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Giuseppe Canevaro: da capitano marittimo genovose a console generale sardo in Perù (1802-1883)

Come è stato più volte ricordato nei vari saggi pubblicati su questo portale e dedicati all’emigrazione italiana in Sud America, altissimi sono i meriti dei quali si resero protagonisti gli emigrati liguri, tra i primi italiani che raggiunsero storicamente quell’area geografica, anche se per ben altre motivazioni. Ci riferiamo, in particolare, a quelle che, attorno agli anni ’70 dell’Ottocento, avrebbero “costretto” a lasciare l’Italia migliaia e migliaia di nostri connazionali, bisognosi di sfuggirono alla miseria e alla più completa disperazione. Ebbene, fra i liguri che emigrarono in America Latina ancor prima dell’unificazione italiana ci piace, oggi raccontare la storia di un Capitano marittimo, Giuseppe Canevaro, il quale, dopo varie peripezie sarebbe giunto in Perù, stabilendosi definitivamente a Lima, ove avrebbe dato vita ad un vero e proprio impero economico, ma soprattutto ad una numerosa famiglia che, in seguito, avrebbe dato lustro sia all’Italia che allo stesso Perù.

Da Zoagli a Lima (1803 – 1867)

Giuseppe Canevaro nacque in Zoagli, nei pressi di Genova, il 2 luglio del 1802 da Giacomo, anche lui collaudato Capitano marittimo e da Giovanna Raggio. Aveva solo otto anni quando il padre lo introdusse alla vita del mare, imbarcandolo a bordo del proprio bastimento. Era, quella, in buona sostanza la vita che era stata scelta per lui. Qualche tempo dopo, raggiunti i 12 anni di vita, il ragazzo fu, infatti, affidato a tale Capitano Vigne, il quale, con il bastimento “Calipso” assicurava a quei tempi la tratta mercantile con il Centro America. Dopo una breve permanenza all’Avana, il “Calipso ” fece vela per le costa dell’Africa, ove il giovane Canevaro fu raccomandato al nuovo “piloto” del bastimento, un amico e compaesano del Vigne, tale Bernardo Mazzino, grazie al quale Giuseppe avrebbe ricevuto grandi ammaestramenti, sia dal punto di vista professionale che umano. Nel giro di qualche anno il giovane divenne così un vero e proprio “lupo di mare”, tant’è che già a vent’anni gli fu affidato il comando di un bastimento, appositamente armato per lui dal suo stesso maestro. Divenuto ormai anche lui un Capitano marittimo, Giuseppe si separò dal Mazzino, intraprendendo così la rotta delle Antille. Qualche tempo dopo, invece, penso di darsi al commercio, aprendo in proprio un magazzino a Panama. Grazie alla sua naturale energia, ma soprattutto all’ingegnosa operosità, in breve tempo l’attività commerciale ebbe uno sviluppo ammirevole. Ciò gli avrebbe consentito di decollare anche come imprenditore. Nel 1829, tanto per citare un esempio lampante, lo troviamo impiantare una proprio Casa Commerciale anche a Guayaquil (Equador), attività anche questa destinata a rapida ascesa. Lavoratore instancabile, ma soprattutto intraprendente, Giuseppe Canevaro volle raggiungere l’amico Bernardo Mazzino, che nel frattempo si era trasferito in Cile. Era il 1833 quando Giuseppe mise piede a Valparaiso. Ma proprio in Cile, Giuseppe seppe dall’amico di quali potenzialità avrebbe potuto riscontrare in Perù. Fu così che l’anno seguente, dopo aver liquidato gli affari commerciali in Equador, il ligure si stabilirsi a Lima, seguendo, quindi, pari passo i desideri del vecchio amico Mazzino, il quale, solo e senza famiglia, poco dopo lo raggiunse, rimanendo a vivere così con lui in Perù.

