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Costantino Dimadi, un greco al servizio della diplomazia italiana

Nonostante abbia servito a lungo il Regno d’Italia, facendo parte del Corpo Diplomatico dal 1887 al 1933, si sapeva veramente poco dell’Avvocato Costantino Dimadi, il quale prestò servizio solo presso la Legazione italiana, ad Atene, fornendo principalmente la sua opera di Interprete, sia riguardo alla lingua greca che turca, e poi quella di Cancelliere, peraltro anche in contesti storici molto delicati. Uomo di elevata cultura, amico di personaggi molti noti in Italia, il Dimadi dimostrò, col suo agire, di saper essere anche un buon Italiano, ma soprattutto un fedele servitore dello Stato, come cercherò di documentare attraverso questo breve saggio che gli ho voluto dedicare, realizzato anche grazie alla collaborazione ricevuta dal Maresciallo Capo Silvio Cabiddu, in servizio presso l’Ambasciata d’Italia ad Atene, che ringrazio di vero cuore.

Corfù nei primi anni Sessanta dell’800

Da Corfù ad Atene (1867 – 1940)

 Il protagonista di questa storia, Konstantinos Dimadi, nacque a Corfù, che da appena tre anni era passata al Regno di Grecia, il 14 febbraio del 1867, figlio di Theodoros ed Emilia Bonifazio, nell’ambito di una nobilissima e agiata famiglia locale, verosimilmente appartenente alla Comunità dei Corfioti italiani[1]. Un suo antenato, il Conte Dimadi era stato, attorno al 1825, “Eparca” (Vescovo di rito Bizantino) di Scopelo, una delle isolette che fanno parte dell’Arcipelago delle Sporadi Settentrionali, nel Mare Egeo[2]. Non è, tuttavia, da escludere che la famiglia Dimadi fosse, in origine, proveniente direttamente dall’Italia, anche se non vi sono particolari riscontri documentali, fatta eccezione per una tale Sofia Dimadi, morta di colera nel lontano 1835 a Livorno[3].

Costantino visse a Corfù, ove fra l’altro ebbe modo di studiare a fondo sia il turco che l’italiano (lingua che verrà poi vietata dal Governo Greco, il quale temeva l’influenza dell’irredentismo Italiano), sino al 1887, anno in cui fu assunto dal Ministro degli Affari Esteri del Regno d’Italia e destinato alla Regia Legazione Italiana di Atene, a far data dal 1° di marzo, quale interprete di 2^ categoria gli lingua greca e turca. Il giovane impiegato fu sin da subito preso in simpatia dall’Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario, Comm. Francesco dei Marchesi Curtopassi, ma soprattutto da parte del Segretario di Legazione, il Conte Giorgio Carlo Calvi di Bergolo[4].

Cartolina del Corpo di Spedizione Italiano in Egeo

Fu proprio costui a convincerlo a riprendere gli studi universitari, tant’è che da lì a qualche tempo, esattamente il 9 dicembre del 1889 il giovane si laureò in Giurisprudenza presso la storica Università di Atene. Ottenuta, in seguito, anche l’abilitazione all’esercizio dell’Avvocatura, Costantino Dimadi decise di rimanere in servizio per conto dell’Italia, proseguendo così, seppur lentamente, nella carriera Ministeriale. Abile interprete, il giovane originario di Corfù seppe farsi apprezzare da tutti i Ministri Plenipotenziari che si alternarono nel tempo alla guida della Regia Legazione di Atene, tanto che già nel 1904 ottiene il Cavalierato dell’Ordine della Corona d’Italia, seguito, nel 1907, da quello dei Santi Maurizio e Lazzaro. Non solo, ma già sul finire del secolo il suo “Salotto” aprì i battenti a non pochi patrioti, politici e uomini di spicco italiani, come nel caso di Ugo Ojetti e di Ricciotti Garibaldi. Quest’ultimo, in particolare, ne ricordò gli inviti a pranzo e a cena, citando il Dimadi tra i <<personaggi più in ragguardevoli di Atene>>[5].

