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Vaticano. Conclave: la storia delle elezioni del Papa

Extra Omnes. Tutti fuori. Quando il Maestro delle celebrazioni liturgiche pronuncia questa frase ha inizio il Conclave. Si chiudono le porte della Cappella Sistina e si dà inizio alla riunione plenaria dei cardinali di tutto il mondo in “cum clave”. Le origini risalgono all’elezione di Gregorio X, quando, dopo 18 mesi di vacanza, i viterbesi rinchiusero i porporati nel Palazzo pontificio di Viterbo. La maggioranza richiesta per l’elezione del Papa durante i secoli non è stata sempre uguale. Le votazioni potevano avvenire per scrutinio fino al raggiungimento della maggioranza richiesta, per acclamazione, per compromissum qualora si faceva strada l’impossibilità dell’accordo a delegare la scelta dell’eletto ad un piccolo gruppo di cardinali. Altra forma invece era quella dell’accesso, ossia quando un candidato era giunto vicino alla maggioranza richiesta e si poteva chiedere ai cardinali che non lo avessero votato di farlo.

Gregorio XV nel 1621 rafforzò la segretezza del voto, impose la maggioranza dei due terzi e rese più difficile il ricorso alla nomina per acclamazione, pratica che poteva favorire i capi delle fazioni cardinalizie. A condizionare i conclavi furono soprattutto, agli inizi del 20° sec. quella che venne definita “la pratica dell’esclusiva”, ossia una sorta di diritto di veto che le monarchie europee potevano opporre di fronte a candidature non gradite. Sede esclusiva dei conclavi in Età moderna fu il Vaticano, con l’eccezione di Pio VII che fu eletto nel 1800 a Venezia, e nel 19° sec., fino al 1870, sede del conclave fu il palazzo del Quirinale.

La costituzione Vacantis Apostolicae Sedis (1945) dettò che il Conclave doveva riunirsi in territorio vaticano, al massimo entro 20 giorni dalla morte del Papa e che vi partecipino come elettori tutti i cardinali che non hanno ancora compiuto 80 anni (norma introdotta da Paolo VI nel 1975); nell’insieme non devono superare il numero di 120. Secondo la più recente costituzione Universi Dominici Gregis (1996), l’elezione può avvenire soltanto attraverso lo scrutinio segreto; sono richiesti i due terzi dei voti, ma, se l’elezione non avviene entro il trentaquattresimo scrutinio, si può procedere all’elezione per maggioranza assoluta, anche votando soltanto i due nomi che nello scrutinio immediatamente precedente abbiano ottenuto i maggiori suffragi. Il cerimoniale del Conclave prevede che dopo ogni scrutinio le schede vengano bruciate; da questa combustione, con l’aiuto di paglia bagnata o secca o di qualche altra sostanza, risulta il fumo nero o bianco che annuncia il risultato negativo o positivo degli scrutini (Fonte: Treccani).

Letteralmente «luogo chiuso in cui si riuniscono i cardinali per eleggere il pontefice», il conclave è un’istituzione quasi millenaria che si caratterizza per le procedure apparentemente immutabili e fuori del tempo. Ma quest’assemblea, dove pochi «principi della Chiesa» conferiscono ad un eletto – caso ormai più unico che raro – un’autorità assoluta a vita, non è così immobile e rigida. Nel libro “Il conclave” (Il Mulino, 2001), Alberto Melloni ripercorre la storia dell’elezione del Papa nelle sue complesse stratificazioni politiche e teologiche, fino alle innovazioni novecentesche del «conclave segreto». Come si sono svolti i conclavi e quali modificazioni normative hanno prodotto? Che significato ha una procedura che non cessa di rinnovarsi in ogni sua dimensione, di volta in volta adattandosi al contesto storico? Sono gli interrogativi rilevanti che trovano risposta in questa disamina, tanto rigorosa nel ricostruire il passato quanto aperta sui problemi del futuro.
Un libro davvero molto interessante che si lega ad altri volumi come quello di Ambrogio Piazzoni dal titolo “Storia delle elezioni pontificie” (Piemme, 2005). Delle quasi trecento elezioni pontificie avvenute nella storia, tra legittime e illegittime, meno di una dozzina si sono concluse con il risultato ipotizzato dai più alla vigilia.
Di volta in volta, la vicenda fu intricata come un giallo, drammatica come una tragedia, affascinante come un romanzo.

