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La storia delle Fiamme Gialle che salvarono i marinai greci

Nel dicembre del 1899, al termine di un serrato confronto fra i due Governi, Italia e Grecia firmarono un accordo in virtù de quale l’allora Regia Guardia di Finanza del Regno d’Italia avrebbe distaccato ad Atene alcuni suoi ufficiali, con una particolare missione da compiere: quella di addestrare il personale della Guardia Doganale Ellenica, recentemente ricostituito, non solo allo scopo di riprendere in mano il controllo delle frontiere, ma anche e soprattutto di tutelare l’erario del grande Paese europeo. La scelta di chiedere all’Italia il proprio contributo non era stato di certo causale, come spiegherò in un libro di prossima pubblicazione, ma motivato essenzialmente dal grande rispetto che la stessa Grecia aveva nei riguardi delle Fiamme Gialle d’Italia, le quali, in diverse occasioni avevano dimostrato la propria preparazione professionale, ma soprattutto la propria generosità a favore dei tanti marinai ellenici vittime di naufragi e incidenti vari, lungo le coste dell’allora Regno d’Italia. Purtroppo, la sequenza dei fatti che ho avuto modo di ricostruire per questa circostanza risulta monca del periodo che va dal 1861 al 1865, epoca nella quale non veniva ancora pubblicato il “Bollettino Ufficiale” del Corpo, dal quale molti degli eventi che propongo sarebbero stati ricordati, al pari di quanto sarebbe poi accaduto, a partire dal 1886, quando fu pubblicato per la prima volta il giornale “Il Finanziere”. Nel passare alla narrazione, aggiungo che l’organizzazione della Guardia Doganale Ellenica, affidata al Ten. Col. Ettore Gemmi, ebbe modo, sino al 1914, di metter su un Corpo di Polizia a 360 gradi, organizzato sul modello della Regia Guardia di Finanza; quindi, dotato di non pochi reparti marittimi, grazie ai quali anche i Finanzieri greci avrebbero ben presto salvato da morte certa non pochi marinai italiani. Ma questa è un’altra storia…

Storie di ordinaria filantropia (1866 – 1899)

La prima operazione di salvataggio in favore di cittadini ellenici che siamo riusciti a ricostruire ci porta, indietro nel tempo in Sardegna, esattamente a Liscia, nei pressi di Santa Teresa di Gallura, ove, il 17 novembre del 1866, il Brigadiere Giovan Battista Pere e la guardia doganale Bartolomeo Atzeni riuscirono a salvare l’equipaggio e parte del carico di un brigantino greco che vi si era arenato. Ai due militi di Dogana fu, in seguito, concesso un encomio da parte della Direzione Generale delle Gabelle del Ministero delle Finanze[1]. Analoga ricompensa fu concessa, nel corso dello stesso anno, al Tenente Gaetano Forni, comandante della Luogotenenza di Leuca (Lecce), al Brigadiere Alessandro De Cammillis e alle guardie doganali Aristodemo Casadei, Vincenzo Chiarini e Giorgio Berretta, “Per aver dato prove di abnegazione e di generosità nel porgere aiuto ai naufraghi del brigantino ellenico Estichia”[2]. A San Rossore, in provincia di Pisa, un terribile fortunale che s’abbatté su quel territorio nella notte fra l’8 e il 9 ottobre 1867 causò il naufragio di due bastimenti battenti bandiera greca, il “S. Andrea” e l’”Aglay”. Lanciato l’allarme accorsero sul posto le guardie doganali di quella Brigata, le quali per tutta la notte si adoperarono sia per salvare gli equipaggi che gli stessi mercantili. Il Brigadiere Dagna fu ricompensato con una Medaglia d’Argento al Valor di Marina, per aver tratto in salvo sia l’equipaggio che lo stesso brigantino “S. Andrea”, mente al Brigadiere Gaetano Marasetti e alla guardia doganale Giuseppe Baratti verrà concessa una di Bronzo per aver tratto in salvamento il secondo bastimento[3].