Erano, stati, quelli anni molto duri, culminati con il conflitto Greco-Turco, scoppiato il 18 aprile 1897 e che aveva visto in primo piano, nello scenario internazionale, la questione di Creta, isola molto cara agli Italiani. Determinante sarebbe stato, poi, il suo ruolo d’interprete durante la nota “Guerra Italo Turca del 1911-1912, allorquando, nell’aprile del 1912, dietro segnalazione del suo carissimo amico, il  Colonnello di S.M. Vittorio Elia, Addetto Militare della Legazione Italiana di Atene, già residente a Costantinopoli, fu mobilitato e destinato al “Corpo di Spedizione” per l’occupazione delle Isole dell’Egeo, ove, tuttavia, giunse solo nel giugno seguente, dopo aver assolto ad altri importanti incarichi. Nello stesso mese di aprile 1912, infatti, l’Avvocato di Corfù fu messo a disposizione dei tanti giornalisti italiani che raggiunsero Tripoli, ove assicurare i propri reportage. Seguì, nel maggio seguente, la nomina a Commissario della Sezione Italiana che prese parte alla “Esposizione delle Industrie Seriche”, che si svolse in quel frangente proprio ad Atene. Il funzionario svolse in quel contesto un lavoro davvero eccezionale, meritando il plauso da parte del competente Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio[6].

Terminato il conflitto, per il quale l’Avv. Dimadi ricevette la Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Turca, il funzionario fece ritorno nella bellissima Atene, ove continuò ad esercitare il vecchio incarico di interprete. Gli anni a seguire non furono di certo tranquilli, sia riguardo alla Grecia in sé che agli stessi rapporti di quel Regno con l’Italia, guardata con sospetto dopo l’occupazione delle Isole del Dodecaneso[7]. Ad essi seguirono, poi, gli anni della “Grande Guerra”, con le problematiche legate alla politica internazionale filo-germanica varata da Atene, ma soprattutto personalmente da Re Costantino, così come l’occupazione di Adalia, in Turchia, nell’aprile del 1919, nel tentativo di partecipare alla spartizione della penisola con Inghilterra, Francia e Grecia. Non solo, ma alquanto problematica lo sarebbe stata, nel settembre del 1923[8], la decisione di Mussolini di occupare, per circa un mese l’isola di Corfù, in quella che viene per questo ricordata come la “Crisi di Corfù[9]. L’Avvocato originario proprio di Corfù, che nel frattempo aveva ottenuto la doppia cittadinanza, avrebbe assolto egregiamente il suo delicato compito sino al 1° dicembre del 1924, data nella quale, su proposta del Ministro Plenipotenziario, Comm. Giuseppe Brambilla, ottenne l’agognata promozione a Cancelliere di 3^ classe e quindi l’entratura nel Corpo Diplomatico, peraltro confermato nella stessa Capitale Greca. Promosso in seguito nella 2^ classe, il Cancelliere Costantino Dimadi avrebbe ricoperto un ruolo molto importante, allorquando, il 28 settembre del 1928, i Regni d’Italia e di Grecia stipularono un patto di amicizia, garantendosi reciproca neutralità in caso di coinvolgimenti in futuri conflitti. Costantino Dimadi prestò servizio presso la Legazione d’Italia ad Atene sino ai primi mesi del 1933, data nella quale dovette lasciare l’incarico per “raggiunti limiti d’età”.

L’interpretre Costantino Dimadi (ritratto col suo Borsalino) a Tripoli nel 1912 in ausilio ai giornalisti italiani

Rimasto a vivere con la famiglia nella stessa città di Atene, l’Avv. Dimadi mantenne sempre vivo il legame con il “Bel Paese”, molto probabilmente continuando a collaborare, seppure privatamente, con i vari Ministri Plenipotenziari che si sarebbero alternati negli uffici di Via Sekeri, n. 2. Anche l’Italia, in verità, non avrebbe dimenticato il bravissimo Diplomatico, che per ben 46 anni aveva servito la nostra Nazione, dimostrando sempre grandissima professionalità, ma soprattutto grandissimo affetto. Per i suoi altissimi meriti nei confronti dell’Italia, il 27 ottobre del 1937, il Re Vittorio Emanuele III gli conferirà la Croce di Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, mentre il 7 settembre del 1939, a pochi giorni dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, l’Avv. Dimadi assurse al rango di Commendatore, sempre dello stesso Ordine Cavalleresco. Purtroppo, di lì ad un anno, l’Italia di Mussolini e dello stesso Vittorio Emanuele avrebbe infranto l’amicizia con lui e coll’intero popolo Greco, invadendo il pacifico Paese dei Balcani, in quell’infausto dì del 28 ottobre 1940. Da quella data in poi la vita dell’ormai anziano Cancelliere in pensione, il quale, ancora nel 1940, risultava risiedere ad Atene, mutò radicalmente direzione. Avendo assunto la cittadinanza italiana, l’Avv. Dimadi avrebbe pagato anche lui lo scotto di tale appartenenza. Per decisione del Governo Greco furono sequestrati a lui e alla moglie tutti i beni, sia mobili che immobili, alla sede di Atene, tra i quali anche la palazzina di Via Saffo, n. 182, a Callithea, ove la famigliola viveva.

