Giorni di Storia

date, nomi, avvenimenti che raccontano il '900

ArchivioAvvenimentiHistory Files

Le esercitazioni segrete degli incursori della Regia Marina a Porto S. Stefano

Una storia “top secret” che emerge dal mare e dai documenti d’archivio. Un capitolo dell’epopea scritta dagli incursori della Regia Marina in quell’angolo di costa italiana che è Porto Santo Stefano. Un luogo memorabile che continua a far parlare di sé grazie all’impegno di studiosi, ricercatori ed appassionati di cultura del mare che ruotano attorno al Centro Studi “Don Pietro Fanciulli” e alla rivista L’Argentario, vero e proprio punto di riferimento per conoscere quel che accade sopra e sotto lo specchio d’acqua sanstefanese.

“Qualcuno di voi, di sicuro chi ha avuto un trascorso nella Marina Militare o mercantile e chi ha dimestichezza con la storia del ‘900, conosce le gesta incredibili compiute da questi mezzi innovativi nati dal genio italiano – scrive proprio su L’Argentario il comandante Alessandro Busonero, Direttore del Notiziario della Marina -. Il più famoso di questi è il cosiddetto maiale condotto da uomini fuori del normale in fatto di ingegno, allenamento, coraggio e amor di Patria. Qualcuno dirà: che c’entrano i maiali con le gesta eroiche? Avete ragione. Tale nome nacque per caso, durante un allenamento”. Una sera – racconta Luigi Durand de la Penne – Tesei andò fuori per esercitarsi a scavalcare un’ostruzione, creata al largo, sul genere di quelle che c’erano ad Alessandria e a Gibilterra. Per superare l’ostacolo bisognava scalare la
rete, disse al secondo di “legare il maiale”. Perché abbia detto così, aggiunge Busonero “non lo so proprio. Forse la prima cosa che gli venne in
mente […] dal quel momento l’apparecchio diventò il maiale e il nome ci fu d’aiuto perché, parlando in presenza di estranei, nessuno poteva capirci. Maiale era quindi il nomignolo, un po’ come noi santostefanesi affibbiamo un soprannome ad una persona. Il nome tecnico del mezzo era torpedine semovente, prototipo di quello che in seguito fu chiamato e conosciuto ai più come Siluro a Lenta Corsa (S.L.C.) i cui
inventori furono i tenenti del genio navale Teseo Tesei (Marina di Campo, 1909 – La Valletta, 1941) ed Elios Toschi (Ancona, 1908 – Grottaferrata, 1989)”.

Una premessa doverosa per comprendere il contesto storico e la portata delle imprese per poi focalizzare tutto su Porto Santo Stefano durante una serata che ha tenuto incollate oltre cento persone ed ha visto la presenza dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, personale della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera e della Marina Militare. Un incontro che ha suscitato curiosità e interesse per il particolare  legame tra Porto Santo Stefano e i mezzi speciali della Marina.

Il documento del Comando Sommergibili dal quale emerge la presenza delle torpedini semoventi a Porto S. Stefano – Ufficio Storico della Marina Militare

“Poco noto, salvo agli studiosi e agli appassionati di storia navale, che proprio a S. Stefano per una serie di motivazioni si diede il via alle esercitazioni addestrative con la torpedine semovente ovvero con il Siluro a Lenta Corsa – spiega ancora Busonero -. Il primo sito prescelto fu Porto S. Stefano, all’Argentario, la cui darsena venne isolata e, nei dintorni, fu proibita la normale attività di pesca. Carabinieri in borghese e in uniforme vigilavano un po dappertutto e tenevano d’occhio, in particolare, i turisti che arrivavano nella cittadina balneare, già allora centro residenziale di tono signorile e privilegiato. Ma cosa veniva svolto nel dettaglio? Lo comprendiamo meglio dalle fonti storiche. Ogni aspetto addestrativo della XIV Squadriglia Sommergibili H, responsabile delle prove e degli addestramenti, doveva essere svolto nella più assoluta segretezza e si dovette tener conto di alcuni fattori essenziali – sottolinea Busonero -. Tra questi: possibilità per i sommergibili della Squadriglia H di raggiungere in breve tempo le zone loro assegnate nella eventualità di inizio operazioni militari in caso di crisi; relativa vicinanza a La Spezia per gli aspetti logistici e le riparazioni tecniche; vicinanza con le ditte fornitrici dei vari materiali; base che consentisse sicurezza di permanenza ai sommergibili H durante la stagione invernale in relazione agli scarsi e insufficienti mezzi di ormeggio; presenza di fondali sabbiosi; necessità di salubrità e buone qualità climatiche e di assenza di distrazioni e divertimenti, onde mantenere il personale
nelle condizioni fisiche e spirituali necessarie al tipo di prestazioni che ad esso si richiedevano”.

L’intervista al comandante Alessandro Busonero

La località che parve meglio adattarsi alle varie esigenze fu quindi Porto S. Stefano. Accordi immediati furono presi con la locale Circomare perché fosse riservato ai sommergibili un tratto di banchina e perché fossero proibite la pesca e il transito nella zona di mare prescelta per le esercitazioni.

“Furono interessati i carabinieri perché provvedessero al necessario servizio d’informazioni riguardo ad eventuali stranieri e forestieri in arrivo e per l’interdizione a chiunque, durante le esercitazioni, di un tratto di spiaggia prospiciente la zona di mare prescelta. Dopo la costruzione nell’officina siluri di San Bartolomeo a La Spezia dei primi due prototipi, fu deciso il programma preparatorio e sperimentale nel tempo minimo indispensabile – scrive il comandante Busonero su L’Argentario nell’articolo dedicato all’inedita scoperta -. Poiché l’allenamento intensivo e completo prometteva di raggiungere in maniera soddisfacente tutte le finalità prefissate, il Comandante del 1° Gruppo Sommergibili si preoccupò di dare senza indugio inizio agli allenamenti nella maniera più efficace, stabilendo un programma di massima: strisciamento del sommergibile sul fondo e manovra di avvicinamento all’ostruzione; fuoriuscita diurna e notturna di palombari con scafandro autonomo e con autorespiratore e conseguente navigazione subacquea del sommergibile con i palombari in coperta; forzamento di rete parasommergibile e parasiluri con esperimento di cesoiamento”.

Dove si addestravano gli incursori della Regia Marina a Porto S. Stefano

Inoltre  venne previsto per la “torpedine semovente” la pratica di pilotaggio, lunghe navigazioni notturne e diurne su determinate rotte avendo precisi obiettivi da raggiungere; posa sul fondo, distacco della testa di servizio e relativo attacco di essa allo scafo di una nave. Navigazione di ritorno senza la testa di esercizio (la carica esplosiva); partenza e ritorno del semovente dalla coperta del sommergibile, notturna e diurna; navigazioni notturne con riconoscimento costiero e penetrazioni in specchi ristretti e passaggio ostruzione.
Il programma, aggiunge ancora il comandante Busonero “venne interamente svolto in dieci distinti periodi a cavallo tra 1935 e 1936:

Porto S. Stefano (otto periodi): 1° ottobre – 7 ottobre
1935; 27 ottobre – 10 novembre; 12 – 20 dicembre
1935; 7- 14 gennaio 1936; 27 febbraio 15 marzo
1936; 29 marzo – 6 aprile 1936; 11 – 26 maggio 1936;
15 giugno – 1º luglio 1936.
La Spezia (un periodo): 15 aprile – 8 maggio 1936;
Bocca di Serchio (un periodo): 25 luglio – 15 agosto 1936.

