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Abissi e orizzonti. Diario di bordo e di vita dell’Ammiraglio Gambino. In un libro 70 anni di storia della Marina Militare

Una vita sopra e sotto il mare al servizio della Marina Militare e dell’Italia. Una storia umana e professionale, quella dell’Ammiraglio Attilio Gambino, che si intreccia con gli ultimi settant’anni anni della grande Storia italiana. Un racconto dal quale emerge non solo la carriera di un marinaio, ma anche la professionalità di un uomo che ha comandato ben undici sommergibili e coordinato attività operative difficili e delicate a bordo delle navi “grigie”, dentro e fuori i confini nazionali. Tutto questo è Abissi e orizzonti. Vita di un marinaio sotto e sopra il mare (Edizioni Graph  Roma, 2020). Un vero e proprio “diario di bordo” ricco di aneddoti, curiosità, ma anche di episodi utili alla conoscenza e alle formazione delle nuove generazioni di ufficiali, sottufficiali e marinai, donne e uomini, che si accingono a oltrepassare la scaletta per mettere piede per la prima volta su un’unità della Marina italiana o, come nel caso del giovane Sottotenente di Vascello Attilio Gambino salire a bordo di un sommergibile.

Attilio Gambino (in primo piano) al Comando del Sommergibile Longobardo

“Appartenere all’Arma Subacquea della Marina Militare  Italiana ha costituito per me uno dei più importanti momenti di vita professionale,  forse la fase più stimolante e ricca di tante soddisfazioni della mia carriera in Marina – scrive l’autore del libro -. Tra il 1967, anno d’inizio di imbarco sui battelli, e il 1986, praticamente quasi un ventennio, la mia vita di Ufficiale si è svolta interamente nell’ambito sommergibilistico”. In quell’arco di tempo,  pochi sono stati i battelli, sui quali l’Ammiraglio Gambino non abbia trascorso un seppur  breve periodo di imbarco. “Sono stati tempi duri per noi Sommergibilisti – ricorda l’alto ufficiale -, in quanto l’arma subacquea non navigava, come per altro tutta la Marina Militare, in buone acque. I mezzi erano vecchi e alquanto mal ridotti, dal punto di vista tecnologico e dell’ efficienza operativa. I tre Sommergibili di costruzione italiana, Giada, Vortice e Calvi, vecchi residuati dell’ultima guerra, mostravano gravi arretratezze;  ormai solo il Calvi era operativo. Navigava soprattutto nelle acque di Augusta, in provincia di Siracusa, per l’addestramento degli equipaggi aeronavali”. Il Tazzoli, il Da Vinci , il Torricelli, il Morosini ed il Cappellini, ex unità della Marina USA, di circa 1.800 tonnellate di dislocamento, erano la punta di diamante, (si fa per dire !), della flotta subacquea che, alla  fine degli anni  ’60 – primi anni ’70, si arricchirà dei battelli, sempre ex USA, Gazzana e Longobardo. Il Piomarta ed il Romei arriveranno dagli USA un po’ più tardi e saranno i battelli, che costituiranno il salto di qualità di tutta la componente subacquea italiana. ma è in quegli anni, presso i cantieri navali di Monfalcone che nasceva la classe dei quattro battelli tutti italiani del tipo “Toti”, sul quale l’Ammiraglio Gambino sarà imbarcato.

E’ così, con linguaggio semplice e immediato, che l’autore di Abissi e orizzonti fa respirare l’aria e l’odore dell’esperienza vissuta da Comandante in seconda di Nave Orsa, nel periodo dell’incontro con la Regina Elisabetta, ma anche del periodo di comando di Nave San Marco nel 1991, con cui ha portato in salvo ben 800 profughi da Dubrovnik, sotto i bombardamenti. E’ il periodo della guerra in Croazia e dell’emergenza sfollati a causa della guerra civile con i Serbi quando il Governo italiano inviò in missione umanitaria e di soccorso Nave San Marco per aiutare le popolazioni croate. “Ciò che mi preoccupa è il fatto che prima di partire per la Croazia, dobbiamo imbarcare generi di prima necessità” ricorda l’Ammiraglio Gambino. “Dall’acqua minerale, alle coperte, alle tende, alle derrate alimentari ed ogni altro materiale ritenuto necessario. Il tutto deve essere sbarcato a Dubrovinik e distribuito alla gente, che ne ha necessità”. I tempi sono strettissimi, ma alla fine la missione prende il via e sarà un successo.

