Monsignor Paolo Giobbe, un coraggioso nunzio apostolico in Colombia
Il 20 marzo di cento anni orsono (secondo altre fonti era il 30 marzo), S.S. il Papa Pio XI nominò nuovo Nunzio Apostolico in Colombia, allora uno dei Paesi dell’area Latino-Americana ove massiccia ed importante era la presenza di cattolici, Monsignor Paolo Giobbe, un quarantacinquenne romano, al quale sarebbe stata affidata quella importantissima rappresentanza diplomatica per un intero decennio: un vero record[1]. La scelta fu decretata dal Santo Padre in un contesto storico particolarmente importante, sia per il mondo intero, alle prese con la durissima eredità ricevuta dalla “Grande Guerra”, sia per la stessa Comunità Cristiana, che proprio nel 1925 era stata radunata a Roma per il 21° Giubileo universale della Chiesa Cattolica. Con esso, Pio XI volle esortare i fedeli di tutto il mondo a pregare per la pace tra i popoli, evento dal quale sarebbe poi scaturita la grande Esposizione Universale Missionaria, finalizzata a documentare l’attività della Chiesa nel mondo. Monsignor Giobbe svolse il suo mandato in Colombia in un’epoca particolarmente difficile, connotata da un sempre più allarmante e crescente anticlericalismo praticato da Liberali e Comunisti, ma anche dall’ennesima guerra fra Stati confinanti. Lo ricordiamo, quindi, attraverso queste brevissime note, volendo approfittare dei novant’anni da quell’ultima messa, che l’uomo di chiesa avrebbe celebrato nella bellissima Cattedrale Primada di Bogotà, nel giugno del 1935, prima di lasciare per sempre l’amatissima Colombia.
Dieci anni a Bogotà (1925 – 1935)
Nella prima metà degli anni Venti, la Colombia era, tra i Paesi dell’area Latino-Americana, quello ove risiedeva da più tempo un diplomatico della Santa Sede. Ciò era avvenuto a partire dal 9 settembre 1836, allorquando fu destinato a Bogotà Monsignor Gaetano Baluffi, sino ad allora Vescovo di Bagnoregio[2]. La Delegazione Apostolica della Colombia avrebbe operato ininterrottamente per diversi decenni, tutelando sia i diritti della Conferenza Episcopale Colombiana, sia quello delle migliaia di fedeli cattolici sparsi per il Paese. L’8 maggio 1916, la Delegazione fu, quindi, trasformata in Internunziatura Apostolica, mentre il 20 luglio del 1917 fu elevata al rango di Nunziatura Apostolica, una vera e propria Ambasciata. La Conferenza Episcopale della Colombia (“Conferencia Episcopal de Colombia, CEC”), a sua volta era sorta all’indomani dell’esortazione di Papa Leone XIII, il quale, nel corso del 1899, aveva suggerito alle Chiese locali Sudamericane di riunirsi in Conferenze Episcopali, naturalmente con lo scopo di riorganizzare e rivitalizzare la Chiesa di Roma in America Latina[3].

