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28 marzo 1923. Nasce l’Aeronautica Militare: meno un anno al Centenario dell’Arma Azzurra

di Vincenzo Grienti
Una tradizione che si rinnova anche nel 2022 in un anno caratterizzato ancora dalla pandemia e che ha visto gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare in prima linea. Soprattutto, però, è l’anno della crisi tra Ucraina e Russia, ma anche quello che si proietta verso le celebrazioni per i cento anni della Forza Armata.  Proprio nella sede del 31° Stormo “Carmelo Raiti”, si è svolta la cerimonia di celebrazione del 99° Anniversario della costituzione dell’Aeronautica Militare. L’evento di Ciampino testimonia ancora una volta, la continuità del patrimonio di valori, passione e identità dell’Arma Azzurra, fondamentale per contribuire, con le altre istituzioni, civili e militari, alla sicurezza nazionale e internazionale nonché alla salvaguardia della collettività, esprimendo tutte le capacità del potere aerospaziale a sostegno del Paese.  Ad un anno esatto dal proprio centenario, l’Aeronautica Militare ha dato il via a un percorso ricco di appuntamenti, organizzati in tutta Italia, per raccontarsi ripercorreranno il proprio passato e mostrando ai cittadini la Forza Armata di oggi e gli obiettivi per il futuro.

Il Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica (Foto: Quirinale)

Con quasi 100 anni di storia sulle ali, la nostra è oggi una forza aerea apprezzata in Italia e all’estero, moderna ed in grado di esprimere tutte le forme del potere aero-spaziale a sostegno di uno strumento militare che opera al servizio del Paese, in piena sinergia ed unicità d’intenti con le componenti terrestri e navali” ha sottolineato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, che ha ricordato tra le altre cose, il contributo fornito dalla Forza Armata durante la pandemia, il ponte aereo dall’Afghanistan e l’attuale contributo alla difesa e sicurezza dell’Italia nonché alla stabilità internazionale. “Per essere pronti ed efficaci – ha aggiunto il Generale Goretti – è necessario essere al passo con i tempi; è infatti indissolubile, quale elemento caratterizzante, il fortissimo legame tra l’Aeronautica ed il rapido progresso tecnologico che impone di effettuare alla stessa velocità scelte, a volte audaci ma necessariamente lungimiranti, per essere in grado domani, di affrontare tutto lo spettro della conflittualità moderna, anche all’interno di nuovi domini come lo spazio ed il cyber”. Rivolgendosi poi agli uomini e donne della Forza Armata il Generale Goretti ha concluso: “Avviciniamoci al Centenario dell’Aeronautica con entusiasmo, fierezza ed orgoglio. Conto su ognuno di voi affinché diventiate dei veri ambasciatori in azzurro del centenario. Sarà una grande occasione per raccontare la nostra storia, far conoscere i nostri valori, i nostri ideali e le nostre preziose capacità al servizio della collettività e delle istituzioni”. A Ciampino erano presenti diverse autorità politiche e militari, tra cui il Ministro della Difesa. Lorenzo Guerini e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.

Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa

“Oggi – ha detto il Ministro Guerini durante il suo intervento – iniziamo l’ultima tappa verso il traguardo dei 100 anni con un’Aeronautica all’avanguardia tecnologica, dotata di professionalità altamente specializzate che, con lo stesso spirito precursore dei primi anni, si proietta verso il futuro per continuare ad essere rilevante in un contesto geopolitico particolarmente sfidante. Lo slancio verso il progresso, presidio della sovranità tecnologica nazionale e garanzia di sicurezza per i nostri concittadini di oggi e di domani, riguarda tutti i settori della Forza Armata che si sviluppano, come è stato ricordato, sulla scia dei velivoli di 5^ generazione e si proiettano lungo le linee future di nuovi programmi, come ad esempio il Programma Tempest. Gli investimenti per la Difesa sono importanti e funzionali ai nostri beni più preziosi, la sicurezza, presupposto imprescindibile per la pace, giacché la capacità di deterrenza è fondamentale per preservare i valori fondamentali della nostra società e le conquiste delle nostre democrazie, recentemente drammaticamente messe a repentaglio dalla sanguinosa invasione dell’Ucraina. In questa tragica attualità che affligge i nostri pensieri ma che rinsalda la nostra volontà collettiva, sottolineo il prezioso contributo fornito dall’Arma Azzurra, che ringrazio a nome di tutto il Governo, per l’impegno e la professionalità messe in campo a tutela dello spazio aereo dell’Alleanza Atlantica, così come ringrazio le altre componenti dello strumento militare schierate nel dispositivo messo in campo a difesa degli spazi euro-atlantici”.

 Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, dopo un indirizzo di saluto ai presenti, ha ribadito come l’attuale crisi russo ucraina abbia evidenziato “un ampliamento dell’orizzonte operativo che ha visto aggiungersi ai tre domini tradizionali, terra mare e cielo, i domini spazio e cyber. E’ proprio il dominio cibernetico che sta avendo una grossa rilevanza durante questa crisi, sia nella preparazione del campo di battaglia sia nella gestione; lo spazio, oggi popolato da satelliti e sensori in grado di fornire informazioni, immagini, connessioni dati e comunicazioni, è destinato a trasformarsi nel prossimo futuro in vero e proprio teatro di scontro. L’Aeronautica Militare, che ha sempre creduto e investito nell’ambito di attività correlate allo spazio, rappresenta oggi la Forza Armata trainante per lo sviluppo di sempre maggiori capacità interforze in detto dominio”. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha infine rimarcato come “in questo conflitto, in maniera altrettanto marcata, è emerso un mondo di confronto particolarmente subdolo, quello rappresentato dalla guerra cognitiva che ha caratterizzato l’avvio e ancora oggi altera il reale svolgimento di questa crisi. Una guerra cognitiva che non prevede l’uso della violenza, ovviamente, ma una manipolazione strutturata dell’informazione, quindi disinformazione, mass-media usati in maniera indiscriminata e strumentale, maligna, anche per influenzare le decisioni e per condizionare il grande pubblico. Tutti questi sono orizzonti con cui noi dovremo confrontarci in futuro. Questo comporterà sicuramente dei cambi di postura e di preparazione che ci vedrà impegnati a 360 gradi con le altre istituzioni e con gli altri dicasteri in maniera sinergica, perseguendo ambito interforze un’integrazione e interoperabilità sempre più spinta verso la gestione delle operazioni multidominio. In questo senso l’Aeronautica che da sempre ha avuto nel suo DNA il binomio velocità e innovazione, sta già giocando un ruolo trainante, dimostrato di essere assolutamente all’avanguardia”.

In occasione della cerimonia, infine, sono state conferite due importanti onorificenze: Medaglia d’Argento al Valor Aeronautico al 9° Stormo di stanza a Grazzanise (Ce) e al suo personale, assegnata per l’impegno profuso in Abbruzzo, in soccorso alle popolazioni civili coinvolte nell’eccezionale “emergenza neve” che, nel gennaio 2017, colpì parte dell’Italia; contributo determinante per salvare molte vite umane. Medaglia d’Argento al Valor Aeronautico anche per il Generale di Divisione Aerea, Maurizio Cantiello, capo della Task Force AM – COVID19 che, durante la fase più critica della pandemia di Covid-19, ha assicurato, prontamente e in ogni circostanza, l’immediato impiego del personale dell’Aeronautica Militare, a supporto del Paese e delle numerose esigenze definite dalla Protezione Civile, tra le quali: i trasporti in alto bio-contenimento, il supporto con personale sanitario aeronautico e l’ allestimento di campi ospedalieri. La cerimonia di Ciampino è stata preceduta, dalla deposizione di una corona d’alloro in onore ai caduti sul Piazzale dei Tre Archi del Palazzo dell’Aeronautica.

La cerimonia di Ciampino è stata preceduta, dalla deposizione di una corona d’alloro in onore ai caduti sul Piazzale dei Tre Archi del Palazzo dell’Aeronautica.

