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17 dicembre 1973. Il sacrificio del finanziere Antonio Zara

Una vittima del dovere e del servizio allo Stato e alla Guardia di Finanza. Un testimone coraggioso la cui vita si spezzò il 17 dicembre 1973. Aeroporto di Fiumicino, ore 12.50: una cruenta incursione da parte di un commando palestinese che assaltò con il lancio di due bombe un Boeing della compagnia americana Pan-Am in partenza per Beirut causò trenta morti.

L’attentato al Boeing della Pan-AM all’aeroporto di Fiumicino nel dicembre del 1973

Per assicurarsi la fuga i terroristi catturarono degli ostaggi e si diressero sulla pista verso un aereo Lufthansa, pronto al decollo. Il finanziere Antonio Zara, che si trovava in servizio di vigilanza doganale nei pressi del velivolo, tentò una disperata reazione, alla quale i palestinesi risposero vigliaccamente con una raffica di mitra che ne stroncò la giovane vita. Alla memoria del coraggioso Finanziere molisano fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare , con la seguente motivazione:

Giovanissimo finanziere in servizio nell’aeroporto intercontinentale di Fiumicino, si lanciava da solo, arma in pugno, ad affrontare un gruppo di terroristi che, dopo aver catturato degli ostaggi e compiuto una violenta azione di fuoco, correva verso un aereo fermo sulla pista.

Sorpreso da altro terrorista sopraggiunto dietro di lui e costretto dall’arma puntatagli alle spalle ad avviarsi in direzione dell’aereo, che il commando intendeva usare per la fuga, pur consapevole del sacrificio cui andava incontro, del quale non potevano lasciargli il minimo dubbio la spietata risolutezza dell’aggressione e la determinazione feroce dei terroristi, tentava una disperata reazione ed era fulminato da un colpo sparatogli alle spalle.

Il cosciente suo olocausto rifulge come prova suprema della volontà eroica d’esser fedele al dovere giurato e come esempio sublime d’incoercibile anelito ad opporsi con la vita stessa contro il brutale disprezzo della legge umana e civile. Aeroporto di Fiumicino, 17 dicembre 1973”.

Antonio Zara era nato a San Felice del Molise, in provincia di Campobasso, il 20 novembre 1953. Si era arruolato nel Corpo della Guardia di Finanza il 10 novembre 1972, appena diciannovenne, frequentando il corso allievi presso il II Battaglione di Portoferraio, venendo successivamente destinato al III Battaglione di Mondovì per il completamento dell’attività addestrativa. Terminato il periodo di formazione, il 10 agosto 1973 il neo finanziere venne trasferito alla Compagnia Aeroporti di Roma, assegnato alla “Compagnia Speciale di Sicurezza” dell’Aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci di Fiumicino.

L’Aeroporto di Fiumicino nel 1961

La presenza delle Fiamme Gialle negli aeroporti, aeroscali e idroscali, era stata “attivata” già dal 1923, un mese dopo la nascita della Regia Aeronautica (28 marzo 1923) quando al termine della Grande Guerra, quando ci si proiettò verso strutture aeroportuali adibite non solo ad uso militari, ma anche civile. L’idea che si sarebbero potuti verificare casi di contrabbando inizialmente tra i semplici viaggiatori e in seguito nell’ambito delle spedizioni commerciali diede luogo all’impiego dei militari del Corpo con il “placet” della Direzione Generale delle Dogane. Erano gli albori della storia del servizio aeroportuale della Guardia di Finanza che nel 2023 compie un secolo di vita.

In un secolo di attività operativa negli aeroporti italiani, le Fiamme Gialle hanno operato sapientemente, tutelando sia gli interessi economici e tributari dello Stato, lottando energicamente contro i traffici contrabbandieri, stupefacenti compresi, ma anche assicurando l’ordine e la sicurezza pubblica. Proprio nel dicembre 1973, nel cinquantenario della loro presenza operativa nelle aerostazioni del Paese, le Fiamme Gialle diedero riprova del coraggio e del proprio eroismo, con il sacrificio di Antonio Zara. Ciò contribuì a un maggiore impegno anche sotto il profilo dell’addestramento, delle capacità di investigazione e reazione rapida sulla scia della tradizione del Corpo, primi “Agenti dell’ordine” a mettere piede negli aeroporti italiani nel 1923.

