22 ottobre 1938. Il record di Mario Pezzi e il generale Tomaso Lomonaco
Una vita spesa per la medicina aeronautica e spaziale, quella del generale Tomaso Lomonaco, classe 1901, nato l’8 marzo a Caropepe Valguarnera, in provincia di Enna. La Sicilia gli ha reso omaggio il 5 agosto 2017 proprio nella sua città natale dedicandogli la Nuova Villa Comunale. Dopo la laurea in medicina in chirurgia conseguita a Roma nel 1924 entra in Servizio permanente effettivo nella Regia Aeronautica nel 1929. Inviato nel Fezzan libico ha un’intuizione geniale: fa arrivare dall’Italia le gambusie, piccoli pesci che divoravano le larve delle zanzare anofele e contribuisce insieme all’opera di bonifica demaniale a diminuire l’endemia malarica. Lomonaco ritorna in Italia nel 1931 e inizia a scrivere i capitoli più importanti della storia della medicina aeronautica.
Nella scuola di volo per velivoli da caccia a Castiglione del Lago ascolta e annota sensazioni e punti di vista dei piloti mettendo sotto la lente di ingrandimento criticità, problemi e cause degli incidenti in volo. Per lui è molto importante studiare le reazioni del corpo dei piloti che ad alta quota vengono sollecitati da numerosi fattori. Promosso capitano viene trasferito a Torino e nel 1934 lavora presso l’Istituto Medico Legale di Roma (sopra nella foto d’archivio dell’Aeronautica Militare). Qui si occupa del laboratorio di analisi cliniche, ma per la sua passione aeromedica, gli viene affidato anche il compito di tenere collegamenti con il Reparto d’Alta Quota di Guidonia. Sotto la guida del professore Rodolfo Margaria prepara gli esperimenti da eseguire nel cassone pneumatico, un apparecchio utile per creare la depressione barometrica e dimostrare gli effetti dell’eritrocitemia ad alta quota.
Nel 1937 proprio insieme a Margaria e all’ingegnere e generale Rodolfo Verduzio inventa uno speciale scafandro leggero, pressurizzato e ossigenato, che fa realizzare presso l’officina dell’aeroporto di Guidonia, per favorire la respirazione nel primo record di 15.655 metri quota che il tenente colonnello Mario Pezzi raggiungerà il 7 maggio (sopra nella foto d’archivio dell’Aeronautica Militare, sulla destra, il generale Lomonaco è il quarto uomo, da sinistra a destra, che indossa la divisa) . Tomaso Lomonaco prosegue nei suoi studi aeronautici e cura nel 1938 l’ergonomia e la fisiologia della cabina stagna con la quale lo stesso Pezzi realizza il 22 ottobre del 1938 il nuovo e imbattuto record d’alta quota di 17.083 metri compiuto con un aeroplano ad elica.
Nel 1940 Tomaso Lomonaco è docente di fisiologia e nel 1942, con il grado di tenente colonnello, è nominato direttore di sanità dell’Aeronautica in Albania. Nel 1943 in piena Seconda guerra mondiale il colonnello Lomonaco non si tira indietro nell’aiuto alla popolazione lacerata dal conflitto, dalla fame e dai bombardamenti. Fasi e momenti che ricorderà nella sua autobiografia dal titolo “Un medico tra gli aviatori”. Di particolare intensità il passaggio del libro in cui descrive i laboratori medici di Guidonia ridotti a “un lembo di superficie lunare”. Dal 1946 al 1959 è direttore del Nucleo, poi elevato a Centro Studi di via Gobetti. Nel 1950 scrive il libro “L’uomo in volo”, una vera e propria pietra miliare per gli allievi di medicina aeronautica. Nel 1959 arriva la nomina a Capo del Servizio sanitario aeronautico e organizza due memorabili congressi, nel 1959 e nel 1963.
Nel corso di quest’ultimo convegno internazionale viene ricevuto da Paolo VI (nella foto sopra). Nel 1961 dà vita al primo corso per “Infermiere dell’aria” e nel 1963 fonda la Scuola di Medicina Aeronautica e Spaziale. Nel 1965 riceve l’astronauta americano John Glenn che due anni prima, il 20 febbraio 1962, aveva preso parte alla missione Mercury-Atlas 6, diventando il primo statunitense a entrare in orbita attorno alla Terra per 4 ore e 55 minuti. Glenn apprezzò gli studi del generale Lomonaco e le attività del centro. Tomaso Lomonaco può giustamente definirsi tra i padri fondatori della medicina aerospaziale italiana, basta fare un confronto tra la tuta pressurizzata dei moderni astronauti e la tuta messa a punto dai fabbri di Guidonia nel 1937. Lomonaco non aveva una bibliografia cui far riferimento, era soltanto un grande osservatore e descriveva minuziosamente le sue osservazioni e poi le verificava sulle anatre per esempio che nuotavano a lungo sott’acqua in ipossia e poi sugli uomini con i cosiddetti “voli fittizi” in camera ipobarica. Lomonaco era anche un visionario che ben prima della passeggiata lunare provava l’asse di subgravità con delle funi appese al soffitto, infine era un manager capacissimo che persino sotto i bombardamenti del quartiere di San Lorenzo con tremila morti e tutte le strade distrutte riusciva ad organizzare squadre di avieri per poter portare i soccorsi nei posti più irraggiungibili. Direttore della Rivista Italiana di Medicina Aeronautica e Spaziale Lomonaco ha ricevuto numerosi riconoscimenti e medaglie. Tra questi la Croce di guerra al valor militare e la Medaglia d’Oro per i Benemeriti della Salute Pubblica e la Medaglia d’Oro al Merito della Croce Rossa Italiana.
Vincenzo Grienti
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