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Benvenuto a Roma, Signor Alvear. Un secolo fa la prima visita in Italia di un presidente argentino

Lo scorso anno, in occasione del 150° anniversario del trasferimento della capitale d’Italia da Firenze a Roma, su questo stesso portale fu ospitato un mio saggio dal titolo “La rappresentanza diplomatica argentina in Italia nei 150 anni di Roma Capitale”, lavoro con il quale ho ricostruito le vicende legate ai rapporti diplomatici che hanno unito (ed uniscono tuttora) l’Italia alla Repubblica Argentina, e ciò sin dai primi albori dell’unificazione nazionale del 1861. Ebbene, già in quella circostanza ho avuto modo di citare la figura di Marcelo Torquato de Alvear, uno fra i più grandi uomini politici dell’Argentina a cavallo fra Ottocento e Novecento, ricordandolo essenzialmente per due motivi particolari: a. la sua visita ufficiale in Italia, nel luglio del 1922, appena eletto alla Suprema Magistratura della Repubblica; b. il suo ruolo determinante per il miglioramento dei rapporti bilaterali fra i nostri due Paesi, rapporti culminati, fra il 1924 e il 1926, con l’elevazione in Ambasciate delle Legazioni di Buenos Aires e di Roma. In questa occasione cercherò, invece, di approfondire il primo avvenimento, vale a dire la prima vista in Italia di un Capo di Stato Argentino, peraltro in un contesto storico molto difficile per il nostro Paese, ormai in pieno disfacimento di quello Stato liberale sopravvissuto all’era postunitaria.

Re Vittorio Emanuele III seduto in carrozza a fianco del presidente argentino Marcelo Torcuato de Alvear (Archivio Storico Luce Cinecittà)

La visita ufficiale del Presidente Alvear in Italia (Roma, 11 – 13 luglio 1922).