Lo scalo di Torino-Caselle negli anni Cinquanta. I finanzieri prestavano servizio in tutti gli aeroporti italiani dal 1923

Il 12 febbraio 1974, a quasi due mesi dall’uccisione del finanziere Zara, si costituì la Società Aeroporti di Roma a cui furono assegnate tutte le attività divenendo concessionario esclusivo per la direzione e lo sviluppo del sistema aeroportuale della Capitale. Sul fronte operativo i finanzieri affinarono ancor di più l’azione nella lotta al contrabbando e al traffico internazionale degli stupefacenti, settore nel quale si rivelò sempre più preziosa l’opera delle unità cinofile.

A Fiumicino, il più importante scalo commerciale italiano, fu veramente incredibile il lavoro della squadra messa in piedi dal maresciallo maggiore Giuseppe Rizzello, che contemporaneamente a tale compito svolgeva anche quello di Comandante del Centro di Castiglion del Lago. Fu proprio nel corso del 1974, l’anno nel quale la Guardia di Finanza avrebbe ricordato i suoi due secoli di vita, che al Sottufficiale il Comandante Generale del Corpo concesse un Encomio Solenne con la seguente motivazione:

Maresciallo maggiore comandante del Centro di Allevamento e Addestramento Cani di Castiglione del Lago, in possesso di eccellenti qualità tecnico professionali, attraverso un lavoro metodico e costante svolto con esemplare passione, spirito di sacrificio e altissimo senso del dovere, portava le unità cinofile del Corpo ad un livello operativo tale da risultare fra le più qualificate nell’ambito del particolare e difficile impiego e da permettere la scoperta di notevoli quantitativi di stupefacenti presso un aeroporto internazionale. Roma, 5 maggio 1973 (Con D.P.R. in data 14 maggio 1974. Il Finanziere Zara è stato riconosciuto “Vittima del terrorismo”, mentre con D.P.R. in data 29 marzo 2010 e, con decreto rilasciato dal Capo della Polizia, gli è stato concesso lo status di “Vittima del Dovere”).

Era un riconoscimento al grande ruolo delle Fiamme Gialle in tutti gli aeroporti d’Italia nel contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo, dimostrato in piccoli e grandi azioni come l’operazione portata a termine dai finanzieri di Fiumicino grazie anche al fiuto di un abilissimo cane. Episodio pubblicato dai quotidiani del tempo, oltre che dal periodico ufficiale del Corpo:

“Il primo sequestro di entità notevole in Europa, un record che fa meditare sulla pericolosità del triste fenomeno del traffico degli stupefacenti. Appena il tempo di comunicare la data di nascita del fatto nuovo alla 42ª Sessione dell’Assemblea dell’Interpol di Vienna, nell’ottobre 1973 — nel corso della quale si preannunciava l’apparizione sul mercato internazionale di hashish liquido scientificamente conosciuto come T.H.C. (Tetraidrocannabinolo) e, in gergo, come “olio di hashish”, una sostanza particolarmente pericolosa per l’alta concentrazione e per la difficoltà dell’Identificazione — che la Compagnia Aeroporti della 18^ Legione della Guardia di Finanza ne scopriva un ingente quantitativo all’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino e il Nucleo Centrale pt avviava immediatamente indagini e accertamenti, estesi anche all’estero, che portavano alla eliminazione di una pericolosa organizzazione di trafficanti Internazionali”.

L’eccezionale servizio ha tratto origine dallo spirito di osservazione e dall’intuito di militari della Compagnia Aeroporti, insospettiti dalla insolita destinazione di un’autovettura AUDI-NSU – AUTOUNION, di targa straniera, che doveva essere imbarcata su un aereo diretto negli Stati Uniti.

