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Da Cagliari ad Arequipa. Storia della famiglia Martinetti, vanto della colonia italiana in Perù

Non ci eravamo ancora occupati, su questo diffusissimo portale storico,  dell’emigrazione italiana in Perù, la quale risale anch’essa – almeno riguardo ai grossi numeri statistici – alla seconda metà dell’Ottocento, pur avendo registrato significative presenze anche in epoca precedente, quindi ancor prima dell’unità d’Italia, per giungere, a ritroso, sino all’epoca dei Vicereami Spagnoli, quando in Perù giunsero i primi emigranti provenienti da Genova. Iniziamo questa carrellata di ricordi da Arequipa, una popolosa città che s’affaccia sulle rive del fiume Chili, attualmente capoluogo della provincia e della regione omonima, secondo alcune stime considerata la seconda città del Paese, dopo Lima. Fu proprio ad Arequipa, meglio conosciuta come “La Ciudad Blanca” (“la città bianca”) dal colore della pietra con la quale sono stati costruiti tutti gli edifici principali del centro storico[1], che sul finire dell’Ottocento giunse dalla Sardegna uno dei tanti emigranti costretti a lasciare l’Italia in cerca di un avvenire migliore. Ci riferiamo a Giacomo Adolfo Martinetti, il quale darà vita, come vedremo a breve, ad una delle più importanti famiglie della piccola Comunità italiana stanziata in quella città. Si tratta – ci fa molto onore ricordarlo in questa sede – della stessa famiglia dalla quale proviene S. E. il Dottor Eduardo Martinetti Macedo, nato ad Arequipa nel 1955, attuale Ambasciatore del Perù in Italia.

I Martinetti di Arequipa, storia di una famiglia di grandi imprenditori (1899 – 1970)

Il capostipite della famiglia Martinetti di Arequipa risponde al nome di Giacomo Adolfo, figlio di Giovanni e di Attilia Cosci, nato a Cagliari, allora capoluogo di regione dei c.d. “Regi Stati Sardi”, l’8 giugno del 1858. Purtroppo non disponiamo di ulteriori informazioni circa il suo nucleo familiare originario, né tantomeno riguardo al suo trasferimento in Perù, tanto che il suo nominativo non compare nelle varie banche dati relative all’emigrazione italiana nel mondo. È verosimile ritenere, tuttavia, che l’emigrazione di Giacomo Adolfo Martinetti in Sud America sia avvenuta tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, molto probabilmente assieme ad altri familiari, come approfondiremo a breve. Coniugato con la cilena Cesaria Luza Maldonado, nata a Pica, in provincia di Tamarugal (Regione di Tarapacà) nel 1872, l’emigrante sardo sarebbe diventato padre di quattro figli, nell’ordine: Adolfo, nato nel 1892, Juan Pasqual, nato nel 1895, Atilio, nato nel 1899 e, infine, Julio, del quale non abbiamo purtroppo altre notizie. In Arequipa, città fondata nel 1540 da Garcí Manuel de Carbajal, che la chiamò La Villa Hermosa de Arequipa, Giacomo Adolfo Martinetti avviò una propria attività commerciale, così come fece il fratello Alfredo, che nel 1899 avrebbe aperto uno “spaccio di tabacchi”, come ci conferma una nota pubblicazione degli inizi del Novecento (che lo ricomprende tra i 23 commercianti italiani operanti in quella Colonia)[2], attività che ci risulta attiva ancora nel 1908[3]. L’eredità del capostipite della famiglia fu raccolta dal figlio, Adolfo, che già nel primo decennio del Novecento risulta attivo nel campo dell’imprenditoria agricola, settore nel quale si sarebbe cimentato in prima persona, prima di abbracciare altri settori dell’industria e del commercio in generale, soprattutto nel campo manifatturiero, ovvero in quello dell’import ed export. Trovandosi ai piedi del grande vulcano El Misti (5.822 m s.l.m.) la cui ultima eruzione risaliva al 1784, Arequipa e il suo vastissimo territorio era, a quei tempi, anche una località di estremo interesse minerario, tant’è vero che lo stesso Adolfo Martinetti Luza avrebbe operato, unitamente al fratello Juan Pasqual Martinetti,  anche in tale settore, associandolo così alle altre attività “messe in cantiere” dal futuro Gruppo Societario che avrebbe assunto il nome di “Martinetti Y Cia S.A.”, con sede legale in Pasaje Martinetti, 104, sempre ad Arequipa. Nel 1941, infatti, emerge da uno speciale Bollettino dell’epoca, un provvedimento datato 5 di dicembre con il quale si dichiara archiviata la domanda di concessione per l’esplorazione aurifera in località “Congata”, nella sede mineraria di Arequipa, a suo tempo presentata da <<Don Adolfo Martinetti Luza>>[4]. Nello stesso frangente storico (1941 – 1942) il Governo peruviano avrebbe prorogato, invece, l’autorizzazione ad esplorare la zona mineraria detta “La Poderosa”, in provincia di Caravelli, sempre nel Dipartimento di Arequipa, a suo tempo concessa al citato Juan Martinetti. Che Don Adolfo Martinetti fosse diventato uno fra i più illustri, ma soprattutto facoltoso cittadino di Arequipa lo dimostra anche il fatto che nell’ottobre del 1915 fece in modo che una macchina potesse sfrecciare per le strade principali di Mollendo, un comune del Dipartimento di Arequipa, avendola recentemente importata dagli Stati Uniti, acquistata direttamente presso la celebre Fabrica della Ford. Le cronache del tempo ci ricordano che l’auto, sulla quale era montato anche l’amico Don José Pesce, viaggiò tra le vie di Comercio e di Arequipa, catturando l’attenzione e l’ammirazione di gran parte della popolazione accorsa incuriosita per strada[5].

