20 settembre. La prima Giornata nazionale degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi
Una giornata per non dimenticare. Una data, il 20 settembre 2025, in cui saranno promossi incontri, conferenze, mostre, spettacoli e seminari per ricordare il coraggio, l’impegno, la passione e l’amore per l’Italia attraverso la resistenza e il rifiuto ad allearsi con il nazifascismo degli internati italiani nei campi di concentramento.
Una giornata per ricordare altresì le decine di migliaia di cittadini italiani, uomini e donne, prelevati a forza dalle varie zone dell’Italia occupata per essere utilizzati nell’economia di guerra del Terzo Reich tra il 1943 e il 1945, e le storie di migliaia di quei lavoratori civili che, volontariamente emigrati in Germania prima del ’43, vi furono trattenuti forzatamente dopo l’8 settembre.
Grazie alla Legge 13 gennaio 2025, n.6, approvata dal Parlamento all’unanimità, finalmente questa testimonianza sarà ricordata il 20 settembre con la Giornata degli Internati Italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Le celebrazioni cominceranno già da venerdì 19 settembre quando ANRP, ANEI e ANED, le tre associazioni che curano la memoria degli italiani internati, saranno ricevute al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nel pomeriggio del 19, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, verrà inaugurata la Mostra sulla Giornata degli Internati Italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale promossa dall’ANRP. Il 20 si terrà poi la deposizione di una corona presso l’Altare della Patria, al Monumento al Milite Ignoto.
“Un’occasione per ricordare la resistenza senz’armi degli IMI dopo l’8 settembre 1943, data dell’annuncio dell’Armistizio”, spiega il Presidente dell’ANRP Nicola Mattoscio. “Questo accade quando l’Italia è spaccata in due, con gli Alleati anglo-americani e canadesi che hanno già conquistato buona parte meridionale della penisola, mentre al Nord si costituisce la RSI. Una vicenda che può essere ripercorsa presso il nostro Museo Vite di IMI di via Labicana a Roma, il quale racconta le sofferenze degli oltre 650mila soldati e ufficiali, gli IMI (Internati militari italiani), che si rifiutarono di collaborare con i nazifascisti e per questo vennero avviati nei lager del Terzo Reich”.
“Non fu una scelta facile” aggiunge lo storico Luciano Zani, Vicepresidente dell’ANRP. “Anche se tra gli ufficiali vi furono motivazioni di carattere più spiccatamente ideale, i soldati italiani facevano parte di una generazione educata a non prendere decisioni autonome. Credere, obbedire e combattere era il motto di quei giovani inquadrati, fin dall’infanzia, nelle formazioni fasciste e lo stesso concetto di Patria, all’apice di ogni loro aspirazione ideale, dovette essere rielaborato. Il loro ‘NO!’ fu il primo passo verso la riconquistata libertà di pensiero”.
Una storia di sofferenza, ma anche di resistenza che il 19 e 20 settembre rivive nella memoria e nel ricordo dell’Italia e dei familiari dei reduci dalla prigionia e dalla Guerra di Liberazione. Gli IMI furono condotti in diverse zone del Reich: Germania, Austria, Polonia e Cecoslovacchia. I militari di truppa e i sottufficiali vennero rinchiusi negli Stammlager (detti Stalag), per essere adibiti al lavoro coatto in miniere, fabbriche e campagne sopperendo all’esigenza di mano d’opera dell’economia tedesca. Chi si rifiutava era destinato ai campi di punizione (Straflager), dove le possibilità di sopravvivenza erano minime. I circa 30.000 ufficiali vennero collocati negli Offizierlager (detti Oflag) o in blocchi separati degli Stalag, dove non erano obbligati a lavorare, ma furono sottoposti a continue pressioni per convincerli ad aderire alla Repubblica Sociale Italiana. La stragrande maggioranza di loro, nonostante le crescenti e drammatiche difficoltà in cui si trovarono, non si piegò.
Tra gli IMI tantissimi uomini del mondo della cultura, del giornalismo, dello spettacolo e della politica: Giovannino Guareschi, Mario Rigoni Stern, Tonino Guerra, Gianrico Tedeschi, Paolo Desana, Alessandro Natta, Enrico Zampetti e Vittorio Emanuele Giuntella: agli ultimi due è intitolata la Biblioteca dell’ANRP, che custodisce oltre 30.000 volumi nel Centro Studi e Ricerche della sede nazionale.
Tra le numerose iniziative in tutta Italia la mostra che si terrà a Roma al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