 Nel luglio del 1922, Marcelo Torcuato de Alvear, nato a Buenos Aires il 4 ottobre del 1868, membro di una delle più celebri e aristocratiche famiglie argentine, si trovava a Parigi, ove dal 1916 – si badi bene in piena “Grande Guerra” – dietro designazione del Presidente Hipólito Yrigoyen, ricopriva la delicatissima carica di Ambasciatore della Repubblica Argentina in quella Nazione. Il noto esponente dell’Unione Civica Radicale fu eletto Presidente della Repubblica, al posto dello stesso Yrigoyen, nella primavera-estate di quello stesso ‘22, ragion per cui, prima di raggiungere l’Argentina (ove avrebbe ricevuto la sciarpa Presidenziale il giorno 12 di ottobre), decise di compiere  un viaggio, con relative “visite di Stato”, nelle principali Capitali Europee, ove fu giustamente accolto con tutti gli onori di rito da parte di Reali e Capi di Stato. Marcelo Torcuato de Alvear, Presidente eletto della Repubblica Argentina giunse a Roma esattamente alle ore 8 del giorno 11 luglio, accolto alla Stazione Termini, con tutti gli onori militari (che lui ben gradì avendo servito nell’Esercito argentino sino al grado di Ten. Colonnello), da parte del Re d’Italia, Vittorio Emanuele III. Questi era ben conscio del ruolo e dell’importanza che il grande Paese del Sud America aveva per l’Italia, tant’è che in quella circostanza, il Sovrano fu accompagnato da alcuni membri della Casa Reale, così come dal Corpo Diplomatico, da alcuni Ministri e dai Presidenti dei due rami del Parlamento, segno evidente della massima considerazione che si poteva offrire ad un amico del popolo italiano. Le cronache di quella mattinata ci ricordano che il corteo, montato su carrozze trainate da cavalli, dopo una breve sosta in Piazza Esedra, dove il neo Sindaco di Roma, Filippo Cremonesi, rivolse all’ospite il saluto della “Città Eterna”, sfilò per via Nazionale e via XXIV Maggio, peraltro tra due fitte fila di cittadini plaudenti, a stento tenuti a bada dal servizio d’ordine. Non c’è da stupirsi di questo, ricordando come l’Argentina fosse, anche allora, tanto cara al popolo italiano, come ho più volte ricordato su questo portale. Dinanzi al palazzo reale, al Presidente Alvear furono resi gli onori militari da parte di tutte le Forze Arnate e Corpi Militari allora presenti nella Capitale. Trattenutosi al Quirinale per un breve saluto alla famiglia reale, ma anche alla folla, salutata dal balcone più importante del palazzo, il Presidente Alvear si trasferì alla Legazione Argentina presso la Santa Sede, che allora aveva sede in Piazza del Gesù, dalla quale, questa volta in macchina, si sarebbe trasferito in Vaticano, per la visita di Stato a S.S. Papa Pio XI, da pochi mesi subentrato a Benedetto XV, morto in gennaio. Giunto in territorio Pontificio alle ore 9.20, Marcelo T. de Alvear fu accolto nel cortile di San Damaso dal Corpo Diplomatico, con tanto di resa degli onori militari da parte di un reparto misto della Gendarmeria e della Guardia Palatina, mentre la banda suonava l’inno argentino. Raggiunta, in seguito, la bellissima Sala degli Arazzi, il Presidente eletto fu presentato al Papa, con il quale s’intrattenne nel suo ufficio privato per un breve colloquio. Successivamente furono presentati al Pontefice i membri del seguito di Alvear, ultimo atto prima del commiato. La visita in Vaticano proseguì, quindi, con l’incontrare il Segretario di Stato, Mons. Gasparri, e con la vista guidata all’interno della Basilica di San Pietro, ove il Presidente argentino volle soffermarsi dinanzi alle tombe dei Papi Pio X e Benedetto XV. Lasciato il Vaticano, Marcelo T. de Alvear fece dunque ritorno alla Legazione, ove era stato, nel frattempo, organizzato un ricevimento ufficiale, al quale furono invitati, oltre allo stesso Cardinale Gasparri, altri Cardinali sedenti in Roma, il Corpo Diplomatico, esponenti della nobiltà romana, ma anche personalità varie della ormai consolidata colonia argentina trapiantata a Roma. Terminato il ricevimento, il Presidente tornò al Quirinale, dal quale poi si spostò a Palazzo Margherita, ove rese omaggio alla Regina Madre. Nel pomeriggio dello stesso faticosissimo giorno 11 luglio, dopo aver deposto corone d’alloro sulle tombe dei Reali d’Italia, al Pantheon e all’altare della Patria, il Presidente eletto visitò il Foro Romano e il Palazzo Palatino, ove fu salutato affettuosamente anche dai membri della Associazione Italo-Sudamericana, allora molto attiva nella Capitale. Sempre al Palatino si tenne la cena di gala, nel corso della quale furono scambiati i tradizionali doni e brindisi d’occasione.

 

Vittorio Emanuele III e il presidente argentino de Alvear affacciati al balcone del Quirinale (Archivio Storico Luce Cinecittà)

Al mattino del giorno seguente, Alvear si recò in visita alla città, attraversando il Pincio e Villa Borghese, per poi recarsi a Piazza Trasimeno, ove si stava completando la costruzione della futura Chiesa Nazionale Argentina. Alle 13, alla Legazione Argentina in Italia, in piazza dell’Esquilino, dallo stesso Presidente venne offerta una colazione a cui presero parte Re Vittorio Emanuele III col principe Umberto, gli alti dignitari di Corte, il Presidente del Consiglio, Luigi Facta e altri esponenti del Governo. Nel frattempo, da Viterbo giungevano le prime notizie riguardo all’ennesimo assalto fascista, perpetrato dagli squadristi romani. Ciò avrebbe mantenuta alta la soglia di protezione che l’apparato di Pubblica Sicurezza italiano aveva schierato a tutale del Capo di Stato Sudamericano. Alle 17, Alvear rese, quindi, omaggio al Parlamento. Alle ore 21.30 si ebbe, infine, il solenne ricevimento in Campidoglio. Il giorno seguente, il 13 luglio, dopo una visita al Vittoriano e alla Terme di Caracalla, il Presidente Alvear lasciava Roma, partendo sempre da Termini alle ore 14.20. di tale viaggio rimangono le inedite fotografie qui riprodotte, scattate dal celebre fotoreporter Adolfo Porry Pastorel, che abbiamo potuto pubblicare grazie alla generosa disponibilità dele benemerito Istituto Luce S.p.A. che ne è il proprietario esclusivo (ne approfitto per ringraziare di vero cuore i funzionari, Dottori Cristiano Migliorelli e Matteo Zannoni). Una nota di cronaca: in quella stessa giornata, a molti chilometri di distanza da Roma, la bella città di Cremona veniva sconvolta dagli squadristi fascisti capeggiati da Roberto Farinacci, i quali assaltarono le sedi dei Socialisti e dei Popolari, ma anche le abitazioni private di alcuni importanti esponenti politici.