Quando questi morì, avrebbe lasciato a Giuseppe tutta la sua cospicua fortuna, fortuna grazie alla quale l’emigrante ligure avrebbe accresciuto ancor più il patrimonio personale. E fu proprio nella capitale andina che Giuseppe contrasse, il 24 aprile del 1834, matrimonio con Maria Francisca Valega, figlia di Don Felice Valega, un commerciante genovese che era arrivato in Perù agli inizi del secolo. Dal matrimonio sarebbero poi nati nel tempo ben 12 figli. Ben presto, Giuseppe riuscì a conquistarsi uno dei primi posti nell’ambito della consistente Colonia italiana in Perù. Grazie alla sua abilità, al suo indomito coraggio, alle sue ampie vedute, ma soprattutto alla non comune onestà, si accaparrò le simpatie, la stima e l’ammirazione di quanti lo circondavano, tanto è vero che nell’arco di pochi anni divenne una personalità molto autorevole, tanto che il suo intervento sarebbe stato spesso sollecitato nella bagarre politica che avrebbe avvolto il Paese. Mentre il Presidente Ramón Castilla y Marquesado lo annoverava tra i suoi migliori amici e consiglieri, fu il Governo Sardo che, nel 1846, lo nominò Console Generale del Regno di Sardegna in Perù, in sostituzione del primo Diplomatico piemontese a ciò incaricato, Luigi Baratta, che aveva assunto tale carica nel 1841. Giuseppe Canevaro avrebbe ricoperto questo delicatissimo ruolo sino al 1861. Durante il suo mandato fu artefice di molte e importanti iniziative, sia favore della Colonia italiana che dello stesso Regno di Sardegna. In tale ambito egli sarebbe stato l’artefice del primo “Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione” firmato dai due Paesi amici nel 1856. Non solo, ma fu anche grazie alla sua inventiva che ebbe  iniziò, e su vasta scala potremmo dire, l’esportazione in Italia del guano (un potente fertilizzante naturale), tanto che, come ricordano alcuni biografi del Cavour, il Conte stesso, con lettere autografe ne lodò l’agire, incoraggiandolo su tale strada, ma anche commettendogli ordinazioni destinate alla sua azienda agricola. Ma Giuseppe Canevaro non fu solo un uomo d’impresa. Nel 1848, allorquando giunse anche a Lima l’eco dello scoppio della 1^ guerra d’indipendenza, l’emigrante di Zoagli, allora già Console Generale da due anni, aprì una sottoscrizione fra gli italiani di Lima, firmandosi egli per primo, per una vistosa somma mensile, che fu poi inviata a Torino per quasi tutta la durata del conflitto. Nel 1849, con la ripresa delle ostilità, il Canevaro regalò al Governo Sabaudo una nave carica di salnitro, minerale necessario per la preparazione della polvere pirica, organizzando anche un Ospedale da campo e un’ambulanza a cavallo. Poco dopo, ricevuta la notizia della disfatta di Novara, il Console di Zoagli scrisse, sia a nome proprio che dei connazionali tutti residenti in Perù, una lettera molto commovente a Re Carlo Alberto, lettera nella quale manifestò il suo dolore e la sua piena incrollabile fede nei futuri destini dell’Italia. E all’amata Italia rimase legato per tutta la vita, tant’è vero che nel 1858 volle raggiungere Torino, presentandosi così a Re Vittorio Emmanuele, il quale lo accolse amichevolmente. In quella circostanza il maturo Console si fece promettere un posto fra i combattenti dell’esercito piemontese, qualora fosse nuovamente scoppiata la guerra contro l’Austria. L’anno seguente, in effetti, la guerra ebbe luogo e il nostro Canevaro si presentò al Cavour, pregandolo di firmargli una lettera che gli consentisse di raggiungere il teatro d’operazione dove voleva andare a combattere. Il Primo Ministro gliela concesse, ma nello stesso tempo ne spedì un’altra allo Stato Maggiore, raccomandando sì il Canevaro per una mobilitazione, ma evitandogli eventuali pericoli, considerata anche l’età avanzata. Si racconta che il Console, quando lo seppe se ne rammaricò, ma volle comunque rendersi utile lo stesso alla nobile causa, tanto da servire in un ospedale militare sino a guerra finita. Giuseppe Canevaro fu veramente un grande protagonista della vita peruviana, tra la prima e la seconda metà dell’Ottocento. Fu il vero punto di riferimento anche per tanti esuli italiani, così come per tanti patrioti del Risorgimento, primo fra tutti il grande Generale Giuseppe Garibaldi, che conobbe nel 1855 e frequentò in quel di Lima. Egli fu comunque ampiamente ricambiato dalla sua Patria d’origine, tanto che per le sue altissime benemerenze ottenne varie onorificenze da parte del Re di Sardegna, e ciò prim’ancora di lasciare la poltrona di Console Generale.

Giuseppe Canevaro, Conte e Duca di Zoagli e Castelvari (1867 – 1883)

La vita di questo nostro illustre connazionale, che tanto bene fece sia alla propria Patria che allo stesso Perù, dando peraltro lustro all’intera comunità  italiana operante nel Paese andino, fu così ricca di fatti e aneddoti per i quali non basterebbe un solo libro biografico. Possiamo solo dire, per concludere il presente saggio, che attorno alla seconda metà dell’Ottocento, avendo ormai trasferito ad alcuni dei suoi figli le imprese di famiglia avviate in Perù, Giuseppe Canevaro volle tornare più spesso in Italia. E lo avrebbe fatto a maggior ragione soprattutto dopo che Re Vittorio Emanuele II, con Decreto del 30 giugno 1867 lo nominò dapprima Conte (e in seguito, nel 1870, anche Duca) di Zoagli, titolo trasmissibile per primogenitura maschile. A quella data, il Conte Canevaro ci risulta risiedere a Firenze, allora nuova Capitale del Regno, in una villa ubicata al civico n. 4 di Via Micheli, lo stesso indirizzo ove risiederanno per anni alcuni dei suoi figli, ormai trapiantati in Italia e destinati a lusinghiere carriere, le stesse che altri fratelli avrebbero raggiunto nello stesso Perù. Giuseppe Canevaro visse, in seguito, a Genova, dove nel 1871 è tra i fondatori della “Società di Navigazione Lloyd Italiano”, nella sua natia Zoagli, dove finanziò la costruzione dell’Ospedale che da lui prenderà poi il nome, assegnandogli peraltro anche una generosa dotazione e, infine, a Spezia, ove si sarebbe spento l’11 luglio del 1883.

 

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare