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Romulo Giuffra: l’eroico artigliere italiano di Pocito (Cicagna/Genova, 1829 – Corrientes/Argentina, 1866)

Come ho più volte ricordato in alcuni contributi ospitati da questo diffusissimo portale storico, sono stati moltissimi gli italiani che nel corso dell’Ottocento si recarono in America Latina onde prendere parte alle guerre per l’indipendenza di taluni Paesi (quali l’Argentina, il Brasile e l’Uruguay, tanto per citare i più noti) che da decenni avevano aperto le porte all’immigrazione dalla nostra Penisola, allora frammentata in tanti piccoli Staterelli, ove la libertà non regnava certamente sovrana. Molti di loro si sarebbero distinti nel corso di celebri battaglie, avrebbero guadagnato allori e promozioni, mentre altri – dei quali molto spesso non si sa nulla in Italia – caddero da eroi nel corso di combattimenti all’ultimo sangue, azioni che non furono dimenticate da quelle Nazioni delle quali quegli Eroi avevano indossato le variopinte uniformi, come aveva fatto con orgoglio e determinazione il Ten. Col. dell’Esercito Argentino Romolo Giuffra, al quale ho l’onore di dedicare il presente saggio.

Pianezza di Cicagna in una cartolina degli anni Cinquanta

Una seconda vita in Argentina (1852 – 1861).

 Sono davvero frammentarie le notizie biografiche riguardo alla prima fase della vita di Romolo (in spagnolo Rómulo) Giuffra. Sappiamo solo che egli era nato nel corso del 1829 a Pianezza, una frazione di Cicagna, oggi facente parte dell’area metropolitana di Genova, ma che a quei tempi era uno dei Municipi autonomi nell’ambito del Circondario di Chiavari[1]. Romolo visse a Cicagna sino alla maggiore età, decidendo, infatti, di seguire la via dell’emigrazione verso l’Argentina attorno ai 22-23 anni. È verosimile ritenere, tenendo in considerazione quanto diremo a breve, che il giovane possa essere stato uno dei tanti patrioti liguri che presero parte ai moti insurrezionali del 1848, così come alla stessa 1^guerra per l’Indipendenza d’Italia, e che evidentemente la scelta di lasciare la propria Patria non dovette essere motivata solo da questioni professionali. Molti storici argentini, e tra questi i più volte citati (anche su questo portale) Dionisio Petriella e Sara Sosa Miatello[2] sono concordi nell’affermare che Romolo Giuffra fosse giunto in Argentina all’indomani della famosa “Battaglia di Caseros”, quindi dopo il fatidico 3 febbraio 1852, in un frangente storico nel quale il grande Paese Sud Americano stava affrontando una delle sue più importanti tappe storiche. La “Battaglia di Caseros” – è doveroso ribadirlo anche in questa circostanza – fu combattuta tra l’Esercito Confederato al comando del Generale Juan Manuel de Rosas e il c.d. “Esercito Grande”, composto da truppe brasiliane e uruguaiane e forze provenienti da diverse province argentine. Tale Esercito era allora comandato dal Governatore di Entre Ríos, Generale Justo José de Urquiza, il quale – come si ricorderà – si era sollevato contro Rosas il 1º maggio dell’anno prima. La battaglia ebbe luogo nei pressi della località di Caseros, in quella che oggi è nota come la città di El Palomar, nella Grande Buenos Aires e terminò con la sconfitta di Rosas, il quale fu costretto a riparare in Inghilterra. La battaglia di Caseros segnò un importante punto di rottura nella storia dell’Argentina, in quanto dopo quella vittoria il Generale Urquiza pose termine al precedente sistema politico scaturito dal c.d. “Pacto Federal”, assurgendo, quindi, a Direttore provvisorio della “Confederazione Argentina”, per la quale favorì l’elaborazione di una nuova Costituzione nel 1853, per poi assumere, infine, nel 1854 la stessa Presidenza[3]. L’emigrante Rómulo Giuffra, il quale si era stabilito nel frattempo a San Juan, oggi capoluogo dell’omonima provincia, nella regione del Cuyo, una ridente cittadina situata nella Valle di Tulúm, sulle rive del fiume San Juan, ad un’altitudine di 650 m s.l.m., entrò, quindi, a far parte dell’Esercito Confederato, e molto verosimilmente già come ufficiale, fattore questo che ci induce a ritenere veritiera l’ipotesi secondo la quale egli avesse già ricoperto un incarico di comando presso qualche unità combattente nell’allora Regno di Sardegna.

La battaglia di Estero Bellanco (olio di Candido Lopez)

Al servizio della Confederazione (1861 – 1865).

 La scarna biografia dell’eroe, curata dai citati Petriella e Miatello fa, quindi, un salto in avanti, giungendo al 1861, epoca nella quale l’Argentina è ancora alle prese con le guerre intestine, capeggiate dalla ribelle Provincia di Buenos Aires, la quale si era rifiutata di aderire alla “Confederazione”, sorta – come è stato ricordato in altro contributo ospitato su questo portale e dedicato al Generale Mitre[4] – dalla celebre Convenzione di Santa Fé del 1853. Era stato proprio in quell’anno (1861), mentre a migliaia di chilometri di distanza la Patria di Rómulo Giuffra riusciva ad unirsi sotto forma di Regno d’Italia, che il Generale Bartolomeo Mitre, capo di tutte le forze unitarie aveva deciso un nuovo ricorso alle armi onde ribadire nuovamente la leadership di Buenos Aires sulla “Confederazione”, solo recentemente ribattezzata “Repubblica”. Tale leadership faceva capo, dal 5 marzo 1860, al Presidente  Santiago Derqui, il quale cercò disperatamente di ricomporre l’ennesima frattura. In quel frangente il Giuffra si mise agli ordini del Governatore di San Juan, Avv. Antonino Aberastain, pronto a difendersi contro le truppe degli “Unitarios” inviate da Buenos Aires dal Presidente Derqui. Queste, poste al comando del Generale Juan Saà marciarono, ingrossate da altre truppe provenienti da Mendoza, verso il confine tra San Luis e San Juan, preparandosi così allo scontro. E fu proprio in quella circostanza che il nostro Giuffra prese parte alla nota “Seconda Battaglia della Rinconada del Pocito” o, più, semplicemente “Battaglia della Rinconada” dell’11 gennaio ’61, ponendosi al comando di un reparto d’Artiglieria, con il quale si comportò così valorosamente al punto tale  da meritare il titolo di “Eroico Artigliere di Pocito[5]. In tale località, sita a circa una ventina di chilometri da San Juan, nelle prime ore del mattino si consumò un durissimo scontro di media durata (circa 3 ore), ma che si concluse con la sconfitta totale delle forze di San Juan e con la cattura del Governatore Aberastain e di gran parte degli ufficiali, successivamente posti sotto segregazione da un reparto comandato dal Colonnello Francisco Clavero, il quale, temendo una ribellione o un tentativo di fuga ordinò l’immediata fucilazione dell’Aberastain. Successivamente anche il riottoso Generale Urquiza, che aveva ceduto la Presidenza per scadenza del mandato, si mosse contro Buenos Aires, deciso ormai a tutto pur di affermare la supremazia dei “Federales” sugli “Unitarios”. La vittoria riscontrata dal Generale Mitre sui campi di battagli detti “del Pavon”, il 17 settembre ’61, oltre a decretare il ritiro dalla scena politica del Generale Urquiza, ma anche le dimissioni dello stesso Presidente Derqui (5 novembre 1861), fu veramente decisa per la sorti della stessa “Confederazione”, avendo, infatti, dato inizio a quel processo di costituzione di un moderno stato Argentino, sotto la guida liberale di Buenos Aires. Il Generale Mitre fu così eletto, da parte dell’Assemblea dei rappresentanti delle varie provincie Argentine, nuovo Presidente della Repubblica Argentina, rimanendo in carica per i futuri 6 anni, a partire dal 12 ottobre del 1862.