Vittorio Emanuele III e il presidente argentino de Alvear affacciati al balcone del Quirinale (Archivio Storico Luce Cinecittà)

Gli obiettivi raggiunti.

Marcelo Torquato de Alvear, come ho ricordato prima, assurse alla carica di Presidente della Repubblica Argentina il 12 ottobre del 1922, a dieci giorni dalla tristemente nota “Marcia su Roma”, che da noi avrebbe portato al potere Benito Mussolini. L’avrebbe mantenuta sino al 12 ottobre del 1928, data nella quale restituì la sciarpa Presidenziale allo stesso predecessore, Hipólito Yrigoyen. Marcelo T. de Alvear, dopo varie vicissitudini, sia umane che professionali, si spense a Buenos Aires il 23 marzo del 1942, compianto da una larga maggioranza di popolo, a lui devoto per quanto fatto a favore della grande Nazione che s’affaccia sul Rio de la Plata. Tra questi, moltissimi furono gli italo-argentini, certamente non legati al fascismo (che Alvear, notoriamente, aveva avversato assieme al nazismo), memori del grande affetto che l’esponente politico porteño aveva sempre nutrito e dimostrato nei riguardi di Roma e dell’intera Penisola italiana, la stessa che lo aveva insignito del Cavalierato di Gran Croce degli Ordini dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia. Ebbene, per concludere, ricordo come la Presidenza Alvear, al di là della presa del potere del fascismo, giovò molto anche al nostro Paese. Essa – è opportuno evidenziarlo –  coincise con la fine della crisi mondiale scaturita dopo la 1^ guerra mondiale, una fase molto importante che gli avrebbe permesso di migliorare l’economia e le finanze argentine, tanto da favorire ancor di più l’emigrazione qualificata di mano d’opera dall’Europa e, quindi, dalla stessa Italia. Sul fronte diplomatico ricordo, infine, come il Presidente Alvear, durante il suo mandato si fosse prodigato affinché Buenos Aires fosse sede di un’Ambasceria italiana, progetto che si concretizzò nel corso del 1924. Fu proprio in quel frangente storico che il Principe ereditario, Umberto di Savoia, in visita di stato nelle Americhe del Sud, fece tappa nella  bellissima capitale della Repubblica Argentina, accolto dallo stesso Presidente Alvear, oltre, ovviamente, che dal Conte Luigi Aldrovandi Marescotti, primo Ambasciatore d’Italia in quella Nazione, la stessa persona che l’avrebbe accompagnato poi alla “Casa Rosada” per un piacevole incontro con lo statista che lo stesso Principe aveva conosciuto a Roma due anni prima. Non solo, ma l’Aldrovandi era anche colui che avrebbe trasformato, nel 1927, uno dei palazzi della famiglia Alvear (in Calle Billinghurst 2577) nell’attuale sede dell’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires. A questa significativa tappa era preceduta l’elevazione allo stesso rango della sede diplomatica argentina in Italia, avvenuta nel corso del 1926, così come altre importanti iniziative bilaterali. Ma questa è un’altra storia…

Col. (A) Gerardo Severino
Storico Militare

 

Le immagini possono essere utilizzate solo ed esclusivamente per questo saggio a firma del Col. (A) Gerardo Severino in quanto concesse dall’Archivio Storico Luce Cinecittà