Gli italiani di Chiclayo. Storia di una comunità che ha fatto molto per il Perù
Chiclayo, della cui esistenza molti italiani hanno appreso solo dopo la nomina del Cardinale Robert Francis Prevost al Soglio Pontificio, è una città costiera del Perù Settentrionale, nella regione di Lambayeque, capoluogo dell’omonima provincia. Quarta città del Perù, sia per via della popolazione (oltre 600.000 abitanti) che per la sua ricca economia, Chiclayo è stata una delle prime località del bellissimo Paese andino ove s’insediò, attorno al 1845, una delle prime Colonie di emigrati liguri, gli stessi che nell’arco di qualche decennio avrebbero dato vita a decine di importanti imprese agricole, industriali, ovvero dedite al commercio marittimo, le stesse che consentirono sia alla città che al suo Dipartimento di evolvere anche da un punto di vista urbano e architettonico, con l’erezione di importanti dimore, palazzi del potere ma anche di completare finalmente la bellissima Chiesa Metropolitana di Santa Maria, della quale tratteremo in seguito. Molti oriundi italiani hanno avuto la gioia di conoscere personalmente il Cardinale Prevost, di apprezzarne le doti, ma soprattutto di condividere con lui una comune origine: la nostra bellissima Italia, dalla quale migliaia di uomini, donne, vecchi e bambini erano stati costretti a lasciare, spesso per sempre, nella speranza di un avvenire migliore.
La comunità italiana di Chiclayo, origini e importanza (1871 – 2025)
Chiclayo, per quanto fosse già abitata da una comunità indigena, prima dell’arrivo dei conquistadores, fu fondata nel XVI secolo con il nome di Santa María de los Valles de Chiclayo. Rimasta a livello di pueblo sino alla prima metà dell’Ottocento, fu elevata al rango di città nel 1835. Ciò attrasse evidentemente le prime avanguardie mercantili (quindi non ancora migratorie, come le intendiamo noi, oggi) provenienti dall’Europa, penisola italiana compresa, affascinate dai facili commerci e, soprattutto, dalle risorse locali, grazie ad una sempre più fiorente agricoltura. I primi italiani a giungere in Perù, quindi anche a Chiclayo, furono i liguri, seguiti poi dai piemontesi e, infine, da altri emigrati provenienti da tutta l’Italia unita, dopo il 1870[1]. Ben presto gran parte degli emigrati italiani, molti dei quali provenienti dal Meridione si diedero al commercio dei prodotti agricoli (riso, canna da zucchero e cotone, principalmente), generi provenienti dalle zone circostanti, ove, nel frattempo, erano sorte anche le prime fattorie di proprietà europea. A favorire il commercio, sia con l’’Europa che con il Nord America provvedeva il porto di Pimentel, prim’ancora che la Regione fosse interessata dagli avveniristici progetti ferroviari. Ebbene, secondo alcuni “Rapporti”, stilati il 6 gennaio e l’11 febbraio 1884 dall’allora Reggente la Regia Legazione italiana di Lima, Marchese Pappalepore[2], una prima ricostruzione delle vicende legate alla presenza italiana in quel di Chiclayo era stata realizzata con rapporto del 28 febbraio 1871, che l’allora Regio legato italiano, Cav. Garrou aveva indirizzato al Ministero egli Affari Esteri, in occasione del Censimento decennale del 1871. In tale rapporto si evidenziava come in quell’anno, la presenza degli italiani in Perù ammontava a ben 12.000 unità, numero destinato ad aumentare negli anni seguenti[3].