Venerdì 25 marzo 2022 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della ricorrenza, ha concesso un’udienza al Generale Goretti, accompagnato da una rappresentanza del personale della Forza Armata

La stagione di imprese e di sfide che segnano la storia dell’Aeronautica Militare si apre il 21 agosto del 1937, sulla pista dell’aeroporto parigino Le Bourget quando atterra il primo S.79C che sancisce la vittoria italiana nella gara di velocità, organizzata dall’Aero Club Francia, sul percorso Istres-Damasco-Parigi. Anche se decollati per ultimi rispetto ai velivoli francesi e britannici, gli aviatori italiani si impongono con una velocità media superiore ai 400km/h, contro i 336 dei francesi e i 335 dei britannici. E’ il trionfo della squadriglia dei “Sorci Verdi”.

Una storia, quella dell’Arma Azzurra segnata anche dalla conclusione del Giubileo della Madonna di Loreto  “Patrona degli Aeronauti” che si è concluso con l’udienza dell’Aeronautica Militare da Papa Francesco. Era il 10 Dicembre 2021  quando a Roma, nella Basilica di San Pietro, si è svolta la solenne celebrazione presieduta da Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia e, al termine del quale, il saluto all’assemblea da parte del pontefice

Un centenario, quello che si profila per il 2023 ricco di appuntamenti che richiameranno alla memoria imprese incancellabili.

E proprio nell’ambito dei preparativi per il Centenario della Forza Armata, il Sottocapo di Stato Maggiore, Generale di Squadra Aerea Aurelio Colagrande, ha effettuato un sopralluogo al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, in fase di completo restyling.

il Sottocapo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Aurelio Colagrande, si è recato in visita presso il CSSAM (Centro Storiografico e Sportivo dell’Aeronautica Militare) di Vigna di Valle. A fare gli onori di casa, il Comandante del COMAER (Comando Aeronautica Militare) Generale di Divisione Sergio Scalese, insieme al Comandante del CSSAM, Colonnello Rosario D’Auria. La visita era finalizzata a fare il punto di situazione riguardo il Progetto MUSAM 2023: un’importante serie di lavori di riqualificazione e valorizzazione del Museo Storico dell’Aeronautica Militare, avviati lo scorso anno e il termine dei quali, con la conseguente riapertura, sono previsti per il 2023, in occasione delle celebrazioni del Centenario di costituzione della Forza Armata.

Nel suo briefing di presentazione, il Colonnello D’Auria ha rappresentato le peculiarità e i compiti istituzionali del CSSAM che costituisce un unicum in Forza Armata, in virtù della sua attività di conservazione e custodia di importanti cimeli aeronautici presso il Museo Storico, e di sviluppo del patrimonio sportivo nazionale reso vivo dagli atleti del Centro Sportivo A.M.

Più nello specifico, il Col. D’Auria ha illustrato le molteplici attività del Progettooltre la fase progettuale, con lo studio di una nuova linea grafica e la risistemazione degli oltre 80 velivoli della collezione, appositamente studiata per dare loro più respiro, molte sono le opere già completate: svuotamento del museo e immagazzinamento dei cimeliriqualificazione degli hangar presenti e ampliamento delle aree espositive, grazie alla costruzione di un quinto hangar a doppia campata e all’acquisizione di una palazzina che verrà adibita a nuovo padiglione espositivo ad uso didattico, con esposizione di motori, cimeli, divise e simulatori di volo.

Tra i work in progress, la ricatalogazione di tutti i cimeli secondo criteri più in linea con gli standard museali, la costruzione di un’ulteriore area aggiuntiva ipogea che una volta ultimata diventerà il nuovo centro accoglienza visitatori, e l’implementazione di una App del Museo.

