21 aprile 1918. Abbattuto l’asso degli assi della Grande Guerra. Muore il “barone rosso”
Manfred von Richthofen (1892-1918) e Francesco Baracca non si incontrarono mai nei cieli della prima guerra mondiale. Eppure nel 1917, a distanza di quasi due mesi, persero la vita quasi allo stesso modo. Sul “barone rosso” sono state scritte canzoni, disegnati fumetti, pubblicati decine di libri, tra i quali “Il barone rosso” di Joachim Castan (Mursia), e ispirati film come La caduta delle aquile di John Guillermin del 1966 con uno straordinario George Peppard, quello del 1971 dal titolo Il Barone Rosso diretto da Roger Corman, e The Red Baron di Nikolai Müllerschön nel 2009. Dopo l’infanzia vissuta in famiglia, in Polonia, Manfred si arruola nel 1° Reggimento di cavalleria ulani, ma subito dopo lo scoppio della Grande Guerra entra in aviazione diventando un abile pilota. Nel 1917 gli viene affidato il comando della squadriglia Jasta 11, meglio conosciuta con il nome di “Circo Volante” per via dei colori alquanto bizzarri degli aerei. Von Richthofen vola su Albatros DII, Albatros DIII e altri aerei, ma quello per cui sarà per sempre ricordato nell’immaginario collettivo è il suo triplano Fokker Dr1 dipinto di rosso con il quale si assicura le 80 vittorie aeree che lo consacreranno per sempre come l’asso degli assi del primo conflitto mondiale.
Purtroppo, però, la sua fama diventa facile strumento della propaganda del Reich dell’imperatore Guglielmo II. Nel marzo 1917 proprio a bordo del suo Albatros DIII viene abbattuto da un pilota britannico. Per il barone rosso, così come scrive nel suo libro edito in Germania lo stesso anno dal titolo Der Rote Kampfflieger e poi tradotto in inglese con il titolo The Red battle Flyer, “abbattuto” non è la parola esatta: “Secondo me – scrive von Richthofen – uno è abbattuto solo quando precipita di schianto mentre io mi sono ripreso per atterrare con le ossa intere“. Nel volume, che può essere considerato il suo diario, prima della morte il 21 aprile 1918 avvenuta durante un combattimento nei cieli della Somme, scrive anche il perché della decisione di dipingere di rosso il suo aereo: “Per chissà quale motivo mi è venuto un giorno in mente di pitturare il mio trabiccolo d’un rosso acceso. La conseguenza è che il mio rosso volatile si fa notare senza scampo da chiunque. Sembra che anche i miei avversari se ne rendano conto”.
Nel suo “diario” i sentimenti e i pensieri si susseguono anche in riferimento ai drammatici scontri aerei:” Nel corso di uno scontro che avvenne in un altro settore del fronte, non quello abituale, riuscii a colpire un Vickers biposto che stava tranquillamente fotografando le nostre postazioni d’artiglieria. L’avversario non ebbe nemmeno il tempo di difendersi e dovette affrettarsi a atterrare, visto che iniziava a manifestare i primi indizi di un incendio. Provo compassione per il mio avversario e avevo deciso di non abbatterlo, ma di costringerlo soltanto a atterrare. A circa 500 metri di quota, un difetto del mio apparecchio mi costrinse a mia volta a atterrare in volo planato – racconta von Richthofen -. All’atterraggio seguì una serie di convenevoli sportivi tra i due Englishmen e me. Questi espressero la loro meraviglia per l’incidente di cui ero rimasto vittima perchè, come già detto, non avevano sparato un solo colpo per cui non riuscivano a immaginare il motivo del mio atterraggio di fortuna. Quelli furono i primi inglesi che io abbia mai fatto atterrare vivi. Per questo mi piacque particolarmente intrattenermi con loro. Tra l’altro domandai loro se avessero mai visto prima il mio apparecchio in volo. “Oh, yes” rispose uno dei due, “lo conosco benissimo. Noi lo chiamiamo le petit rouge”.
Il 21 aprile 1918 il barone rosso parte per l’ultimo volo. Il meccanico che lo aiuta nella vestizione gli chiede l’autografo e lui scherzando gli dice: “Pensi forse che non tornerò?”. Poi decolla con il suo triplano. Sarà un pilota canadese, Roy Brown, ad essere la sua bestia nera. Lo insegue, lo colpisce in coda e lo abbatte. Il barone rosso cade al di là delle linee australiane. Saranno proprio gli australiani a rendergli gli onori militari proprio il 23 aprile del 1918. Finisce così il mito dell’asso degli assi dell’aviazione della Prima guerra mondiale.
Berni Pozzo Del Negro