Missione Boat People. Quando la Marina Militare salvò i profughi vietnamiti nel 1979
Una missione senza precedenti che ha visto la Marina Militare in prima linea per la prima volta fuori dal bacino del Mar Mediterraneo. Un racconto entusiasmante sin dalle prime ore dell’approntamento delle tre unità che presero parte all’Operazione di salvataggio dei vietnamiti nel Mar Cinese Meridionale a partire dalla fine di giugno 1979 per concludersi a fine agosto dello stesso anno. “Non era un contesto internazionale semplice per l’Italia e per il mondo diviso in due tra le nazioni aderenti alla NATO e i Paesi filo-sovietici che facevano parte del Patto di Varsavia – ha spiegato il contrammiraglio Gianluca De Meis, capo ufficio storico della Marina Militare che è intervenuto nell’ambito del ciclo di incontri culturali per i degenti e per il personale dell’IRCCS Maugeri di Bari in cui è stato presentato il libro Missione Boat People di Vincenzo Grienti -. Sullo sfondo di questa situazione venne preparata la missione dell’8° Gruppo Navale della Marina Militare che viene chiamata dal Governo italiano ad approntare la prima operazione di soccorso dalla fine della Seconda guerra mondiale al di fuori del Mediterraneo”.

Un’area, quella asiatica, che aveva già registrato dal 1950 al 1953 l’influenza sovietica e statunitense nella guerra di Corea sottolineandone non solo l’aspro confronto in termini ideologici e politici, ma anche sul fronte militare con il dispiegamento di forze di terra e aeronavali. Più di un decennio dopo, con la guerra in Vietnam, dal 1964 al 1975, si registrò la fuga per motivi politici di centinaia di persone e il fenomeno dei così detti boat people oggetto di attenzione dei mass media. “Una storia che unisce l’impegno delle navi della Marina italiana all’accoglienza a bordo di bambini, anziani, donne e uomini in fuga, ma anche molto interessante sotto l’aspetto medico-sanitario” ha detto il primario Andrea Passantino, responsabile del reparto di cardiologia dell’IRRCS Maugeri di Bari, presentando il volume alle autorità civili e militari e ai molti presenti nella struttura sanitaria che è una vera e propria eccellenza in tutta Italia. Il contrammiraglio De Meis ha coinvolto il pubblico attraverso slide, filmati e fotografie dell’epoca mostrando, anche attraverso le mappe geografiche, le rotte che seguirono il Vittorio Veneto, l’Andrea Doria e lo Stromboli non senza difficoltà.
“Senza dubbio è da sottolineare la capacità della macchina logistica e operativa degli uomini della Marina Militare che, dopo l’avallo del Governo italiano, porterà l’8° Gruppo Navale ad essere impegnato lontano dalla madrepatria e in acque ostili per effettuare una missione di soccorso ai rifugiati politici in fuga dalla dittatura comunista – ha aggiunto il Capo Ufficio Storico della Marina Militare -. Certamente le missioni all’estero, ieri come oggi, sono uno dei compiti che caratterizzano tutte le Forze Armate, ma è la Marina Militare ad essere impiegata più frequentemente e per molteplici ragioni: le navi sono per natura un territorio mobile nazionale che garantisce contiguità tra la terra di partenza e quella di missione. La Marina, inoltre, per tradizione, profilo e cultura, ha ampiamente dimostrato di possedere grandi potenzialità sotto il profilo di diplomazia navale e nel campo delle relazioni internazionali. Un aspetto che in più di un’occasione emerge in questo volume. Nel 1979, in Estremo Oriente, durante l’attività condotta dagli incrociatori lanciamissili Vittorio Veneto e Andrea Doria e dal rifornitore Stromboli sotto il comando dell’ammiraglio di squadra Sergio Agostinelli, il continuo contatto con il Ministero degli Affari Esteri e con le ambasciate italiane a Singapore e Kuala Lumpur si rivelò determinante”.