Il grande porto del Pireo in una stampa di metà Ottocento

L’11 gennaio del 1869, questa volta in Sicilia nel porto di Messina, il brigantino greco “S. Spiridione” colò a picco in quanto investito dal piroscafo italiano “Tigre”. Fu grazie al rapido intervento assicurato dalle Guardie Doganali di una delle Tenenze messinesi, comandata dal Tenente Carmelo Macrì se l’equipaggio del natante ellenico fu salvato integramente. All’ufficiale, al Sotto Brigadiere Giuseppe Forbetti e ad altre sei guardie doganali fu, in seguito, concesso un encomio da parte del Ministero delle Finanze[4]. E sempre a Messina, nei pressi della spiaggia di Punta del Faro s’arenò, sempre nel corso del 1869, anche il brigantino ellenico “Elphis”.  A soccorrere il natante intervennero gli uomini del Tenente Giovanni Parasporo, Comandante di un’altra Tenenza messinese, il quale, unitamente al Brigadiere Gaetano Tomba, al Sotto Brigadiere Mariano Morena e ad altre 12 guardie doganali riuscì a trarre in salvamento l’intero equipaggio, meritando per questo il conferimento di un encomio[5]. Nella notte fra il 24 e il 25 marzo del 1870, sulla spiaggia di Liscia, nei pressi di Santa Teresa di Gallura, oggi in provincia di Olbia-Tempio, il Sotto Tenente Francesco Bernucci ed il personale tutto della Brigata “stanziale” di Santa Teresa si prodigarono con tutte le loro forze riuscendo a trarre in salvamento il brick ellenico “Evangelista” che si era arenato su quella costa. All’ufficiale ed ai bravi militi doganali verrà concesso un encomio solenne da parte del Comando della III Divisione delle Guardie di Finanza di Firenze[6]. Una Medaglia di Bronzo al Valor di Marina fu conferita da Re Vittorio Emanuele II al Brigadiere Stefano Bucci per i coraggiosi ed efficaci soccorsi prestati all’equipaggio del brigantino ellenico “S. Costantino”, naufragato a Senigallia (Ancona) il 1° dicembre del 1873[7]. Il 25 febbraio del 1879 lo stesso brigantino “Evangelista” di cui abbiamo appena fatto cenno, fu protagonista di un nuovo episodio. Questa volta si trattò del mancato annegamento di un suo uomo d’equipaggio, il quale fu prontamente salvato nelle acque di Trefontane di Mazara del Vallo (Trapani) dal Sotto Brigadiere Sebastiano Vitali e dalla guardia doganale Carmine Marino, entrambi successivamente decorati di Medaglia di Bronzo al Valor di Marina[8]. E sempre nelle acque siciliane, questa volta a Milazzo (Messina), il 14 dicembre del 1882 le guardie di finanza del Circolo di Milazzo, capeggiate dal Sotto Ispettore Enrico Bisanti e dal Sotto Tenente Giuseppe Miraglia, con non pochi sforzi e altissimi rischi personali a salvare il brick ellenico “Costantinos”, naufragato su quella spiaggia. A distinguersi maggiormente furono gli uomini di quella Brigata “mare”, capeggiati dal Brigadiere Giovanni Bellante, i quali verranno ricompensati con il con conferimento della la Medaglia d’Argento al Valor di Marina lo stesso Brigadiere Bellante e le guardie “mare” Nicolò Arena e Francesco Cotugno, mentre quella di Bronzo verrà elargita al Sotto Brigadiere “mare” Carmelo Terranova e alle guardie del medesimo contingente Giovanni Amantia, Antonino Cirone, Francesco D’Amico, Antonino Nania e Giuseppe Sagu[9]. All’Ispettore Bisanti e al Sotto Tenente Miraglia fu, invece, conferito un encomio solenne da parte del Ministero della Marina[10].