La battaglia di Tuyuti (olio di Candido Lopez)

Nonostante avesse fatto parte dell’Esercito di San Juan, Rómulo Giuffra fu riammesso egualmente nell’Esercito Nazionale Argentino e assegnato al reparto che, agli ordini del Colonnello Ambrosio Sandes, un ufficiale che aveva la fama di sanguinario, che avrebbe condotto la durissima e violentissima “Campaña contra el Chaco”, come era passato alla storia il Governatore della Provincia di La Rioja, Ángel Vicente Peñaloza, uno dei Caudillos che aveva ripreso le armi contro Buenos Aires, accusata di essersi accaparrata alcuni privilegi, soprattutto in ambito doganale. Come ricordano gli storici Petriella e Sosa Miatello, fu nel 1863 che lo stesso Presidente Mitre nominò il Giuffra Capitano Comandante di Reparto, con il grado di Ten. Colonnello, con l’incarico di istituire proprio a San Juan una “Compagnia di Fucilieri di Linea”. Con tale formazione l’ufficiale Genovese avrebbe preso poi parte al combattimento di Lomas Blancas, del 20 maggio 1863, che fece registrare una prima sconfitta per il Governatore Peñaloza, il quale, tuttavia, non si perse d’animo. Dopo aver vinto sulle truppe di Buenos Aires, a La Rioja, egli entrò nella città di Córdoba il 14 giugno 1863. La sua idea di non combattere entro i confini della città portò, tuttavia, alla sua sconfitta il 28 giugno, al Pajas Blancas. Durante la successiva ritirata, il Peñaloza fu nuovamente messo in rotta a Los Gigantes, nella provincia di San Juan, dalle truppe del Colonnello Pablo Irrazábal. A quel punto Peñaloza si ritirò a La Rioja, ove istituì una Giunta Militare che avrebbe comandato durante la sua assenza. Affrontato nuovamente da Irrazábal a Olta , Peñaloza fu sconfitto e il 12 novembre costretto ad arrendersi, per poi essere passato per le armi dallo stesso Irrazábal. Tornando al nostro Giuffra aggiungiamo che appena l’anno seguente il Comando dell’Esercito gli ordinò di marciare col suo Battaglione alla volta di San Luis. Ciò non fu possibile in quanto la truppa si sollevò, catturando gli ufficiali del reparto per poi marciare verso San Juan, dove assalì il quartiere militare di San Clemente. Il Ten. Col. Giuffra, senza perdersi d’animo, raccolte altre Forze, si pose a capo di una spedizione diretta a San Juan. Al suono di una marcia militare l’eroico combattente di origini italiane attaccò con risoluzione e in forze la Guarnigione ribelle, i cui soldati scapparono immediatamente, gettando addirittura le proprie armi per strada. Completata, quindi, la missione a San Luis, il Giuffra fece ritorno a Buenos Aires, ove rimase in attesa di “nuovi cimenti”.

La “Guerra della Triplice Alleanza” e l’estremo sacrificio del Ten. Col. Giuffra (1865 – 1866).

 La guerra mossa anche dall’Argentina contro il Paraguay fu definita “della Triplice Alleanza” in quanto, a seguito del trattato del 4 maggio 1865 avrebbe visti impegnati l’Impero del Brasile, l’Argentina e l’Uruguay contro il Paraguay del dittatore Lopez, Paese che si trovava già in guerra col Brasile dal 12 novembre 1864. Il conflitto era stato innescato dallo stesso Paraguay il quale temeva un ribaltamento degli equilibri tra i quattro Paesi del bacino del Rio de la Plata in seguito al sostegno del Brasile al rovesciamento del Governo Uruguaiano, suo alleato, da parte di un partito ostile, quello dei “Colorados”. Al rifiuto, opposto da Buenos Aires di permettergli di attraversare la provincia di Corrientes onde entrare in Uruguay, Lopez intimò guerra all’Argentina. La guerra, capeggiata da parte Argentina dallo stesso Generale Mitre, che si sarebbe conclusa solo nel maggio del 1870, in verità sarebbe stata poi utilizzata dai due principali alleati, Brasile e Argentina, per risolvere a loro vantaggio le controversie territoriali su vaste aree che li opponevano al Paraguay. Fu, dunque, proprio nel maggio del 1865 che al Ten. Col. Rómulo Giuffra fu dato incarico di dar vita ad uno dei due Battaglioni di Guardie Nazionali che avrebbero costituito la 4^ Brigata della 3^Divisione Argentina. Si Trattò del celebre “Battaglione di San Juan”, che avrebbe operato nell’ambito di quella stessa provincia, messo a disposizione del Governatore Camillo Rojo.