Le scuse del Primo Ministro Greco presso la Legazione Italiana dopo l’eccidio della Spedizione Tellini

Ricordiamo che il Cancelliere Dimadi era unito in matrimonio con la signora Maria Tagliavini, originaria di Budrio (Bologna), ove era nata nel 1870 e dalla quale aveva avuto un unico figlio, Mario, che in seguito abbraccerà anche lui la carriera Diplomatica, Cancelliere a Salonicco. Costretto a raggiungere  da solo l’Italia, l’ex Diplomatico italo-greco prese dimora a Roma, esattamente in Via Montebello, n. 109 (in una camera presa in affitto presso la signora Collalti), ove purtroppo si sarebbe spento, molto probabilmente di crepacuore, nel corso del 1941, pensando i propri cari rimasti a vivere in Atene. Mi piace pensare, tuttavia, che, nonostante la vile aggressione al suo Paese natio, Costantino Dimadi abbia continuato ad amare lo stesso l’Italia, la sua seconda Patria, la quale, se da un lato aveva occupato militarmente la Grecia, dall’altro avrebbe contribuito, purtroppo anche col sangue di non pochi ignoti Eroi, alla riconquista della sua libertà, partecipando con onore alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione, ricordando per tutti l’inizio di quell’epica stagione che coincise, nel settembre 1943, con l’immane sacrificio della “Divisione Acqui” a Cefalonia e nella stessa Corfù, luogo d’origine di Costantino Dimadi. Ma questa è un’altra storia, che purtroppo il nostro protagonista non avrebbe vissuto…

Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare

 

 

 

[1] Con il termine di “Corfioti italiani” si indentificava la popolazione di Corfù che aveva conservato un legame etnico e linguistico con la Repubblica di Venezia.

[2] Cfr. Corrispondenza dal titolo “Notizie d’Oriente”, in <<Gazzetta di Parma>>, n. 50 del 25 giugno 1825, p. 199.

[3] Cfr. Collezione di tutti i documenti riguardante il Cholera Morbus che afflisse la Comunità di Livorno nell’anno 1835, Livorno, Stamperia degli Eredi Giorgi, 1836, p. 47.

[4] Cfr. Ministero degli Affari Esteri, Annuario Diplomatico del Regno d’Italia pel 1887, Roma, Ippolito Sciolla Tipografo del Ministero degli Affari Esteri, 1887, p. 95.

[5] Cfr. Ricciotti Garibaldi, La Camicia Rossa nella Guerra Greco-Turca: 1897, Roma, Tipografia Cooperativa Sociale, 1899, pp. 224 e 228.

[6] Cfr. Corrispondenza dal titolo “Esposizione d’industrie seriche in Atene nel maggio 1912”, in <<Bollettino Ufficiale del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio – Primo semestre 1912>>, Roma, Tipografia Ditta L. Cecchini, 1915, p. 152.

[7] Sull’argomento vgs. Gerardo Severino, Le Relazioni Diplomatiche tra Italia e Grecia (1833 – 2023), in www.reportdifesa.it, 16 gennaio 2023.

[8] Il precedente 27 luglio si era conclusa la “Conferenza di Losanna” tra Grecia, Turchia e potenze dell’Intesa, la quale avrebbe sanzionato la fondazione del nuovo Stato nazionale turco, in luogo del vecchio Impero Ottomano. In quel contesto, l’Italia si vide confermare il possesso del Dodecaneso, già stabilito dal “Trattato di Sèvres”, dell’agosto 1920.

[9] La “Crisi di Corfù” sorse a seguito dell’eccidio della “Spedizione Tellini”, dal nome del Generale Enrico Tellini, la quale era stata incaricata di risolvere una disputa di confine tra Albania e Grecia. Il Generale e i membri della Commissione furono tutti assassinati a Giannina, in territorio greco, il 27 agosto 1923.