Ebbene, il 20 marzo del 1925, come già ricordato in premessa, Papa Pio XI nominò Monsignor Poalo Giobbe nuovo Nunzio Apostolico in Colombia, ove, sul finire dello stesso anno il Vescovo avrebbe preso il posto di Monsignor Roberto Vicentini, che aveva ricoperto tale prestigiosissima carica dal 2 maggio del 1922, per poi assumere, dal 14 dicembre 1925 il Patriarcato di Antiochia. I dieci anni che Monsignor Giobbe visse a Bogotà non furono certo facili, se non altro quelli relativi nella seconda metà del mandato, come si può immaginare, tenendo presente i forti contrasti che sarebbero ben presto sorti con il variegato mondo liberal-comunista colombiano. Il prelato giunse in Colombia nel contesto storico nel quale ne era Presidente Miguel Abadìa Méndez, noto politico, diplomatico e scrittore colombiano, membro di punta dello storico Partito Conservatore (fondato nel 1849), con il quale Mons. Giobbe avrebbe avuto ottimi rapporti, come ci confermano anche le cronache giornalistiche dell’epoca. E fu già a partire dal 1926 che in Colombia, anche grazie ai “buoni uffici” di Mons. Giobbe, si ebbe modo di organizzare il primo Congresso della Gioventù Cattolica, riunito a Bogotà in dicembre, così come la stessa Azione Cattolica Colombiana, alla cui fondazione collaborò lo stesso Nunzio Apostolico[4]. Ebbene, l’egemonia dell’area Conservatrice, da sempre vicina alla Chiesa di Roma (l’appoggio alla Chiesa Cattolica e al suo diritto di partecipare alla vita politica del Paese è ancora oggi nei programmi del partito), si era protratta fino alla seconda metà del 1930, mentre il Paese era già interessato da fenomeni di modernizzazione, di prima industrializzazione e di relativo sviluppo economico.

I liberali, di nuovo al potere, a partire dal 7 agosto del 1930, con l’elezione del Presidente Enrique Alfredo Olaya Herrera, avviarono anche loro una politica di riforme, ma, purtroppo, innescarono anche una sorta di guerra contro l’Episcopato colombiano, accusato di forti pressioni e condizionamenti proprio sul partito Conservatore ma anche di condizionare le scelte elettorali della popolazione. E lo saranno, sempre per Monsignor Giobbe, ancor più difficili i mesi compresi tra il 1º settembre 1932 e il 24 maggio 1933, epoca nella quale la Colombia fu coinvolta in una guerra contro il Perù per la contesa di un vasto territorio denominato “Trapezio Amazzonico”. La guerra, definita anche “Guerra Colombiano-Peruviana”, ovvero “Guerra di Leticia o Incidente di Leticia”, era stata innescata da problemi confinari, risolti solo nella primavera del 1934 grazie all’intervento della Società delle Nazioni[5]. Ad esacerbare i rapporti concorse, infine, anche l’elezione alla Presidenza della Repubblica, nel 1934, di Alfonso López Pumarejo, un esponente di spicco del Partito Liberale, notoriamente anticlericale, il quale avrebbe ottenuto il sostegno di importanti settori rurali e sindacali, oltre a quello del Partito Comunista colombiano, nemico giurato della Chiesa. Egli avrebbe ricoperto la carica di Presidente della Colombia dal 1934 al 1938 e di nuovo dal 1942 al 1946. In Colombia – è opportuno ricordarlo – l’anticlericalismo dei liberali e dei comunisti fu un elemento centrale della politica e della cultura di quella Nazione, soprattutto nel periodo tra il XIX e il XX secolo.

Si trattava, in buona sostanza, di un anticlericalismo imperniato su di un’ideologia che promuoveva la separazione tra Chiesa e Stato, e che vedeva la Religione Cattolica come l’unico ostacolo al progresso sociale e politico dei colombiani. Ciò, purtroppo, accadeva in un Paese a fortissima tradizione Cristiana, ove giocoforza la stessa Chiesa si era sostituita allo Stato, soprattutto quando si era trattato e si trattava ancora di migliorare la situazione di vita delle popolazioni più deboli e disagiate, abbandonate a loro stesse, nonostante le pompose promesse elettorali. Monsignor Giobbe, al quale si affidò completamente anche la locale Comunità italiana, presterà, tuttavia, servizio diplomatico in Colombia sino al 13 giugno del 1935, allorquando fu nominato Nunzio Apostolico nei Paesi Bassi. Al suo posto giunse a Bogotà, il successivo 4 luglio, Monsignor Carlo Serena, Arcivescovo titolare di Mira, al quale spetterà assicurare tale incombenza sino al 22 ottobre del 1945, anche in questo caso un lungo decennio caratterizzato da gravissime tensioni e drammi sociali, come lo sarebbe stata soprattutto la Seconda guerra mondiale.