Altrettanto poderosa fu l’opera di soccorso assicurata dalle Guardie di Finanza del Circolo di Grosseto nella primavera del 1883, allorquando nelle acque di Orbetello naufragò il brigantino ellenico “Andolphin”. Grazie a loro fu salvato sia l’equipaggio che parte del carico, come ricorda la motivazione dell’encomio solenne concesso dal Ministero dell’Interno al Brigadiere Raffaele Milizia, al parigrado Giovanni De Leo, ad altri tre Sotto Brigadieri e a ben 12 guardie di finanza, fra contingente di terra e mare[11]. Sul finire dell’anno, due marinai greci furono tratti in salvo nel porto di Messina dal Sotto Brigadiere Giuseppe Simonetti, successivamente encomiato da parte della Regia Capitaneria di Porto della città dello Stretto[12]. Il brigantino greco “Costantinos” di cui s’è più volte fatto già cenno in precedenza fu colpito da un incendio, durante la primavera del 1884, mentre si trovava alla fonda del porto di Napoli. Grazie all’intervento dei Finanzieri del Tenente Federico Zaza lo sfortunato bastimento fu salvato. La poderosa azione messa in campo dalle Fiamme Gialle napoletane, quattro sottufficiali del ramo “mare”, dieci guardie del medesimo contingente ed una guardia di terra, valse loro il conferimento di due encomi solenni da parte della Capitaneria di Porto napoletana e dallo stesso Ministero della Marina[13]. Nel dicembre dello stesso anno, questa volta nelle acque di Granatello (Napoli) s’arenò il brigantino, sempre greco, “Marigò”. Le Fiamme Gialle del contingente “mare”, al comando del Tenente Pietro Veneroso, si distinsero per altruismo e coraggio, riuscendo al salvare sia il bastimento che l’equipaggio. Verranno encomiati dalla Regia Capitaneria di Porto di Napoli sia il Veneroso che il Brigadiere Aniello Oliviero e le guardie “mare” Filippo Sorvillo, Giuseppe Oliviero, Giuseppe Cozzolino e Pasquale Aquila[14]. Il 13 gennaio del 1885, durante un tremendo fortunale, il brick ellenico “New Arboriani” stava per affondare all’imboccatura del porto di Civitavecchia.

La Grecia in una carta geografica di fine Ottocento

Fu grazie alla perizia marinaresca del Sotto Brigadiere “mare” Luigi Bianchi si evitò il peggio. Coadiuvato dai suoi dipendenti, il Bianchi riuscì ad ancorare il natante alle banchine, salvando così anche i pochi uomini d’equipaggio. Il suo valore fu premiato con un encomio solenne del Ministero della Marina[15]. Nella notte fra il 3 e il 4 marzo del 1886 il brigantino ellenico “Luciano” si schiantò nella secca del Capo San Vito, Taranto, ivi spintovi dalle forti correnti marine mosse da un incredibile fortunale. Oltre a soccorrere l’equipaggio, le brave guardie di finanza del contingente di mare riuscirono a recuperare parte del carico e molti degli attrezzi di bordo, così come ricorda la motivazione dell’encomio conferito dalla locale Capitaneria di Porto al Brigadiere Andrea Fontana e alle guardie Giovanni Caffarella, Salvatore Morfino, Vincenzo Pota e Cesare Siena[16]. Nella primavera dello stesso 1886, torniamo a Trapani, il brigantino greco “San Nicola” naufragò in quelle acque. Il rapido intervento della locale Brigata “mare”, capeggiata dal Brigadiere Raimondo Lilliano, consentì di salvare l’intero equipaggio. Verranno encomiati dalla Regia Capitaneria di Porto di Trapani sia il Liliano che il Sotto Brigadiere Giulio Visano e le guardie “mare” Vincenzo Fibiano, Gaetano Nizza e Clemente Corallo[17]. Nelle perigliose acque delle Castelle, nel crotonese, s’arenò, nella primavera del 1890 il brigantino greco “San Giovanni Teologo”. Alle operazioni di soccorso concorsero le locali Fiamme Gialle al comando del Sotto Brigadiere Michel Aguglia, le quali riuscirono a salvare gli uomini dell’equipaggio, prim’ancora che portare a secco lo stesso natante con la collaborazione della marineria del posto. All’Aguglia e alle guardie Luigi Gotto, Giacomo Zizzo e Salvatore Platania verrà concesso un premio in danaro da parte dell’Intendenza di Finanza di Catanzaro[18]. Due marinai ellenici furono, invece, salvati il 19 gennaio del 1892 nel porto di Alberoni, a Venezia, grazie alla prontezza di riflessi del Sotto Tenente Alfredo Cuccoli, il comandante della Tenenza di Malamocco. All’ufficiale verrà conferita, da parte del Sovrano di Grecia, la Croce di Cavaliere dell’Ordine Reale del Salvatore[19].