“Dei 13 frequentatori dell’addestramento solo tre ultimarono il corso e furono dichiarati idonei – prosegue Busonero -: tenente di vascello Carlo Alberto Teppani, sottotenente di vascello Francesco Costa e tenente del genio navale Teseo Tesei”.

Gli esperimenti ministeriali a Porto S. Stefano

Dei mezzi speciali della Regia Marina ha parlato approfondendo anche aspetti tecnici e non solo storici l’incursore in congedo Gaetano Zirpoli, Presidente dell’ANAIM, l’Associazione Nazionale Incursori di Marina il quale sollecitato proprio da Busonero ha spiegato le operazioni compiute con successo a partire dall’impresa di Alessandria il 18 e il 19 dicembre 1941, con il mitico sommergibile “Sciré” e i protagonisti di una missione che fece tremare la Royal Navy

Un racconto che parte da lontano, dalla Grande Guerra e dalle capacità operative degli uomini della Regia Marina. Sabotaggi, incursioni e azioni compiute da gruppi e nuclei composti da pochi uomini in grado di stravolgere le sorti del conflitto come nel caso dai MAS (Motoscafi Armati Siluranti) di Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo che insieme agli altri marinai compirono l’impresa di Premuda del 10 giugno 1918 per la quale la Marina celebra la sua giornata.

Durante il secondo conflitto mondiale vennero sviluppate e approfondite dal punto di vista tecnico-operativo questi “doti” incursionistiche della Regia Marina.

Un momento dell’incontro in cui si è parlato anche della “notte di Alessandria” del 1941

La dimostrazione è proprio “la notte di Alessandria” che capovolse, di fatto, gli equilibri nel Mediterraneo così come affermò lo stesso Winston Churchill costringendo i britannici a reagire con più vigore per vincere la guerra sul mare. L’operazione del 1941 si basò sui quattro elementi basilari dell’incursione navale: la scelta del momento, sostenuto da una adeguata attività di intelligence; segretezza assoluta; impiego dei migliori mezzi disponibili e del personale maggiormente addestrato; conduzione fino all’estremo dell’operazione. Il mito della grande battaglia navale risolutiva di un conflitto veniva ancora una volta smentito. Come ebbe modo di spiegare tempo dopo l’Ammiraglio Virgilio Spigai in un articolo pubblicato su Rivista Marittima del Marzo 1961, “… i Mezzi d’Assalto furono un vero e proprio elemento di potere navale …”. Per questo il COMSUBIN, il Comando Subacquei e Incursori della Marina, resta ancora oggi la testimonianza di una tradizione di elite a livello internazionale alla pari dei Navy Seals americani.

Anche questo tra le altre cose è stato detto dal Presidente ANAIM Gaetano Zirpoli durante la conferenza in cui è stata illustrato l’equipaggiamento degli uomini gamma e, in particolare, la muta “Belloni”.

Il Presidente dell’ANAIM Gaetano Zirpoli illustra l’equipaggiamento degli incursori. Alla sua destra il comandante Alessandro Busonero

Una storia, quella dei “baschi verdi” della Marina Militare, ricca di aneddoti e segreti come quelli avvolti nel mistero di Porto S. Stefano e dal 6 settembre 2025 svelati al grande pubblico. Dal libretto delle immersioni di Teseo Tesei, nel mese di giugno 1936 sono annotati gli addestramenti effettuati con il supporto dei sommergibili Vittor Pisani e H2. “Nelle tre pagine del libretto dove è indicato Porto S. Stefano – ribadisce Busonero – sono riportate le date nelle quali Tesei si addestrò, l’orario (in genere la mattina intorno alle nove, ma anche nel pomeriggio e in notturna), le ore d’immersione giornaliere (da una a tre circa), la profondità del fondale (16 metri in media) e infine alla voce “specificazione del lavoro od esercizio eseguito” si trova scritto sempre esperimenti ministeriali. Tra i sottufficiali palombari in addestramento risultarono idonei: capo di 3ª classe Enrico Manzoni, secondo capo Gabriele Lanza, secondo capo Enrico Lazzari e i sottocapi Quirino Merlin, Natale Galli, Giovanni Lazzaroni, Bruno Lorenzi, Ario Lazzari, Paccagnini Damos, Giuseppe Viglioli”.

