Memorial Rubinstein tenutosi a Polanica-Zdroj nel 1975.

Ha quindi spostato il suo interesse dal giocare allo studio del gioco. E in questo, ha avuto lo stesso successo. “Il mio carattere investigativo mi ha costretto a fare uno studio serio sul finale di partita, quella fase del gioco in cui i singoli pezzi si combattono l’uno contro l’altro. Inizialmente ho pubblicato diversi articoli e poi ho pensato a un libro dedicato a vari tipi di finali”.

Yuri Lvovich Averbakh

La sua impresa si trasformò in un’opera monumentale, il primo studio sistematico dei finali nella storia, pubblicato in cinque volumi. “Così tante generazioni sono cresciute con Averbakh che abbiamo smesso di sentire l’importanza di ciò che faceva per gli scacchi”, ha affermato Emil Sutovsky, Direttore Generale della FIDE. “I cinque libri di Averbakh sono stati studiati da giocatori di scacchi di tutti i livelli per decenni. E il meraviglioso libro “Journey to the Chess Kingdom”, coautore  Michael Beilin, è stato letto da centinaia di migliaia di bambini, inclusi molti dei futuri giocatori più forti mondo.”

Alto e atletico, Averbakh era dotato fisicamente e coltivava il suo corpo tanto quanto la sua mente. La pallavolo, l’hockey e lo sci, passioni nazionali in Russia. Poco noto è il fatto che, per un breve periodo, sia stato anche un assiduo frequentatore del ring. “Nel nostro cortile c’era un club che è stato trasformato in dormitorio per operai. Era una vera marmaglia, dove regnava il culto della forza. Quindi, se si voleva essere uguali in cortile, bisognava destregiarsi. Ecco perché ho iniziato a boxare per un anno”, ha detto Averbakh in un’intervista con Vladimir Barsky ed Eteri Kublashvili in occasione del suo novantesimo compleanno.

Era già un uomo di mezza età quando ha preso il nuoto come un modo per mantenersi in forma. “Ho nuotato fino a poco tempo fa, essendo andato in piscina dal 1964 al 1996”. Nuotava quasi tutti i giorni quando aveva già settant’anni e ha continuato a farlo fino a quando i medici, preoccupati per il suo pacemaker, gli hanno detto di fermarsi quando aveva già ottant’anni. “Uno stile di vita sano con molti esercizi fisici è molto importante”.

Tutto questo spiega la sua longevità, è molto probabile che anche mantenersi mentalmente attivi abbia giocato un ruolo enorme. Era una di quelle persone che non andavano in pensione e continuava a lavorare quando la salute glielo permetteva. Ancora nel 2016, ogni mercoledì visitava il Central Chess Club sul viale Gogolevsky per incontrare giovani talenti e offrire loro consigli.

Tra i libri più famosi di Averbakh

Ad Averbakh piaceva molto lavorare con i giovani, ma teneva anche a mente gli anziani e, con quell’intenzione, trovò un centro di scacchi in una biblioteca. “Stavamo cercando di attirare le persone anziane nel gioco”, ha spiegato in un’intervista con Dagobert Kohlmeyer. “Non dovrebbero giocare in tornei difficili, ma piuttosto dedicare il loro tempo a risolvere i problemi di scacchi. Lavorare con gli studi aiuta a prevenire l’Alzheimer. Se hai più di settant’anni, lo stress di un torneo può essere pericoloso per la tua salute. La calma e l’atteggiamento riflessivo nei confronti degli scacchi è molto utile, soprattutto quando si è molto vecchi”.

Oltre ad essere autore di articoli e libri teorici, Averbakh ha anche composto più di 100 studi sui finali e ha dedicato molto tempo alla promozione degli scacchi. È stato caporedattore del quotidiano “Chess Moscow”, delle riviste “Chess in the USSR” e “Chess Bulletin”. Ha anche condotto uno spettacolo di scacchi in TV in un momento in cui il gioco godeva di un’enorme popolarità in URSS e migliaia di persone in Unione Sovietica hanno imparato a giocare grazie a lui.