Un volume che nasce diversi anni fa in quel “laboratorio di ricerca storica e di idee che è l’Ufficio Storico della Marina Militare – ha spiegato il giornalista Vincenzo Grienti -. Tutto è partito dal ritrovamento a Palazzo Marina di una pellicola degli anni Ottanta che conservava un documentario prodotto dalla Marina Militare in cui si raccontava l’Operazione di salvataggio.
“Le vicende storiche rievocate in questo libro illustrano quanto c’è di attuale e immutabile nella naturale propensione marittima del nostro Paese – scrive l’Ammiraglio di Squadra Enrico Credendino, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, nella prefazione al volume. Basti pensare, in tempi più recenti, alla portaerei Cavour che, appena entrata in servizio, ha attraversato in pochi giorni l’oceano per soccorrere i superstiti del terremoto di Haiti del 2010; alle fore anfibie intervenute in aiuto della popolazione di Derna, dopo la violenta alluvione del 2023; a Nave Vulcano che, avvalendosi delle sue elevate capacità logistiche e di assistenza sanitaria, ha operato con efficacia presso Al Arish, in favore delle vittime della terribile guerra di Israele contro Hamas ancora in corso”.
Nel libro “Missione Boat People” emerge la flessibilità, l’addestramento, le capacità professionali e l’esperienza frutto di un’antica tradizione marinaresca, ma anche l’umanità di ufficiali, sottufficiali e marinai, che salvarono quasi mille persone tra donne, bambini, anziani e uomini del “popolo delle barche” per dar loro una vita dignitosa e un futuro diverso in Italia. Un’operazione che nel 1979 venne sostenuta dal Governo e dalla Chiesa, attraverso il Ministero della Difesa e la Marina Militare, con il grande supporto della rete diplomatica italiana in prima linea nel dare supporto alle unità navali.
Al termine della missione, a fine agosto 1979, gli equipaggi ricevettero gli elogi del Presidente della Repubblica Sandro Pertini e furono ricevuti in Vaticano da Giovanni Paolo II in segno di gratitudine per l’importante opera umanitaria svolta nelle acque del Mar Cinese Meridionale.
“Era la prima volta che navi militari italiane andavano a salvare dei profughi ed è un episodio che l’Italia ha il dovere di ricordare, sia per rendere il doveroso omaggio ai protagonisti di quell’impresa sia per mettere in luce le straordinarie qualità umane e professionali della nostra Marina Militare – spiega nella post-fazione del libro monsignor Santo Marcianò, arcivescovo di Frosinone e già Ordinario militare per l’Italia -. Siamo pertanto grati all’autore di questo libro che, di tale vicenda, lascia una grata memoria, per la minuziosità precisa della documentazione e la profondità con la quale il racconto si svolge, offrendo al lettore la possibilità di riflettere con maggiore chiarezza su problemi che ancora ci toccano”.
La serata di Bari ha suscitato numerose domande e curiosità rivolte al contrammiraglio Gianluca De Meis che ha mostrato la mappa del percorso compiuto delle unità della Marina Militare, ma anche le fotografie di numerosi vietnamiti che, grazie all’Italia, oggi, vivono e lavorano nel nostro Paese. Un capitolo della storia navale italiana del secondo dopoguerra che dal 2024, anno dell’uscita del volume edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare, è stato presentato al Salone del Libro di Torino nel 2024 e nel 2025; a Presicce, in provincia di Lecce, nell’estate 2024; a Roma, al Circolo Ufficiali della Marina Militare “Caio Duilio”. Tutti appuntamenti di successo che registrano grandi numeri di pubblico a dimostrazione che ancora una volta la Marina Militare e la sua storia attirano grande interesse non solo di appassionati, ma anche di curiosi su un episodio che resta unico nel suo genere all’interno del filone delle operazioni umanitarie della Forza Navale italiana.
Giulio Marsili