I naufraghi di un piroscafo ellenico naufragati nelle acque di Reggio Calabria nell’inverno del 1896 furono tratti in salvo dagli uomini del Tenente Antonio Michieli, comandante della locale Tenenza, i quali si prodigarono con tutte le proprie forze. All’ufficiale, così come ai Brigadieri Alessio de Taranto e Marsicano Nicola, ma anche ad altri tre Sottufficiali e ad otto guardie di finanza fu conferito un encomio solenne da parte del Ministero della Marina[20]. Nella notte fra il 2 e il 3 gennaio del 1899, nella rada di Baratti (Pisa) si consumava l’ennesima tragedia del mare, con il naufragio del brigantino a palo ellenico “Patris”.  Per l’efficace opera di soccorso assicurata dalle locali Guardie di Finanza, le quali riuscirono a salvare a stento i naufraghi, ricevettero un encomio da parte della Regia Capitaneria di Porto di Pisa il Sotto Brigadiere Assunto Tommescioni e le guardie Pietro Ferraro, Efisio Tampus, Giovanni Mannucci e Giuseppe Giannelli, ai quali fu successivamente conferito anche un Attestato Ufficiale di Benemerenza da parte dello stesso Dicastero[21]. Ebbene, la generosità dei Finanzieri italiani non terminò certo con il travaso al nuovo secolo, il Novecento. Fatti similari sarebbero accaduti anche nei decenni successivi, per quanto limitati di numero essendo ormai la navigazione resa più sicura grazie alle moderne tecnologie via via sperimentate anche dalla gloriosa Marineria greca.

Col. (a) Gdf  Gerardo Severino
Storico Militare

 

[1] Dal “Monitore Doganale”, op. cit., anno 1867, pag. 13.

[2] Ibidem, anno 1867, pag. 44.

[3] Dal “Libro d’Oro della Guardia di Finanza”, op. cit., pag. 297 e pag. 312.

[4] Dal “Monitore Doganale”, op. cit., anno 1869, pag. 25.

[5] Ibidem, pag. 5.

[6] Dal “Monitore Doganale”, op. cit., anno 1870, pag. 57.

[7] Dal “Libro d’Oro della Guardia di Finanza”, op. cit., pag. 315.

[8] Ibidem, op. cit., pag. 319.

[9] Ibidem, pagg. 302 e 320.

[10] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, aprile 1883, pag. 180.

[11] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, maggio 1883, pag. 159.

[12] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, gennaio 1884, pag. 90.

[13] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, giugno 1884, pag. 238.

[14] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, dicembre 1884, pag. 508.

[15] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, luglio 1885, pag. 316.

[16] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, maggio 1886, pag. 214.

[17] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, maggio 1886, pag. 216.

[18] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, aprile 1890, pag. 154.

[19] Dal “Libro d’Oro della Guardia di Finanza”, op. cit., pag. 419.

[20] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, anno 1896, pag. 522.

[21] Dal “Bollettino Ufficiale della Guardia di Finanza”, anno 1899, pag. 828, nonché anno 1900, pagg. 58 e 59.