Un altro volume molto interessante è quello di Massimo Franco dal titolo “Secretum. Papi, guerre, spie: i misteri dell’Archivio Vaticano svelati dal prefetto che lo guida da un quarto di secolo” (Solferino, 2024). Monsignor Sergio Pagano è uno degli uomini meno conosciuti ma più potenti e rispettati del Vaticano. Prefetto dell’ex Archivio Segreto Vaticano dal 1997, questo vescovo conosce a fondo verità e misteri di quello che è stato definito «la centrale dell’intelligence d’Europa», con milioni di documenti accumulati e custoditi nei suoi locali fin dal 1611, anno della fondazione. Per la prima volta, quest’uomo riservato e colto svela in un libro intervista a Massimo Franco una parte dei segreti racchiusi nel «bunker», il deposito sotterraneo lungo 86 chilometri lineari che ospita i documenti più riservati, visitato in esclusiva dall’autore per questo libro.Ne emerge una rilettura inedita e spiazzante di alcuni passaggi storici fondamentali. Dalle carte del processo a Galileo, ai silenzi di Pio XII sulla Shoah: temi cruciali che Pagano ha avuto il compito di studiare e rendere pubblici. E ancora, dalla razzia degli Archivi Vaticani da parte delle truppe di Napoleone, che li trasferì a Parigi, alla rete di spie papali a caccia dei «modernisti»; dal ruolo dell’America e dei suoi dollari nei conclavi del passato, al rapporto tormentato con la Cina comunista. Il libro rivela le ragioni che nel 2019 hanno spinto papa Francesco a rinominare l’Archivio Segreto, chiamandolo Apostolico. È solo una delle «pepite» che emergono da questa miniera di aneddoti, intrecci, a volte leggende che aiutano a conoscere le dinamiche, oltre che la storia, di un’istituzione millenaria.

“Habemus papam. Segreti e misteri dei dieci conclavi che hanno fatto la storia” (Giunti, 2025) è invece il volume scritto dallo storico e giornalista francese Yves Chiron. L’elezione di un nuovo papa, fin dal nome, è da sempre avvolta da un’aura di segretezza. Il papato è una delle rare monarchie, fra le più antiche al mondo, in cui il sovrano è eletto da un’assemblea e non designato per via ereditaria. Un’altra peculiarità è che le regole sono rimaste pressoché invariate da mille anni: quando arriva il momento, più di cento cardinali si riuniscono in conclave in un luogo isolato dal mondo, la Cappella Sistina, per nominare il futuro pontefice. Tuttavia, mentre il processo di scelta del nuovo papa è immutabile, lo svolgimento di ogni conclave è diverso e il suo esito spesso sorprendente. Se tutti sappiamo come questo cerimoniale ha fine – la fumata bianca, l’annuncio «Habemus Papam» – pochi immaginano cosa accade davvero durante un conclave. Yves Chiron ci guida alla scoperta dei dieci conclavi che hanno segnato la storia della Chiesa e, di fatto, del nostro mondo, tra ambizioni personali e strategie politiche. Dall’elezione di Gregorio X, che durò quasi tre anni (1268-1271), al conclave che portò allo scisma d’Occidente (1378), dalla nomina del dissoluto cardinale Borgia, sul finire del Quattrocento, alla proclamazione nel 2013 di papa Bergoglio, un volume dal taglio politico e divulgativo destinato a diventare un punto di riferimento.