Ed è, invece, grazie al Censimento del 1881 che apprendiamo un dato veramente interessante, quello secondo il quale, dai dati forniti allora dal Dottor Francesco Puccio, definito <<Corrispondente ufficioso da Chiclayo. In quest’ultima località gli italiani sono più di 300>>[4]. La comunità italiana crebbe ancor di più, tanto che di lì a qualche anno si rese necessario istituire, proprio a Chiclayo, un’Agenzia Consolare, che ne tutelasse gli interessi e ne garantisse i diritti dinanzi alle autorità locali. Risale, quindi, al 31 luglio del 1888 l’istituzione della Regia Agenzia Consolare di Chiclayo, posta sotto la dipendenza del Regio Consolato di Lima, affidata, a far data dal 7 di agosto proprio al citato Dottor Francesco Puccio, un Medico chirurgo originario di Chiavari, da qualche tempo emigrato in Perù, e del quale tratteremo più approfonditamente nell’ultimo capitoletto[5]. Vari i settori commerciali e imprenditoriali dei quali si occuparono gli italiani, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo. Da gestori di “generi diversi” ad agricoltori, da agenti mercantili a banchieri, liberi professionisti e così via, le Ditte italiane operanti a Chiclayo agli inizi del Novecento rispondevano a be 19 imprenditori/agenti, provenienti dalle varie località italiane, da Nord a Sud, come ci confermano inconfutabilmente i cognomi. Fu, quella della coltivazione e commercializzazione del riso, tuttavia, la risorsa principale per gran parte degli italiani operanti nel Dipartimento di Lambayeque. Fra questi, merita particolare menzione Virgilio Dall’Orso, anche lui originario di Chiavari, che proprio a Chiclayo mise in piedi uno dei più grandi molini (che trattavano sia il riso che i grani importati dal Cile e dal Nord America), dopo aver commerciato per anni il carbone tratto dalle carrube. Annoverato, nel 1905, tra i <<milionari della nostra Colonia>>, il Dall’Orso, allora sessantaduenne, era proprietario della vastissima tenuta detta “Capote”, che si estendeva per circa 6000 ettari, destinati sia alla coltivazione del riso che all’allevamento del bestiame[6].
La ricca e opulenta Colonia italiana di Chiclayo concorse enormemente al progresso della città, tanto da non rimanere sorda nemmeno all’appello rivoltole dalla Chiesa e alla stessa Comunità cattolica locale, la quale non era riuscita a portare a termine il completamento dell’odierna Cattedrale di Santa Maria, attuale sede della Diocesi. Questa, per quanto fosse stata progettata dal grande Gustave Eiffel, secondo un’inconfondibile stile neoclassico, aveva subito un lunghissimo blocco dei lavori, dovuto alla mancanza di fondi. Iniziata tra il 1869 e il 1871, la sua erezione fu ripresa solo dopo il 1928, proprio grazie ai contributi provenienti dal “Banco Italiano”, appena fondato, e, per l’appunto, dalle elargizioni dei non pochi mecenati italo-peruviani, tutti devoti alla Santa Vergine e a Iddio, grati per il benessere che gli avevano assicurato in quella felice e ospitale terra. Purtroppo, quando i lavori della Cattedrale ripresero sul serio, tra i tanti oriundi italiani che avevano contribuito a tale traguardo non vi sarebbe stato l’infaticabile Dottor Puccio, morto molti anni prima, sostituito da un altro importante emigrato, Sebastiano Oneto, che nei primi anni Venti troviamo ancora Regio Agente Consolare per il Dipartimento di Lambayeque. Gli italiani di Chiclayo avrebbero percorso la strada della filantropia per molti anni ancora, anche se già prima dello scoppio della “Grande Guerra” aveva avuto inizio la graduale diminuzione dell’emigrazione italiana in Sud America. Ciò nonostante, l’operosa presenza degli italiani in Perù si fece sentire anche nei decenni successivi, sia prima che dopo la Seconda guerra mondiale, quando ormai degli italiani di Chiclayo era rimasto nostalgicamente il solo cognome, essendosi alternate ormai diverse generazioni, oramai integrate completamente nel tessuto sociale locale. Ciò nonostante, le tradizioni e la cultura della nostra Penisola, ivi comprese quelle religiose, tipiche delle varie Regioni italiane, sono tuttora sentite e praticate, e ci piace pensare che anche S.S. Papa Leone XIV le mantenga vive nel proprio cuore, ricordando la sua presenza nel Cristianissimo Perù.