L’entroterra di San Juan in una cartolina degli anni Cinquanta

Al comando di tale unità il Giuffra si sarebbe ben presto distinto nel combattimento di Estero Bellanco, certamente una delle battaglie più sanguinose, la quale fu combattuta il 2 maggio 1866 contro l’esercito paraguaiano che subì 2.000 vittime tra morti e feriti, mentre gli alleati, soprattutto gli Uruguayani, persero anche loro quasi 2.000 uomini, per lo più feriti. Successivamente il Battaglione prese parte alla battaglia di Tuyuti, che si svolse il successivo 24 maggio nei pressi della collinetta omonima, ed infine, nella celebre battaglia del Boquerón del 16 luglio del 1866, nel corso del quale l’ufficiale fu leggermente ferito. Il Generale Paraguayano Lopez aveva reso il Boquerón un vero e proprio baluardo difensivo, facendo scavare due trincee durante la notte del 13 luglio, da cui prevedeva di far sparare cecchini e artiglieria sul fianco sinistro brasiliano.  Il Generale brasiliano Guilherme Souza guidò 3.000 uomini della 4^ Divisione brasiliana in un attacco alla trincea meridionale alle 05:00 del 16 luglio, supportati da tre Reggimenti di cavalleria brasiliani. I paraguaiani erano guidati dal Colonnello Elizardo Aquino, ferito a morte dopo 16 ore di combattimenti e quattro contrattacchi. I paraguaiani subirono 2.000 vittime nella perdita della trincea meridionale, i brasiliani ebbero 282 uomini uccisi, 1.579 feriti e 38 dispersi, mentre gli argentini ebbero 3 morti e 52 feriti, tra i quali anche il povero Giuffra. Il prode ufficiale dal sangue italiano aveva continuato a combattere fin quando una seconda e più grave ferita lo lasciò a terra, privo di sensi. Traportato all’Ospedale di Corrientes il Ten. Col. Giuffra, compianto dai suoi ufficiali e gregari si spense il giorno 30 dello stesso mese di luglio, senza aver avuto la gioia di salutare la moglie, Nicasia Doldan e i figli. Il Giuffra lasciava questo mondo ad appena trentasette anni, quattordici dei quali vissuti in Argentina, la sua seconda Patria, una Patria che certamente non lo avrebbe dimenticato, avendolo immortalato, come avrebbe fatto di lì a poco, nei libri di storia, oltre che con l’attribuzione della pensione di guerra alla vedova e l’intitolazione di una Scuola nella stessa San Juan (5446, Cacete). La sua progenie rimase ovviamente in Argentina, dando vita ad una famiglia che avrebbe offerto al Paese non pochi contributi di pensiero, incarnati da importanti personaggi, come lo fu il Dottor José Maria Giuffra, il quale durante la prima Presidenza di Hipolito Irigoyen (1916-1922) fu Direttore Generale delle Poste e Telegrafi della Repubblica Argentina ed in seguito “Controllore” dello stesso Servizio in quel di Corrientes, ove la famiglia Giuffra si era stabilita già ai tempi di Don Rómulo Giuffra[6].

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare

[1] Cfr. Gaetano Ferro, L’emigrazione nelle Americhe dalla provincia di Genova, Bologna, Edizioni Pàtron, 1990, p. 97.

[2] Cfr. Dionisio Petriella – Sara Sosa Miatello, Diccionario Biografico Italo – Argentino, Buenos Aires, Asociacion Dante Alighieri, 1876, p. 336.

[3] È opportuno ricordare che in quel frangente (1852) la provincia di Buenos Aires si staccò dalla Confederazione, dando così vita ad uno Stato indipendente, presieduto da Manuel Guillermo Pinto, che praticamente sopravvisse sino al 1861-1862, allorquando furono ormai maturi i tempi per la nascita di una Repubblica unitaria, con capitale Buenos Aires.

[4] Cfr. Gerardo Severino, Bartolomé Mitre, lo statista argentino che tradusse Dante, in www.giornidistoria.net, 18 agosto 2021.

[5] Cfr. Jorge F. Sergi, Historia de los Italianos en la Argentina, Buenos Aires, Editora Italo – Argentina S.A., 1940, pp. 315, 316.

[6] Cfr. Jorge F. Sergi, op. cit. p. 316