Alessandria 1941: incursori in azione in un dipinto di Rudolf Claudus (Foto Marina Militare)

Oggi i mezzi d’assalto della Regia Marina possono essere visitato al Museo Tecnico Navale di La Spezia che dedica una specifica sezione intitolata Uomini, imprese ed Eroi” attraverso un percorso che narra l’evoluzione dei mezzi d’assalto della Marina Militare e al ricordo degli eroici operatori che compirono azioni memorabili come quella della “notte di Alessandria”. La grande teca che accoglie il Siluro a Lenta Corsa – Maiale – catalizza gli sguardi dei visitatori e racconta gesta immortali di audacia e sprezzo del pericolo.

I mezzi d’assalto sviluppati nella seconda guerra mondiale dalla Regia Marina nascono allo scopo di riequilibrare il divario di potenziale che nel Mediterraneo vedeva contrapposta la Marina Britannica a quella Italiana. Il Siluro a Lenta Corsa è la massima espressione della tecnologia subacquea italiana dell’epoca: il progetto deriva dalla “mignatta” di Rossetti e Paolucci realizzata durante la prima guerra mondiale (il cui unico esemplare esistente è custodito al Museo Tecnico Navale della Spezia) e viene sviluppato da due ufficiali del Genio Navale, Teseo Tesei e Elios Toschi. Si tratta di un mezzo d’assalto subacqueo derivato dal corpo di un siluro modificato e reso pilotabile da due operatori in grado di condurlo in prossimità del bersaglio e posizionare una carica esplosiva – collocata nella testa del mezzo – al di sotto della carena della nave nemica.

Il progetto nasce a metà degli anni ’30, nel pieno della guerra d’Etiopia, in vista di un possibile allargamento europeo del conflitto. Scongiurato temporaneamente il pericolo, i progetti vengono accantonati per essere poi ripresi nel 1939 e portati avanti nella base segreta di Bocca di Serchio (LU).

Tutti temi toccati dal comandante Alessandro Busonero che ha pure posto l’accento sulla sterminata letteratura che ruota attorno alle imprese degli incursori della Regia Marina, fumetti e film compresi.

Le copertine dei fumetti dedicati alle eroiche imprese degli incursori della Regia Marina

“Non esistono grandi uomini ma solo grandi azioni che uomini normali sono stati a dover compiere e che, in imprevedibili circostanze e non per premeditata loro volontà, diventano grandi, diventano eroi” ebbe modo di dire e scrivere l’Ammiraglio Gino Birindelli. Un concetto semplice e complesso allo stesso tempo che dà il senso della vita, delle azioni e delle operazioni che gli incursori di ieri e di oggi compiono al servizio del Paese. Ed è stata la testimonianza dell’incursore in congedo Umberto Sartori, classe 1936, che nel 1955 frequentò il 6° corso incursori a rendere la serata ancor più densa di significato e ricca di spunti di riflessione perché proprio dalla viva voce di chi ha vissuto esperienze, fatti e situazioni può essere compreso l’impegno e lo spirito di abnegazione di chi fa parte di questo speciale “gruppo” e fiore all’occhiello della Marina Militare.

Ascolta la testimonianza

Vincenzo Grienti

(Fonti: Archivio Ufficio Storico Marina Militare, L’Argentario, Centro Studi “Don Pietro Fanciulli” di Porto S. Stefano)

(Credits Video: Linda Busonero)

Per saperne di più sulla storia e le imprese degli incursori:

Storia, origini e imprese degli incursori della Marina (Fonte ANAIM)

Gli incursori della Marina Militare (Fonte: Marina Militare)

L’impresa di Alessandria