All’atto dell’Imbarco, in occasione delle rituali operazioni di svuotamento del carburante contenuto nel serbatoio dell’auto, non sfuggiva all’occhio dei militari il colore scuro e l’aspetto resinoso della benzina.

L’intervento di uno dei cani antidroga del reparto, il quale annusando il liquido dava evidenti segni di allarme, confermava il sospetto. Nell’interno del serbatoio dell’autovettura venivano infatti rinvenute cinque borse, del tipo farmaceutico, normalmente usate per contenere acqua calda, le quali erano piene di un liquido resinoso che, sottoposto a prime reazioni con esito positivo, risultava essere “olio di hashish” ad alta concentrazione per un quantitativo netto di Kg. 6,500.

Del sequestro, costituente assoluta novità, veniva informata subito la competente Autorità giudiziaria e, seguendo le direttive del Magistrato, il servizio veniva opportunatamente sviluppato all’estero, in collaborazione con gli organismi di polizia collaterali.

Nel breve spazio di pochi giorni, venivano arrestati negli Stati Uniti il proprietario dell’autovettura ed un suo complice: un altro duro colpo veniva così inferto ai trafficanti di droga grazie alla Guardia di Finanza ed al felice ed immediato sviluppo degli accertamenti, realizzato con la collaborazione dei competenti organi statunitensi.

L’olio di hashish sottoposto ad analisi chimica da parte dell’Istituto Superiore di Sanità risultava essere precisamente “resina di canapa indiana ad alta concentrazione di principio attivo”: una sola goccia di tale liquido basta a sostituire anche alcuni etti del tradizionale hashish!

Dunque, una nuova droga, distillata in laboratori clandestini ed apparsa sui mercati clandestini da poco meno di un anno; essa produce effetti identici a quelli dell’hashish ma, concentrata come è, oltremodo più intensi: è un preparato pericolosissimo che ben può essere trasportato e nascosto in flaconcini e fialette.

Un brillante risultato di servizio: la natura stessa della pericolosissima sostanza e il particolare sistema posto in atto per l’illecito traffico aggiungono un altro titolo di merito alla diuturna, costante ed incisiva azione delle Fiamme Gialle (Cfr. Corrispondenza dal titolo “Eccezionale sequestro all’’aeroporto di Fiumicino”, in Il Finanziere, n. 15-16 del 15-31 agosto 1974, p. 19)

I baschi verdi della Guardia di Finanza in servizio

Ed è proprio nel contesto storico, politico e sociale degli anni tra il 1972 e il 1973 che si acuiscono sempre di più in Italia e all’estero fenomeni legati al terrorismo. Fiumicino diventò protagonista in diverse circostanze di alcune modeste azioni classificate come “atti dimostrativi” agli apparati tecnici dell’aeroporto intercontinentale. Tuttavia, in più circostanze attraverso l’operatività dei finanzieri vennero sventate sul nascere azioni che avrebbero potuto avere ricadute ben più drammatica. Infatti attraverso una serie di importanti operazioni di servizio, le Fiamme Gialle riuscirono a bloccare il contrabbando di armi con il relativo sequestro. Che l’area di Fiumicino fosse particolarmente “attenzionata” dai terroristi lo conferma la storia misteriosa dei missili di Ostia, una batteria terra-aria che cinque terroristi avevano in animo di installare su di un terrazzo per abbattere un aereo della compagnia di bandiera israeliana El-Al sul quale avrebbe dovuto viaggiare la premier israeliana Golda Meir, in visita ufficiale in Italia.  Terroristi che per fortuna erano stati arrestati, a quanto pare, su segnalazione del Mossad.

Per tale ragione nell’area aeroportuale furono assegnate alcune unità della poco conosciuta Compagnia Speciale di Sicurezza, antesignana degli odierni reparti dei Baschi Verdi, una specialità operativa del Corpo unica nel suo genere per preparazione, competenza, addestramento e capacità d’intervento. Il reparto era stato fortemente voluto dal Comando Generale del Corpo al fine di tutelare principalmente il personale adibito alle frequenti scorte ai furgoni portavalori ed alla vigilanza aeroportuale (Gerardo Severino – Giuseppe Furno, Storia dei Baschi Verdi (1972 – 2009), Roma, Edizione Ente Editoriale della Guardia di Finanza, 2009).

