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Quei 116 cinesi “internati” in Abruzzo durante la Seconda guerra mondiale

Un capitolo di storia della Seconda guerra mondale originale e poco conosciuta: quella di 116 cinesi “internati” nel Campo di concentramento di Isola del Gran Sasso, in Abruzzo. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 alcuni di loro aiutarono gli Alleati contro il nazi-fascismo. Tra questi Padre Antonio Tchang, un francescano giunto da Assisi per sostenere moralmente e spiritualmente i connazionali, scampato per miracolo alla fucilazione dei tedeschi. La storia inizia con l’arrivo in Italia di gente come Yang Lie Ching, giunto a Milano nel giugno del 1939 con un lasciapassare rilasciato dall’ambasciata cinese. Lie Ching di professione faceva il commerciante mentre un altro suo connazionale, Chu Chao, si era trasferito a Bergamo e lavorava come venditore ambulante. Sono solo due dei 114 cinesi che, proprio per la loro nazionalità, furono internati dal regime fascista a Isola del Gran Sasso, in Abruzzo, presso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, retto dai Padri Passionisti. L’unica colpa quella di avere passaporto cinese e trovarsi nell’Italia fascista, nemica della Cina perché alleata del Giappone con il Patto dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo. A Isola del Gran Sasso lavorarono sotto stretta sorveglianza e dormirono nel “Camerone che doveva servire di alloggio agli internati politici” come si legge nei documenti d’archivio presenti presso la biblioteca del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, custoditi con cura dai Padri Passionisti.

“Dopo la firma dell’armistizio l’8 settembre 1943 i prigionieri inglesi, evasi dai campi di concentramento italiani si diressero verso la linea del fronte nella bassa Italia. Molti di loro furono ospitati nel Santuario e aiutati dai cinesi” spiega il professore Enzo Orlanducci, Presidente dell’ANRP, l’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari. Tra i cinesi anche padre Antonio Chang Tchang, un frate francescano, cappellano del campo di concentramento di Isola, che dal 1941 sosteneva moralmente e spiritualmente i suoi connazionali. Addirittura quaranta di essi ricevettero i sacramenti il 4 agosto del ’41. In quella occasione fu il Nunzio Apostolico Francesco Borgoncini Duca a presiedere la prima comunione e la cresima, come riportato in prima pagina dal quotidiano politico-religioso L’Osservatore Romano del 4-5 agosto 1941. Ma padre Tchang aiutò soprattutto i suoi connazionali sotto il profilo umano. La stessa umanità che non lo fece esitare nell’aiutare i prigionieri britannici che risalivano la linea del fronte mentre i tedeschi lasciavano le loro posizioni con l’avanzata degli Alleati. Per questa sua “attività”, il 27 novembre 1943 “Padre Tchang cadde nella trappola” dei tedeschi che si erano travestiti da prigionieri inglesi. “Dichiaratolo in arresto, i tedeschi perquisirono la camera di padre Antonio Thcang e qui trovarono, oltre a un apparecchio radio ricevente e una macchina fotografica, anche una rivoltella” come si legge nei documenti d’archivio custoditi presso il Santuario.
Il religioso fu arrestato e condannato alla fucilazione. Inutili i tentativi di salvare il religioso da parte della diplomazia della Santa Sede, come si può leggere nelle corrispondenze tra l’allora Nunzio apostolico in Italia monsignor Francesco Borgoncini Duca e il ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali padre Beda Maria Hess. Anche monsignor Giovan Battista Montini, allora sostituto alla Segreteria di Stato e futuro Paolo VI, fu messo a conoscenza, ma senza esiti della delicata questione, ma tutto fu inutile.
Un episodio, quello dei 116 cinesi internati in Abruzzo, narrato anche nel libro dello storico e ricercatore Silvio Di Eleonora dal titolo Isola del Gran Sasso e la Valle Siciliana. 8 settembre 43-15 giugno 44: documenti e testimonianze (Andromeda Editrice). Il francescano con gli occhi a mandorla fu imprigionato e condannato al plotone di esecuzione. Tuttavia, al momento della fucilazione da parte dei nazisti un bombardamento degli inglesi lo fece scampare a morte sicura. Un vero e proprio miracolo che padre Tchang attribuì sempre a San Gabriele.

La vicenda dei cinesi in Abruzzo è stata oggetto di diverse pubblicazioni. Tra queste una molto originale Centosedici cinesi, circa del francese Thomas Heams-Ogus (Archinto) che rivela questo episodio semisconosciuto della storia italiana quando quei pochi cinesi presenti nella penisola italiana furono rinchiusi nel campo di concentramento abruzzese.
Quella di padre Tchang scampato a morte sicura è una storia da film cinematografico, soprattutto nel suo epilogo. L’episodio del bombardamento aereo inglese che fece sparpagliare i tedeschi spianando la strada della libertà al francescano dagli occhi a mandorla è una scena che resta indelebile nell’immaginazione del lettore. Ma questo non è un racconto di fantasia, ma realtà. Una pagina di storia di Resistenza non solo abruzzese, ma anche nazionale riportata alla luce grazie ai documenti conservati presso la biblioteca dei padri Passionisti del Santuari di San Gabriele dell’Addolorata e a numerosi storici locali come Silvio Di Eleonora, impegnato a non far disperdere un patrimonio della memoria da difendere e tramandare alle nuove generazioni.

Un approfondimento su questa originale storia avvenuta nel corso del secondo conflitto mondiale è quella ricostruita dal Tg2000 del 1° gennaio 2015