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25 aprile 1945. “Bisagno”. La storia e le imprese del partigiano Aldo Gastaldi

Nome di battaglia “Bisagno”, Medaglia d’oro della Resistenza e insignito del titolo di “Primo partigiano d’Italia”. Il 25 aprile 1945, a ottant’anni dalla fine della Guerra di Liberazione, lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua visita a Genova.

Aldo Gastaldi, nacque a Genova il 17 settembre 1921 e morì il 21 maggio 1945 in un incidente vicino a Desenzano del Garda. I genitori furono la sua scuola di fede e gli instillarono un profondo senso del dovere che non lo abbandonò mai. Terminati gli studi iniziò l’attività lavorativa interrotta nel 1941, a seguito della ricezione della chiamata alle armi. Il 15 agosto del 1942 prese servizio con il grado di sottotenente nel 15° Reggimento Genio presso la caserma di Chiavari. Dopo l’armistizio con gli alleati, l’8 settembre del 1943, iniziò la sua avventura partigiana. Nei pressi di Cichero, una piccola frazione del paese di San Colombano Certenoli, nei pressi del Monte Ramaceto, diede il via – nell’inverno del 1943 – insieme con altri compagni al primo nucleo di quella che da lì a qualche mese sarebbe diventata la Divisione Cichero, la più famosa e temuta operante nella zona. Operò sempre con spirito di servizio e la fede fu la sua guida. Non volle mai aderire ad alcun partito. Con il passare del tempo, i suoi uomini riconobbero in lui qualità straordinarie. Fu sempre più amato dai suoi uomini e, dopo la fine della seconda guerra mondiale, lottò fino alla fine per porre fine ai regolamenti di conti che si registrarono in città. Per salvaguardare la vita di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li accompagnò personalmente a casa. La sua vita si spegne il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini.

La notizia dell’avvio del processo per la causa di beatificazione è stata diffusa dalla Curia Arcivescovile di Genova attraverso il settimanale cattolico diocesano ‘Il Cittadino’. Il 31 maggio 2019, infatti, l’allora cardinale arcivescovo, Angelo Bagnasco, ha promulgato l’editto per il Processo circa la vita, la virtù e la fama di santità.

Nel testo del decreto per l’apertura della causa si legge che l’arcivescovo invita “a comunicare direttamente o a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del Servo di Dio” e, “a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con debita sollecitudine al medesimo Tribunale qualsiasi scritto, che abbia come autore il Servo di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa” compresi “i manoscritti, i diari, le lettere ed ogni altra scrittura privata del Servo di Dio”.

La storia inizia l’8 settembre 1943. Il sottotenente Aldo Gastaldi, del XV Reggimento Genio, è di pattuglia a Chiavari quando arriva la notizia dell’armistizio. Non appena viene a sapere che i tedeschi hanno occupato la caserma fa nascondere le armi agli uomini che ha con sé, poi li lascia liberi di andarsene. Lui è tra i primi a salire in montagna: forma un nucleo partigiano a Cichero e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della resistenza in Liguria.
Bisagno interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio; è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile.

Temuto e rispettato anche dai nemici, riesce a far disertare un intero battaglione della Divisione “Monterosa”, il “Vestone”, che passerà poi tra le file partigiane da lui comandate. Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della resistenza tanto da diventare un ostacolo ai piani dei partiti membri del CLN, che tentano di ridurne l’influenza. Nei giorni successivi alla Liberazione Bisagno per garantire l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li riaccompagna personalmente a casa. Poi il dramma: il mistero della sua morte il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini.

La relazione ufficiale, redatta dal commissario politico della Divisione, parla di una caduta accidentale dal tetto
del camion utilizzato per il viaggio; in realtà la dinamica dell’incidente non è mai stata chiarita in modo convincente e molti hanno subito sollevato dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale a Genova partecipa una folla impressionante.

La storia e la vita di “Bisagno” sono raccontata in un libro e in un documentario di Marco Gandolfo che vede la prefazione di Paola De Din: “Dopo settant’anni il nome di Aldo Gastaldi continua a risuonare nella memoria di chi ha preso parte alla lotta di Liberazione – si legge nella quarta di copertina del libro con DVD edito da Itaca Edizioni -. Sottotenente del XV Reggimento Genio, a pochi giorni dall’armistizio sale in montagna e nel giro di pochi mesi, con il nome di “Bisagno”, diventa il comandante più amato della resistenza in Liguria. Gastaldi interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio: è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile. Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della resistenza. È ricordato come “primo partigiano d’Italia”. La sua statura umana e cristiana ha segnato la vita di molti compagni.

Il ricordo di “Bisagno” in occasione dell’80° anniversario della Liberazione da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è lo spunto per fare memoria di un uomo coraggioso dai valori etici e morali forti e ben saldi.

Un ricordo che si aggiunge a tutti gli altri partigiani che in terra ligure hanno dato la vita per l’Italia. Mattarella al suo arrivo ha deposto una corona d’alloro alla lapide dei Caduti della Resistenza presso il Cimitero Monumentale di Staglieno. Il Presidente è poi intervenuto alla cerimonia celebrativa dell’80° anniversario della Liberazione, che si è svolta al Teatro nazionale, Ivo Chiesa.

Nel corso della commemorazione hanno preso la parola Antonio Segalerba, Vice Sindaco metropolitano di Genova, Pietro Piciocchi, Vice Sindaco reggente di Genova, Marco Bucci, Presidente della Regione Liguria, Giacomo Ronzitti, Presidente dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. L’intervento conclusivo è stato affidato al Capo dello Stato.

Durante la cerimonia è stato rappresentato un estratto dello spettacolo teatrale “D’Oro. Il sesto senso partigiano”, momento conclusivo di un percorso di incontri, pensati come tappe di avvicinamento alla giornata dell’ottantesimo anniversario della Liberazione e rivolti principalmente alle nuove generazioni, oltre che a una serie di iniziative che hanno coinvolto la cittadinanza.