La visita del Sottocapo di Stato Maggiore, Generale Aurelio Colagrande al Museo Storico di Vigna di Valle

Al termine del Briefing il Generale Colagrande, accompagnato anche dal Direttore del Museo Storico, Tenente Colonnello Martino Marino, ha visitato le aree museali in ristrutturazione e l’hangar Tricampate, sede delle officine di restauro e dei magazzini dei cimeli. Al termine della visita, con la firma dell’Albo d’Onore, il Sottocapo di SMA ha espresso il suo sincero ringraziamento al Comandante ed il suo staff, per una giornata rivelatasi “…un viaggio sulle ali del tempo e della storia degli uomini e donne che ne sono stati protagonisti

Quello di Vigna di Valle è il più antico insediamento aeronautico in Italia, risalente ai primi anni del secolo scorso. A partire dal 1906 infatti, da qui volarono i primi dirigibili militari, seguiti dagli idrovolanti, sino agli anni Settanta. Nel 1969 venne qui costituito il Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare e nel 1977 fu inaugurato il Museo Storico. Presso il CSSAM di Vigna di Valle operano il Centro Sportivo A.M. che tutela il patrimonio sportivo nazionale attraverso un’attenta ricerca dei migliori talenti, contribuendo allo sviluppo tecnico-teorico delle dinamiche sportive e il Museo Storico dell’Aeronautica Militare che ha il compito di divulgare la cultura aeronautica, la storia e le tradizioni della Forza Armata. Il CSSAM fornisce inoltre supporto logistico al SICRAL (Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e ALlarmi) un importante centro di telecomunicazioni interforze, e al C.T.M. – Centro Tecnico per la Meteorologia.

Verso il Centenario dell’Aeronautica Militare. Proseguono i lavori per il restyling del Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle

TAPPE DI STORIA

E’ il 14 febbraio del 1920 il giorno del decollo verso il Paese del Sol Levante che da ufficialmente inizio al raid Roma-Tokyo che si conclude nella capitale giapponese il 31 maggio dello stesso anno. Arturo Ferrarin e Guido Masiero furono accolti con tutti gli onori al termine di questa epica trasvolata storica.  Un’impresa commentata nei giorni delle celebrazioni proprio a Centocelle dal Generale Basilio Di Martino

 

Grazie alle immagini fornite dall’Ufficio storico dell’Aeronautica militare, è possibile ripercorrere questa impresa conquistata dopo oltre tre mesi con l’arrivo nella capitale giapponese il 30 maggio 1920 e dopo aver percorso oltre 18mila km e 109 ore di volo. Alla trasvolata avevano preso parte quattro Caproni e sette biplani SVA, ma la maggior parte di essi furono costretti ad interrompere la missione nell’Asia Minore. I piloti Ferrarin e Masiero, invece, riuscirono a portare a termine il volo fino alla fine. Dopo una prima sosta a Gioia del Colle partirono per Salonicco con un volo a vista a bassissima quota. Date le avverse condizioni atmosferiche finirono per atterrare a Valona da dove ripartirono il 15 febbraio per Salonicco. Molte furono le tappe del volo: Smirne, Aleppo, Baghdad, Delhi, Calcutta e molte altre tappe. I due piloti furono alle prese con le peggiori difficoltà.  Poi rotta verso Rangoon, Bangkok, Hanoi, Canton, Shanghai dove sostarono per sette giorni. Il successivo volo per Tsing-Tao fu molto difficoltoso per la presenza di un tifone facendo temere il peggio per gli aerei per le pessime condizioni. Infine Pechino, dove l’accoglienza fu trionfale. Giunti nella fase finale del viaggio i piloti volarono a Kowangtze, Shinishu e Seul, in Corea, quindi ad Osaka. Il 30 maggio 1920, Ferrarin e Masiero raggiunsero Tokyo.

Il 20 aprile del 1925 il tenente colonnello Francesco De Pinedo, a bordo di un SIAI S.16 ter battezzato “Gennariello” parte dallo scalo di Sesto Calende con destinazione Melbourne (Australia) e Tokyo (Giappone). Il ritorno avviene il 7 novembre, accolto da una immensa folla a Roma, dopo una crociera durata 202 giorni, suddivisa in 80 tappe, con 55mila chilometri sorvolati per un totale di 370 ore complessive.