Nave San Marco (Foto Marina Militare)

Nave San Marco, il Comandante Gambino e tutto l’equipaggio metterà ancora una volta la firma a un’operazione volta ad aiutare chi fugge dalla fame e dalla guerra. “A mano a mano che i profughi defluiscono dalla Nave, vengono portati sulle carrozze di un treno, già predisposto in banchina – scrive l’Ammiraglio Gambino -. Ad attendermi c’è anche la mia Luisa, che rimane colpita dall’umanità, con cui i Marescialli portano in braccio i bambini salvati, mentre scendono dalla Nave. E quell’immagine di tenerezza e di oblatività, lei mi dice, sfata il mito corrente che le Forze Armate siano solo un elemento di rigido militarismo!”.  Un aspetto, quello notato da Luisa Gorlani, docente, educatrice, scrittrice, ma prima di tutto moglie del Comandante Gambino e madre di Chiara e Paolo, che profeticamente anticipava il concetto di dual use non solo della Marina Militare, ma di tutte le Forze Armate. Un aspetto che dal terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, passando per il salvataggio dell’esercito serbo compiuto dalla Regia Marina tra il 1915 e il 1916, in piena Grande Guerra, fino al sisma del Belice del 1968 e al recupero dei “boat people” nel 1979, ha visto la Marina italiana protagonista al servizio del bene comune. Ed è proprio la moglie Luisa, anche stavolta, ad aver intuito che storie di uomini e di mare come queste non dovevano andare perdute. Non solo per il gusto della narrazione, ma per la memoria che resta sempre e comunque linfa vitale per la costruzione del futuro.

Abissi e orizzonti non è solo un libro e neppure un diario. E’ storia familiare e marinaresca allo stesso tempo. Chi va per mare sa cosa lascia a casa; chi resta a terra conosce le paure, le preoccupazioni, il coraggio e l’impegno. Solo chi ama lo Stato e le Istituzioni repubblicane come il Comandante Gambino e la moglie Luisa possono trasmettere agli altri il fascino di lavorare per il “bene comune” con umiltà e spirito di abnegazione come nelle migliori tradizioni della Marina.

Ed è proprio la cultura del mare, il senso dell’equipaggio e l’amore per l’uniforme ciò che emerge dal libro di Gambino, sia nei passaggi affascinanti e originali del periodo in cui venne inviato in Somalia per coordinare gli aiuti umanitari, sia Consigliere Militare Aggiunto del Presidente della Repubblica, per 5 anni al Quirinale, con Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. Fu quest’ultimo ad accoglierlo in udienza nel suo studio, intrattenendolo per più di quarantacinque minuti. “Ho notato – scrive l’Ammiraglio Gambino – che è molto appassionato di Sommergibili. Avendo saputo della mia estrazione sommergibilistica,  ha incominciato a chiedermi notizie sugli ultimi sviluppi dell’arma subacquea, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche degli impianti di propulsione e quelli relativi alla rigenerazione dell’aria”. Alla fine del colloquio il Capo dello Stato congedò l’Ammiraglio Gambino fregiandolo della onorificenza di “Grand’Ufficiale”. Poi alle ore tre circa del pomeriggio, come lo stesso Comandante racconta, l’ultimo cambio della Guardia d’Onore, ideato proprio da Gambino nel piazzale esterno, che ha completato le oltre quattrocento similari cerimonie, da lui stesso dirette nell’arco dei quattro anni al Quirinale. Fu l’amico Luciano Guidi, l’Assistente Militare dell’Aeronautica, a sorpresa, che, aggiunge Gambino “al mio passaggio lungo il colonnato del Cortile d’Onore, mentre mi dirigevo verso l’uscita dal portone principale, ha preparato il Picchetto d’Onore schierato, che mi ha reso l’ultimo saluto militare ufficiale. E’ scappata credo una lacrima di commozione sia a lui che a me!”. Momenti indimenticabili quelli descritti dal protagonista che dalla prima all’ultima pagina coinvolgono il lettore in una storia così coinvolgente da far nascere la passione di andare in immersione, navigar per mare e girare il mondo fino agli angoli più remoti della Terra, oltre che sognare i corridoi e le stanze, gli affreschi e gli arazzi del Palazzo del Quirinale. Ma dopo questo viaggio chi legge non potrà che fermarsi in quel porto sicuro che è la famiglia, mille volte salutata e altrettante volte abbracciata, in una storia, quella di un grande marinaio e Comandante come l’Ammiraglio Gambino, la cui storia induce a riflettere sull’importanza dello sviluppo integrale della personalità, sul senso vero dell’esistenza e sui valori autentici della vita privata e pubblica.

Vincenzo Grienti

 

L’Ammiraglio Attilio Gambino ha comandato, per 13 anni, 11 Sommergibili. Ha curato poi l’allestimento di nuove navi e il coordinamento del reparto SAM (Studi, Armi e Mezzi). E’ stato in seguito Comandante in seconda della Nave Orsa, nel periodo dell’incontro con la Regina Elisabetta. Ha poi comandato la Nave San Marco, con cui ha portato in salvo 800 profughi da Dubrovnik, sotto i bombardamenti. Inviato in Somalia,  ha  coordinato l’apporto degli aiuti umanitari. E’ stato, infine, Consigliere Militare Aggiunto del Presidente della Repubblica, per 5 anni al Quirinale. Giunto in pensione, ha avuto l’incarico per 8 anni di Delegato Regionale ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) per il Lazio. Per la sua prestigiosa carriera ha conseguito molti riconoscimenti e onorificenze.

In questa avvincente storia individuale di un Uomo di Mare, che indirettamente racconta gli ultimi 70 anni della grande Storia Italiana, emerge una figura dalla qualificata professionalità, ma anche dalla autentica e profonda umanità, che induce a riflettere sull’importanza dello sviluppo integrale della personalità, nella sua inscindibile totalità e completezza, per dare senso alla vita.