Nel periodo 1972-1977, Averbakh ha presieduto la Federazione scacchistica dell’URSS ed è stato per molti anni delegato della FIDE. Da notare che questo avviene proprio nel momento che Fischer aveva tolto la supremazia ai sovietici, la ricostruzione è opera sua. Molto rispettato dall’intera comunità scacchistica, arbitro internazionale in eventi importanti, era uno dei tre arbitri nel match del 1984-85 tra Karpov e Kasparov.

Di seguito alcune frasi significative di sue interviste.

Tra i libri più venduti in Italia di Averbakh

Nel 1939 ero molto scoraggiato per un pessimo  risultato e nell’accorgersene, l’arbitro del torneo, mi diede qualche buon consiglio. Mi disse: Se vuoi diventare un maestro, devi imparare a perdere, devi imparare a resistere alle batoste, tanto da giocare la partita successiva ad una sconfitta come se non fosse successo nulla!
Ho ricordato questo saggio consiglio per tutta la vita, e ho cercato di seguirlo, anche se francamente non sempre ci sono riuscito.
Blumenfeld diresse la mia attenzione sugli aspetti psicologici degli scacchi. Egli insisteva sul fatto che gli scacchi sono giocati da persone umane, ciascuna con il proprio carattere e il suo tipo di mentalità, con virtù e difetti differenti. Nella lotta sulla scacchiera bisogna imparare a sfruttare tutto questo, bisogna essere in grado di creare quelle situazioni in cui le proprie qualità e il personale talento possano esprimersi ad un grado più alto delle qualità e del talento dell’ avversario.

Quando terminai di studiare il finale, la mia passione per la ricerca mi fece passare ad un altro argomento interessante: la storia degli scacchi, che è piena di territori inesplorati. La soluzione di tanti suoi misteri è un obiettivo non meno eccitante della soluzione di vari problemi sulla scacchiera.

Ho dedicato tutta la vita agli scacchi, e non sono stato soltanto giocatore, ma anche allenatore, arbitro, giornalista e scrittore. Ho ricoperto incarichi nella federazione scacchistica del mio paese e anche in quella internazionale. Sono eternamente grato al gioco del Re per avermi donato tanta gioia, la gloria della creatività. Mi piace ripetere le parole di Siegbert Tarrasch: Gli scacchi come l’amore e la musica possono far felice l’uomo!

Chiudiamo con una partita, due combinazioni e uno studio, si gli scacchi prima di tutto per raccontare un gigante delle sessantaquattro case.

 

Portoroz Interzonal       15-08-1958

Yuri Averbakh  –  Robert James Fischer

  1. d4 Nf6 2. c4 g6 3. Nc3 Bg7 4. e4 d6 5. Be2 O-O 6. Bg5 h6 7. Be3 c5 8. d5 e6 9. h3 exd5 10. exd5 Re8 11. Nf3 Bf5 12. g4 Be4 13. Rg1 Nbd7 14. Nd2 a6 15. h4 b5 16. g5 b4 17. gxf6 bxc3 18. Nxe4 Rxe4 19. fxg7 Qxh4 20. Kf1 cxb2 21. Rb1 1/2-1/2

E qui il Nero ha accettato la proposta di patta.

Quando due “mostri” si incontrano la patta è probabile. Fischer qui ha 15 anni, Averbakh 36.

La posizione finale rivista oggi con i “motori”, nonostante lo squilibrio materiale sulla scacchiera, è valutata pari. Partita giocata 64 anni fa, senza computer, ma giocata da umani eccezionali !

Geller – Averbakh, 1954

  1. .. Txe5 2. dxe5 Dxe5 3. Dxe5 Axe5 4. Txg5+  Rh7  5. Txe5 bxc3 6. Tb5 Td1  7. Txd1 c2  8. Tf1 c1=D 9. Txd1 bxc1=D+  0-1

Averbakh – Zok , 1947

  1. f4 Cc5 2. Dg3  c5  3.  f5  cxd4  4.  fxg6  hxg6  5.  Axg6  Rh8  6. Ag7+  Rxg7  7.  Axf7  Rh8  8.  Dg6  Af8  9. Dg8 matto

Studio di Averbakh

Il Bianco muove  e vince

  1. Rd6 seguita da Rc5 Rc4 e Rc3 guadagnando il pedone

 

Rosario Lucio Ragonese