Il 10 aprile 1926 il colonnello Umberto Nobile registra sul suo diario di bordo il primo giorno di navigazione ai comandi del dirigibile “Norge” alla volta del Polo Nord. Un’impresa, quella compiuta 90 anni fa dalla Regia Aeronautica, partita dall’aeroporto di Ciampino. Ideata dal celebre esploratore Roald Amundsen e dallo stesso Nobile, direttore dello Stabilimento Aeronautico di Roma, l’avventura toccò l’Inghilterra, la Russia, la Norvegia e le Isole Svalbard e durò poco più di un mese.  Amundsen aveva provato, ma invano, di raggiungere il Polo Nord con degli aerei,  ma dopo l’ennesimo tentativo fallito chiese all’Aero Club norvegese di acquistare un dirigibile. La scelta cadde sull’N-1, costruito in Italia proprio da Nobile, un mezzo dotato di grande autonomia, capace di effettuare grandi traversate senza richiedere rifornimenti.

La preparazione tecnica dell’impresa e l’allestimento delle basi lungo il percorso furono compiute dal Governo italiano. Giunto in Norvegia, e presi a bordo Amundsen e il finanziatore americano Lincoln Ellsworth alla Baia del Re, nelle isole norvegesi Svalbard, alle 9.50 dell’11 maggio partì per l’ultima tappa della trasvolata polare. Il giorno dopo, alle 1.30, sorvolò il Polo Nord sul quale vennero lanciate tre bandiere: quella italiana, la norvegese e, in onore del finanziatore ufficiale dell’impresa Lincoln Ellsworth, quella americana. Il 14 maggio alle 7.30 il “Norge” approdò a Teller, in Alaska, dopo aver percorso 5.300 km in 70 ore e 40 minuti. La spedizione, ufficialmente la prima a raggiungere il Polo Nord, ebbe successo solo grazie all’ingegno, alla professionalità e all’abilità di Umberto Nobile e della Regia Aeronautica che lo aveva supportato in ogni fase dell’avventura che tocco Inghilterra, Russia, Norvegia e le Isole Svalbard. L’impresa ebbe una risonanza mediatica a livello mondiale e fu la prima di tante trasvolate portate avanti dagli aviatori italiani, soprattutto dopo la costituzione della Regia Aeronautica in forza armata autonoma, il 28 marzo 1923.

Sempre nel 1926 i piloti della Regia Aeronautica si affermano nell’edizione statunitense della Coppa Schneider, tenutasi a Norfolk. Il vincitore è il maggiore Mario De Bernardi che sul suo Macchi M.39, taglia il traguardo a una media di 396 km/h.  Negli archivi dell’Aeronautica Militare il filmato che racconta le fasi salienti della corsa aerea disputata con quelle che sono state considerate le “Ferrari” del cielo.

Nel febbraio 1927 il comandante Francesco De Pinedo insieme al capitano Carlo del Prete e al sergente motorista Vitale Zacchetti, a bordo di un idrovolante Savoia Marchetti S.55 chiamato “Santa Maria”, effettua una trasvolata senza precedenti raggiungendo il continente americano per un totale di 43.820 chilometri e 280 ore di volo in 123 giorni. Un’impresa che verrà chiamata “La trasvolata delle due Americhe”.

Nel 1928 il Generale Umberto Nobile tenta una nuova avventura polare a bordo del dirigibile “Italia”. Purtroppo questa volta, durante l’effettuazione del terzo volo transpolare, l’aeronave perde quota e impatta il Pack, costringendo Nobile e altri 9 superstiti a sopravvivere per 48 giorni sui ghiacci prima di essere recuperati dal rompighiaccio sovietico Krasin. Saranno i giorni della “Tenda Rossa” e dei numerosi tentativi di ricerca del Generale Nobile e di quel che restava del suo equipaggio. Nel documentario “Ali dimenticate” prodotto dall’Aeronautica Militare la storia delle esplorazioni polari di Umberto Nobile.