Arequipa agli inizi del ‘900

Quella per la macchine fu, in effetti, una delle molteplici passioni che il grande imprenditore italiano nutriva in quel frangente storico, tanto è vero che di lì a poco decise di dar vita ad una propria società, destinata all’importazione dall’estero e alla relativa vendita. Da un resoconto dell’Alcalde di Arequipa del 1916 apprendiamo, infatti, che già a quella data era operante in città la “Compañia de Automóviles Ltda, de Arequipa”, fiore all’occhiello dell’intero Gruppo Societario Martinetti[6]. Il Gruppo, in realtà, gestiva anche varie fabbriche, fra le quali una particolarmente moderna e prima del genere in Arequipa, specializzata nella produzione di albumina litografica per la stampa su banda stagnata, della quale la stessa impresa fu anche grossista, nella sede di Casilla 398. Attorno ai primi anni ’50, risulta appartenere al Gruppo Martinetti anche una fabrica di stelle filanti per Carnevale, ubicata in Avenida Parra, Passaje San Isidro, con officina in Moral, 108[7]. Nel 1960, invece, all’indirizzo di Pasaje Martinetti 105 troviamo anche la sede legale di una fabrica di tappi a corona, segno evidente del fatto che ormai il Gruppo societario spaziava nei campi più disparati dell’imprenditoria nazionale[8].

Don Adolfo Martinetti fu anche un grande mecenate per il Paese, tant’è che a dagliene merito fu, nel corso del 1946, lo stesso Parlamento Nazionale, nell’ambito di una audizione parlamentare sullo stato dell’agricoltura nel Paese andino, come ci ricorda il seguente passaggio. <<Industriale dinamico, onorevole e intelligente, al quale il progresso di Arequipa deve molto. Il Sig. Martinetti, con le proprie forze, sta attualmente irrigando quattromila ettari nella Pampas de Siguas, per la quale ha costituito una società con due milioni di soles di capitale. Si tratta, quindi, signori, di un uomo che si occupa di questo tipo di investimento, ovviamente alla ricerca di profitti legali, ma allo stesso tempo producendo enormi benefici per il Paese>>[9]. La sua elevata propensione per gli affari non vietò, tuttavia, a Don Alfonso Martinetti di operare anche in “squadra”, come si ama dire oggi. Per tale ragione egli fu uno dei membri dello speciale gruppo dei “Cooperadores Agricolas”, così come stabilito da una Risoluzione Suprema del 1940 e che vide raccogliersi in Cooperativa ben 7 fra i più grandi coltivatori di grano del Dipartimento di Arequipa[10].