Qualche breve cenno biografico sul Cardinale Giobbe (1880 – 1972)
Paolo Giobbe, nato a Roma il 10 gennaio 1880, entrò giovanissimo nel Pontificio Seminario Romano, per poi essere ordinato presbitero il 4 dicembre 1904. Rimasto, quindi, a Roma, vi svolse il ministero pastorale fino al 3 maggio del 1909, data nella quale fu nominato da Papa Pio X Cameriere segreto soprannumerario di Sua Santità, svolgendo così anche le mansioni di Censore dell’Accademia Liturgica Romana, oltre che quella di minutante presso la Sacra Congregazione de Propaganda Fide e assistente all’Ateneo Urbano “De Propaganda Fide” fino al 1918. Nominato, il 6 novembre del 1917, da Papa Benedetto XV Prelato domestico di Sua Santità, divenne anche rettore della Pontificia Università Urbaniana “De Propaganda Fide” dal 1918 al 1925. Il 20 marzo del 1925 fu, invece, nominato da Papa Pio XI Arcivescovo titolare di Tolemaide di Tebaide, ricevendone la consacrazione episcopale il 26 aprile. Nominato nello stesso frangente storico Nunzio Apostolico in Colombia, abbracciò così la carriera Diplomatica, in virtù della quale opererà per oltre un trentennio, peraltro in contesti ancor più drammatici, come lo fu la sua presenza a l’Aja, in Olanda, durante la nefasta occupazione tedesca[6]. Tornato a Roma nel 1958, dopo aver prestato servizio a l’Aja per oltre un ventennio, il 15 dicembre di quello stesso anno fu nominato Cardinale da parte di Papa Giovanni XXIII (suo amico e compagno di studi), in occasione del Concistoro di quel periodo. Il Cardinale Giobbe avrebbe preso parte, a partire dall’11 ottobre 1962 al Concilio Ecumenico Vaticano II, indetto dallo stesso Papa Giovanni il precedente 25 gennaio 1959. In quello stesso contesto, il porporato romano fu nominato Vice Presidente della Commissione liturgica. Per molti anni Cardinalis patronus del Sovrano Militare Ordine di Malta, l’ex Nunzio Apostolico in Colombia si spense nella sua stessa città di nascita il 14 agosto 1972, novantaduenne. La sua salma riposa nel sacello di Propaganda Fide, nel cimitero monumentale del Verano, ove siamo certi non pochi colombiani e olandesi gli recano ancora oggi omaggio, in memoria del suo straordinario impegno diplomatico e religioso, tra Bogotà e l’Aja.
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Cfr. Giuseppe De Marchi, Le Nunziature Apostoliche dal 1800 al 1956, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1957, pag. 99.
[2] Gaetano Baluffi, primo diplomatico >Vaticano in Colombia, nacque ad Ancona il 29 marzo 1788 e si spense ad Imola l’11 novembre 1866.
[3] I 15 Vescovi della Colombia si riunirono per la prima volta il 14 settembre 1908, a Bogotà, sotto la presidenza dell’Arcivescovo Bernardo Herrera Restrepo. Si trattava della seconda riunione di vescovi latino-americani, dopo quella celebrata a Città del Messico, dall’Episcopato messicano, nel 1900.
[4] Cfr. <<La Iglesia>>, vol. 52, anno 1958, pag. 312.
[5] Sull’argomento vgs. Gerardo Severino, Guerra Colombia-Perù. La storia del Trapezio di Leticia e il ruolo determinante della Società delle Nazioni (1932 – 1934, Speciale di <<Report Difesa>>, 10 giugno 2024.
[6] Sull’argomento vgs. Marco Figliola, Due Nunzi nella Tempesta. I documenti di Paolo Giobbe e Cesare Orsenigo negli archivi vaticani: l’occupazione nazista e la Chiesa Olandese (1940 – 1943), in <<Quaderni di Storia della Chiesa>>, Roma, Dipartimento di Storia della Chiesa, Pontificia Università della Santa Croce, 2024.