Nella tragedia della “Tenda Rossa” emerge la figura di Giuseppe Biagi, il capo radiotelegrafista di 3ª classe della Regia Marina che proprio Umberto Nobile chiamò a bordo del dirigibile “Italia” il 15 aprile 1928. Già nel maggio del 1926 aveva raggiunto per la prima volta il pack artico con il dirigibile N.1 Norge. L’impresa del dirigibile “Italia” ebbe inizio il 19 marzo da Ciampino alla volta di Baggio, in provincia di Milano. Poi la ripartenza. Obiettivo sorvolare il Polo Nord. L’esplorazione prevedeva tre vaste aree ancora sconosciute al nord della Groenlandia, in Siberia e nella Terra di Francesco Giuseppe. L’aeronave dopo le prime due missioni intermedie andate a buon fine del 15 e del 19 maggio, decollò il 23 maggio per la sua terza sfortunata missione. Durante la navigazione l’Italia dovette fare i contri contro la neve, il ghiaccio, il vento e la nebbia. La fuoriuscita di idrogeno da uno squarcio dell’involucro per cause sconosciute fece impattare il dirigibile sulla banchisa artica. Furono i giorni della “Tenda Rossa” e dei superstiti del dirigibile “Italia”. Da quel 23 maggio fino al 3 giugno solo Giuseppe Biagi non si perse d’animo. Mise in funzione una radio, “Ondina 33”, oggi custodita presso il Museo tecnico Navale della Marina Militare di La Spezia. Provò più volte e finalmente riuscì a intercettare il segnale dalla stazione radio della Marina italiana di Roma – San Paolo, la quale annunciava che un radioamatore russo, Nicolaj Schmidt, era riuscito a captare i messaggi di soccorso dei superstiti del dirigibile “Italia”. Una notizia che risollevò le speranze e che portò a trarre in salvo Nobile e quel che restava dell’equipaggio.

Quella dell’Aeronautica Militare è una storia costellata di grandi successi e di primati, a partire dalla crociera pensata da Italo Balbo già nel 1927, ma che ebbe inizio il 26 maggio 1928 e si concluse il 2 giugno dello stesso anno. Italo Balbo con decorrenza 10 agosto 1928 ebbe il grado di generale di Squadra Aerea di complemento. L’accoglienza in Spagna e Francia fu entusiastica e l’ammiraglio Vindry, comandante della piazza marittima di Tolone, dichiarò che la crociera era stata “la più grande manovra di masse aeree effettuata nel mondo”. Furono 61 velivoli a prenderne parte, ben 51 furono gli S.59 bis appartenenti al 26° e 27° stormo da bombardamento e ricognizione; un S.62 sperimentale per il comandante della brigata Generale De Pinedo; ben otto S.55, di cui 2 operarono per il soccorso in mare imbarcando un medico e degli specialisti. Infine un trimotore Cant.22 per il trasporto degli addetti aeronautici stranieri.

La crociera atlantica (Foto Ufficio Storico Aeronautica Militare)

Negli ultimi mesi del 1928 Balbo, nominato il 10 agosto dello stesso anno Generale di Squadra Aerea, iniziò lo studio per la preparazione della crociera del Mediterraneo Orientale che nel foglio d’ordine esecutivo fu denominata “Crociera d’istruzione di un reparto da bombardamento marittimo”. L’itinerario prescelto, dopo numerose discussioni e trattative, fu il seguente: Taranto, Atene, Istanbul, Varna, Odessa, Costanza, Istanbul, Atene, Taranto, Orbetello, per km. 4667 teorici e km. 5300 effettivi.