Il mondo del Cooperativismo agricolo affascinò particolarmente l’esponente di spicco di Casa Martinetti, tanto che la sua Società risulta nell’apposito elenco dei “Soci Attivi della Società Nazionale Agraria” del Perù sin dal 1941[11]. Non avevano ancora ricordato che la famiglia Martinetti era la proprietaria di una delle più estese estancia del Dipartimento di Arequipa, la nota Goyeneche de Corire, ove il maturo uomo d’affari di origini sarde amava trascorrere i pochi momenti liberi che gli rimanevano, assieme al fratello Julio, che poi l’avrebbe ricevuta in eredità. Fra i più grandi esportatori di grano, dunque, Adolfo Martinetti, oltre alla gestione delle sue molteplici e diversificate aziende fu anche socio di varie altre Società operanti nel medesimo settore agrario. Nel 1948, tanto per citare un esempio tangibile, lo troviamo tra i fondatori, assieme al fratello Julio,  della “Sociedad Agricola Majes S.A.”, la quale raccoglieva attorno a sé altri importanti facenderos di Arequipa[12]. Non solo, ma nel 1959 pubblicò la notizia secondo la quale l’imprenditore italo-peruviano era in cerca di una joint venture per erigere una piccola raffineria di canna da zucchero, con la capacità di raffinare la canna da 800 ettari all’anno. Secondo quanto riferito, Martinetti possedeva un terreno vicino ad Arequipa, di cui ben 1.200 ettari erano disponibili per la coltivazione canna da zucchero[13]. Nei primi anni ’60, il Gruppo Martinetti risulta operare anche nel campo della metallurgia, tanto che la celebre Società risulta essere censita, con una propria fabbrica che dava lavoro a ben 48 operai, nel primo Censimento Industriale ed Economico che si concretizzò nel Paese[14]. Un personaggio così ben in vista nell’ambito della ristretta Colonia italiana di Arequipa non poteva, poi, essere estraneo alla politica. Ecco, infatti, citato il suo nome tra i membri del Consiglio Provinciale di Arequipa durante il mandato dell’Alcalde Don Julio Ernesto Portugal, che abbracciò il periodo 1939 – 1941[15]. Il grande imprenditore di origini sarde, Adolfo Martinetti Luz non fu, poi, estraneo nemmeno allo sport, tanto da essere uno dei primi a far parte del Touring Club Peruviano e sin dal 1921, anno di fondazione del medesimo, peraltro partecipando anche ad alcuni raids automobilistici, come quello che si tenne nel 1926 sulla tratta Puno – La Paz, nel corso del quale Don Adolfo salì a bordo di una fiammante “Dodge” (celebre automobile americana) assieme all’amico Emilio Romero[16]. La stessa passione l’aveva anche il fratello Julio. Amante dei cavalli fu anche proprietario di alcuni celebri purosangue, come nel caso di “Abda”, una cavalla a lui tanto cara, che purtroppo morì precocemente il 10 giugno del 1915, destando un gran dolore nell’ambito degli appassionati delle corse, come sottolineò una celebre rivista ippica che si pubblicava a Lima[17]. Coniugato con Dona Lucy Landeta Garcia, originaria di Iquique – Tarapacà, Don Adolfo, fra l’altro autorevole membro dell’Associazione dei Commercianti e Industriali di Arequipa, alla sua morte, avvenuta ad Arequipa il 3 dicembre del 1970, avrebbe affidato la sua poderosa azienda al figlio Adolfo, nato ad Arequipa il 27 ottobre del 1923, il quale avrebbe retto le sorti del Gruppo imprenditoriale sino al 4 gennaio del 2016, data della sua morte. Prosperosi sono stati, infine, anche gli altri rami della famiglia messa in piedi dal sardo Giacomo Afonso Martinetti, che ha dato al Paese altri illustri personaggi, fra i quali è doveroso ricordare Santiago Martinetti, noto storico e giornalista.

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare

 

 

 

[1] Nel 2000 il centro storico di Arequipa è stato dichiarato patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO.

 

[2] Cfr. voce “Ditte italiane situate nelle località sotto indicate”, in <<L’Italia al Perù>>, Lima, Litografia e Tipografia Carlo Fabbri, 1905-1906, p. 204.

[3] Cfr. Guida Commerciale d’Italia e delle Colonie Italiane all’estero – anno 1908, Roma, 1908, p. LXVII.

[4] Cfr. Ministerio de Fomento y Obras Publicas, Buletin Oficial de la Direcion de Minas y Petroleo, Segundo semestre de 1941 y primer semestre de 1942, Lima, giugno 1942, p. 440.

[5] Cfr. Mateo Francisco Velardo Herrera, Cronicas de Isla y Mollendo, 1986, p. 138.

[6] Cfr. Alcalde de Arequipa, Memoria de la Administracion local, Arequipa, 1916, p. 17.

[7] Cfr. Sociedad Nacional de Industrias (Perù), Directorio Fabril de la Sociedad Nacional de Industrias – 1954, Lima, 1954, p. 59.

[8] Cfr. Guya auxiliar manual de la Ciudad de Arequipa, 1960, p. 97.

[9] Cfr. Camera dei Deputati, Diario de Los Debates de la Camera de Diputados – 1^ Legislatura Straordinaria de 1946, Tomo I, Lima, Imprenta Torres Aguirre S.A., 1946, P. 81 e 82.

[10] Cfr. Resolucion Suprema n. 299 emessa a Lima il 19 novembre 1940, a firma del Presidente della Repubblica.

[11] Cfr. Società Nacional Agraria, Memoria 1941, 1942, Lima, Libreria e Imprenta Gil S.A., 1942, p. 118.

[12] Cfr. Juan de la Cruz Gómez Rodriguez, La Burguesia agroexportadora arequipeña y la reforma agraria en Majes, 1979, p. 30.

[13] Cfr. U.S. Department of Comerce, “Pew Producers Invite Capital for New Plants”, in <<Foreign Comerce Weekly>>, Washington, 16 novembre 1959, p. 24.

[14] Cfr. Direcion Nacional de Estadistica y Censo, 1963 – Primer Censo Nazional Economico – Directorio de la Industria Manifacturiera, Lima, 1963, p. 10.

[15] Cfr. Mons. Santiago Martinez, Alcaldes de Arequipa desde 1539 a 1946, Arequipa, 1° febbraio 1946, p.299.

[16] Cfr. Cipriano A. Laos, Lima – La Ciudad de Los Virreyes (El Libro Peruviano) – 1928/1929, Lima, Editorial Perù, 1929, p. 235.

[17] Cfr. Corrispondenza dal titolo “Necrologia de un caballo”, in <<El Turf>>, n. 42 del 17 giugno 1916, p. 2.