Francesco Puccio, il Regio Agente Consolare che rese grande la nostra Colonia (1888 – 1897)
Francesco Puccio nacque a Chiavari attorno al 1845 (secondo fonti non accertate, il 26 maggio 1844), figlio di Ambrogio e di Maria Solezzi. Egli visse a Chiavari sino al conseguimento della laurea in Medicina e Chirurgia, dopo la quale raggiunse i fratelli che, nel frattempo, si erano trasferiti nel lontanissimo Perù, stabilendosi al Callao, il porto di Lima, ove già nella prima metà degli anni Quaranta troviamo un Capitano marittimo di cognome Puccio, che operava i collegamenti con Genova. Mentre a Lima, Giacomo Puccio avrebbe aperto un magazzino per la commercializzazione del tabacco, altri fratelli avrebbero aperto proprio a Chiclayo un’azienda dedita al commercio in generale. Il Dottor Francesco Puccio si fermò inizialmente al Callao, ove il 25 dicembre del 1872 avrebbe convolato a nozze con la signorina Virginia Perez Avilés, dalla quale avrebbe avuto una numerosa figliolanza. Nella stessa località, egli fece parte della gloriosa “Compagnia dei Pompieri”, sorta fra gli ex combattenti Risorgimentali italiani[7]. In seguito, sul finire degli stessi anni Settanta, la famiglia si trasferì per l’appunto a Chiclayo, ove l’emigrante ligure avrebbe aperto uno dei primi ambulatori medici. Appassionato di musica, come lo era anche la moglie, Francesco Puccio fu tra i fondatori di una Filarmonica, della quale avrebbero fatto parte anche alcuni dei suoi figli. Nel 1888, come abbiamo ricordato in precedenza, il Puccio, seguendo l’esempio del fratello Giuseppe, che già nel 1871 troviamo Regio Agente Consolare a Cerro di Pasco, divenne Regio Agente Consolare d’Italia per il Dipartimento di Lambayeque, incarico che avrebbe ricoperto ininterrottamente sino alla morte[8]. L’Agente Diplomatico italiano si spense a Lima, alle ore sette del mattino del 22 gennaio del 1897, cinquantaduenne, nella sua casa sita in Avenida Union, n. 231, la stessa ove amava trascorrere alcuni periodi dell’anno, assieme a moglie e figli, momenti spesso resi possibili proprio grazie agli incontri operativi organizzati presso la locale Regia Legazione d’Italia, ove era fraternamente accolto dal caro amico, il Comm. Pietro Castelli, Ministro Plenipotenziario[9]. Per uno strano caso del destino, giusto un anno prima (26 gennaio 1896), suo cugino, Sebastiano Carlo Puccio era stato nominato Console del Perù proprio a Chiavari, la città ove aveva avuto inizio l’avventura Sudamericana di quella straordinaria famiglia che così tanto aveva dato anche al grande Paese Sudamericano.
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Sull’argomento vgs. Gerardo Severino, Giuseppe Canevaro: da Capitano marittimo genovese a Console Generale sardo in Perù (1802 – 1883), in www.giornidistoria.net 4 dicembre 2022.
[2] Cfr. Gerardo Severino, Storia dei rapporti diplomatici tra Italia e Perù (1839 – 2022), numero speciale in www.reportdifesa.it 16 ottobre 2022.
[3] Cfr. Ministero degli Affari Esteri, Censimento degli Italiani all’Estero (dicembre 1881), Roma, Tipografia dell’Ospizio San Michele, 1884, pag. 127 e 128.
[4] Ivi, pag. 125.
[5] Cfr. <<Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia>>, n. 238 del 9 ottobre 1888, pag. 5018.
[6] Cfr. <<L’Italia al Perù. Rassegna della vita e dell’opera italiana nel Perù>>, Lima, Litografia e Tipografia Carlo Fabri, 1905, pag. 174.
[7] Cfr. Gerardo Severino, Perù. Dio, Patria, Umanità. I 150 anni della 7^ Compagnia Pompieri Giuseppe Garibaldi, in www.reportdifesa.it, 20 gennaio 2023.
[8] Cfr. Ministero degli Affari Esteri, <<Bollettino del Ministero degli Affari Esteri>>, n. 85, giugno 1896, pag. 486.
[9] Cfr. Ministero degli Affari Esteri, Legazione d’Italia in Lima, “Elenco degli italiani deceduti in Lima durante il 1° trimestre 1897”, in <<Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia>>, n. 144, 22 giugno 1897, pag. 2969.