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Olivetti: la biografia dell’inventore della Lettera 22

Scorrendo la vita di Adriano Olivetti emerge tutta la sua poliedricità di uomo, imprenditore, scrittore, giornalista, politico. Dopo la laurea in Chimica industriale al Politecnico di Torino, nel 1924 inizia l’apprendistato, come operaio, nella fabbrica di macchine per scrivere fondata dal padre Camillo nel 1908 a Ivrea. Poi il viaggio negli Stati Uniti lo segnerà profondamente e lo aiuterà durante negli anni a introdurre programmi tesi all’innovazione della Olivetti.

Si parte da una nuova organizzazione e da un aumento significativo della produttività della fabbrica di Ivrea. Nel 1931 Adriano Olivetti viaggia fino in Unione Sovietica con una delegazione di industriali italiani. Punta molto sulla promozione e sulla pubblicità, naturalmente nelle restrizioni e nelle risorse del tempo. Nel 1932 Olivetti viene nominato direttore generale dell’azienda e ricoprirà nel 1938 la carica di presidente subentrando al papà. Eccellenza tecnologica, innovazione, apertura verso i mercati internazionali, sono le linee guida della Olivetti di Adriano. In parallelo l’industriale sperimenta metodi e impostazioni di lavoro e pubblica, nella rivista da lui fondata “Tecnica e Organizzazione” numerosi saggi di tecnologia, economia e sociologia industriale. Per Olivetti l’impresa non doveva avere come scopo solo il profitto ma rappresentava il momento di relazione, di costruzione comune e di sviluppo. Nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea nasce il Consiglio di gestione, tra i primi in Italia ad avere competenze sulla destinazione dei finanziamenti per i servizi sociali e l’assistenza.

Nel 1956 l’Olivetti riduce l’orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali a parità di salario, in anticipo di diversi anni sui contratti nazionali di lavoro.

“Quella di Olivetti era semplicemente l’economia italiana, cioè l’erede dell’economia dei Comuni, dell’Umanesimo civile, degli artigiani artisti, dei cooperatori… “ ha spiegato l’economista Luigino Bruni dalle pagine del quotidiano Avvenire il 29 ottobre 2013. La “terza via” di Olivetti era troppo italiana per poter essere riconosciuta dagli italiani, perché metteva a reddito, in piena post-modernità, i tratti tipici e migliori della nostra vocazione: creatività, intelligenza, comunità, relazioni, territori. Uno “spirito del capitalismo” italiano, ed europeo, sostiene Bruni “diverso da quello americano che stava già dominando il mondo, dove il sociale inizia quando si esce dai cancelli dell’impresa e l’imprenditore crea la fondazione filantropica “per” i poveri.

Il capitalismo di Olivetti si occupava del sociale e dei poveri durante l’attività d’impresa. È l’inclusione produttiva è una delle parole-chiave dell’umanesimo olivettiano, una parola ancora oggi tutta da esplorare”. Basti semplicemente pensare che, in modo del tutto controccorrente rispetto ad altri imprenditori del tempo, con rare eccezioni, Adriano Olivetti chiamò a lavorare a Ivrea giovani collaboratori come Marcello Nizzoli e Giovanni Pintori per dare quello che oggi verrebbe definito “un restyling” alla macchina aziendale. Allo stesso tempo aveva capacità decisionali non indifferenti che coniugavano anche l’attenzione nei confronti di quanti lavoravano con lui. Il risultato di questa miscela di lavoro umano e attenzione ai mercati si tradusse nella bellezza del design di macchina per scrivere come la Lexikon 80 (1948), la Lettera 22 (1950), la calcolatrice Divisumma 24 (1956).

Nel 1959 la “Lettera 22” fu indicata da una giuria di designer a livello internazionale come il primo tra i cento migliori prodotti degli ultimi cento anni.

Adriano Olivetti e la sua azienda ebbero così un’espansione sui mercati nazionali e internazionali. Nacquero stabilimenti a Pozzuoli e ad Agliè (1955), a S. Bernardo di Ivrea (1956), a Caluso (1957), ma anche in Brasile, nel 1959. Si legge nel sito internet della Fondazione Olivetti: “Gli ottimi risultati conseguiti sui mercati internazionali con i prodotti per ufficio non distolgono l’attenzione di Adriano Olivetti dall’emergente tecnologia elettronica. Già nel 1952 la Olivetti apre a New Canaan, negli USA, un laboratorio di ricerche sui calcolatori elettronici. Nel 1955 viene costituito il Laboratorio di ricerche elettroniche a Pisa; nel 1957 Olivetti fonda con Telettra la Società Generale Semiconduttori (SGS) e nel 1959 introduce sul mercato l’Elea 9003, il primo calcolatore elettronico italiano sviluppato e prodotto nel laboratorio di Borgolombardo. Il successo imprenditoriale di Adriano Olivetti ottiene il riconoscimento della National Management Association di New York che nel 1957 gli assegna un premio per “l’azione di avanguardia nel campo della direzione aziendale internazionale”. Nel 1959 Adriano conclude un accordo per l’acquisizione della Underwood, azienda americana leader nei prodotti per ufficio con quasi 11.000 dipendenti, a cui il padre Camillo si era ispirato quando, nel 1908, aveva avviato la sua iniziativa imprenditoriale”. Ma Olivetti non fu solo un imprenditore.

Con l’aiuto di alcuni giovani intellettuali fondò la casa editrice NEI (Nuove Edizioni Ivrea) trasformate dopo nelle più celebri Edizioni di Comunità. Conobbe anche la realtà dell’esilio (1944-1945), in Svizzera, dove scrisse di sicuro la sua opera più importante: “L’ordine politico delle comunità, pubblicato alla fine del 1945”. Nel 1946 la rivista “Comunità” iniziò le pubblicazioni diventando un punto di riferimento culturale indiscusso per il movimento omonimo. Alla fine del 1959 le Edizioni di Comunità pubblicano in raccolta i saggi e gli interventi più significativi di Adriano Olivetti con il titolo di “Città dell’Uomo”. L’anno seguente il Movimento Comunità si presenta alle elezioni amministrative e Adriano Olivetti viene eletto sindaco di Ivrea. Il successo induce i comunitari a presentare alcune liste nelle elezioni politiche generali del 1958. In Parlamento risulta però eletto, come Deputato, il solo Adriano Olivetti. Adriano Olivetti muore improvvisamente il 27 febbraio 1960 durante un viaggio in treno da Milano a Losanna.