 

Un vero e proprio giro di boa nel contrasto alla criminalità, al contrabbando e al terrorismo che aveva preso di mira gli aeroporti. I militari che vennero reclutati in questo reparto speciale doveva avere caratteristiche importanti fisiche e psichiche. Già nel corso del 1972 si era proceduto al relativo addestramento di personale mediante un apposito corso della durata di due mesi. Ad esso furono ammessi i sottufficiali e i finanzieri rigorosamente selezionati fra i militari celibi ed in possesso di una particolare prestanza fisica e di ottime qualità disciplinari, morali, di carattere, di coraggio e di spirito di iniziativa.

Il 1° corso per finanzieri specialisti si era tenuto a Portoferraio presso il II Battaglione Allievi Finanzieri, dal gennaio all’aprile 1972 ed era stato diretto dal Capitano Paolo Calvi di Coenzo, all’uopo distaccato dalla Scuola Alpina di Predazzo.

Il corso fu particolarmente impegnativo, anche perché fu necessario innanzitutto amalgamare i militari provenienti dalle varie Legioni, una cinquantina in tutto, dargli una prima impronta, facendo opportuna azione di convincimento per far acquisire loro una determinata mentalità operativa.

Il quadro istruttori fu impegnato a studiare il tipo di addestramento adatto, compreso quello relativo alla guida degli automezzi predisposti per la scorta valori. Notevole fu infine l’addestramento all’uso delle armi, per il quale furono riservate numerose lezioni nella pratica e nel tiro con i due nuovi modelli di armi distribuiti al nascente reparto, la pistola mitragliatrice Beretta M/12 e la pistola Beretta cal. 9 lungo Brigadier, meglio nota come “modello 51”, oggi esposte presso il Museo Storico del Corpo della Guardia di Finanza a Roma, che in quello dedicato ai Baschi Verdi, ad Orvieto. Il 21 giugno 1972, a consacrazione del 1° corso appena terminato, un gruppo di allievi venne inviato a Gaeta per partecipare alla Festa del Corpo.

In tale circostanza, i militari furono indicati quali appartenenti alla Compagnia Speciale mentre sfilavano in parata davanti al Presidente della Repubblica. I “finanzieri specialisti” indossavano la nuova uniforme operativa, caratterizzata da uno strano casco di cuoio, il quale senza volerlo tracciò la strada al significato del termine “teste di cuoio” reso famoso dalla letteratura poliziesca molti anni dopo.

Ben presto agli antesignani degli odierni Baschi Verdi (3 sottufficiali e 35 militari di truppa in tutto) fu demandata sia la vigilanza, ai fini della sicurezza degli obiettivi, di alcuni Uffici centrali del Ministero del Tesoro (allora separato da quello delle Finanze), in Via XX Settembre a Roma, ma soprattutto la sicurezza della Banca d’Italia e dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, con la conseguente scorta in occasione della spedizione di cartevalori. Contemporaneamente, una quindicina di militari della Compagnia Speciale addestrata a Portoferraio, confluiti nella Compagnia Aeroporti di Roma, assicurarono i servizi di sicurezza ai varchi aeroportuali, quindi sia a Fiumicino che a Ciampino. In seguito il dislocamento operativo avrebbe interessato anche altri scali nazionali, sia di rinomata importanza commerciale, sia perché considerati a rischio dal punto di vista doganale, come nel caso di Milano-Linate.

Poi arrivò il 1973, che sarebbe dovuto passare alla storia del Corpo proprio per il cinquantenario del Servizio Aeroportuale (1923 – 1973). Invece fu funestato dalla barbara uccisione del finanziere Antonio Zara rimasto nel cuore e nel ricordo della gente, ma soprattutto nella memoria di tutti i militari delle Fiamme Gialle.

Vincenzo Grienti
Gerardo Severino

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