Per l’impresa si creò uno stormo “di formazione” (unità aerea costituita temporaneamente per la crociera) composto da 35 velivoli : 32 S.55, 2 S.59bis, 1 Cant-22. I reparti prescelti furono l’86° gruppo (Brindisi) il 91° gruppo (La Spezia) la 192^ squadriglia (Pola) il reparto Volo 3^ Z.A.T. (Vigna di Valle). Sui velivoli dei capi formazione e l’S.55 di Balbo furono installate stazioni radio trasmittenti studiate dalla Marina. Ogni aereo aveva in dotazione materiale di ricambio per le avarie più probabili ed era provvisto dell’armamento difensivo (4 mitragliatrici con relative pallottole). Il reparto speciale proveniente da Vigna di Valle era formato da 5 S.55 adattati al trasporto di persone, 1 S.55 civile della società Aero Espresso (per i giornalisti) e un Cant-22 dei cantieri di Monfalcone. Sui velivoli delle squadriglie furono imbarcati per compiti di studio numerosi ufficiali dell’Aeronautica tra i quali il colonnello Ajmone Cat.

Il successo della prima Crociera Transatlantica e il conseguente prestigio raggiunto dalla Regia Aeronautica, spinsero il Generale di Squadra Aerea Italo Balbo a organizzare una nuova impresa che avrebbe portato le ali italiane nel Nord America a dieci anni dalla fondazione della nuova Forza Armata. Non a caso venne definita “La crociera aerea del decennale”.

Nel 1934 il maresciallo Francesco Agello conquista il primato assoluto di velocità per idrovolanti su circuito di tre chilometri a bordo del suo Macchi Castoldi MC.72 (Foto Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare).

Tra i record storici compiuti prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale occorre ricordare quello di Carina Negrone, un traguardo tutto al femminile raccontato nella prima serie della collana “Ali Dimenticate” realizzata dal Centro Produzione Audiovisivi dell’Aeronautica Militare. Era il 20 giugno 1935 e l’aviatrice a bordo del velivolo Caproni Ca.113 conquistò il primato femminile d’altezza, detenuto sino a quel momento dalla francese Maryse Hilsz, salendo a 12.043 metri di quota.

Tre anni dopo, il 22 ottobre del 1938, a Montecelio, su un Ca.161bis appositamente attrezzato, il colonnello Mario Pezzi, chiuso ermeticamente in una cabina stagna, stabilisce il primato mondiale d’altezza con velivolo ad elica raggiungendo la quota di 17.083 metri.

Un’impresa impossibile senza il genio e le sperimentazioni di Tomaso Lomonaco. Un generale, ma soprattutto un medico, uno scienziato, un uomo che nelle difficoltà dell’Italia tra i due conflitti mondiali ha scritto pagine e pagine di storia della medicina aeronautica e spaziale. Siciliano di Caropepe Valguarnera, in provincia di Enna, si laurea in medicina e chirurgia a Roma nel 1924. Sua l’idea con l’ingegner Verduzio dello speciale scafandro pressurizzato e ossigenato per favorire la respirazione di Pezzi nel 1937. Un anno dopo cura l’ergonomia e la fisiologia della cabina stagna per il secondo record d’alta quota, sempre di Mario Pezzi. Nel 1934 aveva già lavorato all’Istituto medico legale di Roma. La sua passione per l’aeromedica lo porta a lavorare con il Reparto d’Alta Quota di Guidonia. Con il professore Margarìa prepara i primi esperimenti da eseguire nel cassone frigo pneumatico, un apparecchio utile a creare la depressione barometrica, come si vede dalle immagini d’archivio dell’Aeronautica Militare. Qui si vede un capo tecnico che ispeziona l’impianto di respirazione artificiale e poi un medico che accompagna il pilota all’interno del cassone per fornirgli gli ultimi dettagli di questo volo sperimentale riprodotto a terra.  Nel 1952 è tra i fondatori della società Italiana di Medicina aerospaziale, di cui sarà a lungo il presidente. Nel   1963 viene ricevuto da Paolo VI in occasione del Congresso mondiale di medicina aeronautica e spaziale. Il Papa ne apprezza le doti e l’approccio medico-scientifico. Nel 1961 fonda il primo corso di “infermiere dell’aria” e poi nel 1963 la Scuola di Medicina Aeronautica e Spaziale. Nel 1965 riceve l’astronauta John Glenn, il primo americano ad eguagliare Jury Gagarin. Glenn apprezzerà gli studi e gli esperimenti del generale siciliano, considerato a giusta ragione tra i padri della medicina aero-spaziale italiana.

Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, le forze aeree della Regia Aeronautica (R.A.) sono suddivise in Armata Aerea e in Aviazioni ausiliarie per il Regio Esercito e per la Regia Marina. L’Armata Aerea è organizzata (Piano di Radunata 12) in 1^, 2^ e 3^ Squadra Aerea, 4^ Zona Aerea Territoriale, Aeronautica della Sardegna, Aeronautica dell’Albania, Aeronautica della Libia, Aeronautica dell’Egeo e Aeronautica dell’Africa Orientale Italiana (A.O.I.). Vista la volontà della Jugoslavia di non partecipare al conflitto al fianco di Inghilterra e Francia, lo Stato Maggiore della R.A. decise di rafforzare lo schieramento delle forze aeree al Sud: Sicilia, Sardegna e Libia. Più delle altre forze armate, la R.A. inizia a combattere con notevoli limiti di sviluppo che riguardano sia i mezzi che i concetti operativi: le guerre di Etiopia e Spagna avevano dato la facile illusione di possedere una forza aerea potente, che non necessitava di ulteriori sviluppi, e non rappresentarono, purtroppo, un momento di riflessione e di  analisi per potenziare e perfezionare linee di volo e dottrine per future esigenze. Furono lasciati ampi margini alle aviazioni ausiliare, specie a quella del Regio Esercito, e si continuò a considerare l’Aeronautica una forza preminentemente difensiva. Infatti, lo Stato Maggiore Generale (S.M.G.), dove la R.A. era poco rappresentata (il grado più elevato non fu mai più alto di quello di colonnello), partiva dal presupposto di una guerra futura esclusivamente terrestre, contro potenze continentali confinanti.

Non mancarono perdite e atti d’eroismo durante la Seconda guerra mondiale. Di questo capitolo di storia molti testimoni come l’ex pilota Luigi Damiani ricordano ancora episodi e momenti da rileggere. classe 1920, Damiani ha combattuto dal 1940 in poi, cioè dall’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, almeno fino a quando ha smesso di volare per un incidente alla gamba. I suoi ricordi sono ancora vivi: “Entrai in Aeronautica per passione. Poi andammo in guerra. Lassù non eravamo soli. Ci difendevamo a vicenda, ci coprivamo le spalle”. Le sfide, i combattimenti, ma anche la paura: “La paura era di giornata ma ci facevamo coraggio. L’idea di alzarmi e andare a volare superava tutti gli altri pensieri”. La storia di Damiani sembra un film, ma è tutto vero, così come documentano queste immagini d’archivio dell’Aeronautica Militare. E poi la famiglia e il ricordo della madre: ”Aveva paura per me. Si preoccupava. A quel tempo anche solo volare non era come oggi. Ma io ero impazzito per l’aeronautica”. Infine i compagni e le brutture della guerra: “La guerra è una brutta cosa. Ai miei nipoti lo dico sempre, così come di seguire le loro passioni”.

Terminata la guerra, l’Aeronautica italiana si presenta di fronte agli immensi problemi della ricostruzione con le “esigue unità” rimaste, come le definì in un famoso ordine del giorno del 22 febbraio 1945 il generale Ajmone-Cat, nuovo Capo di Stato Maggiore della Forza Armata. Esse sono in pratica le stesse che avevano partecipato alla Guerra di Liberazione: i reparti riuniti fin dal 15 ottobre 1943 nell’Unità aerea e che ora, inseriti in un’organizzazione territoriale ancora in via di assestamento, rappresentano tutto il potenziale aeronautico della Nazione. Tre raggruppamenti di specialità comprendono rispettivamente il 4°, 5° e 51° Stormo per la caccia; gli Stormi “Baltimore”, Notturno e Trasporti per i bombardieri; l’82°, 83°, 84° e 85° Gruppo per gli idro; tre servizi tecnici di raggruppamento provvedono infine ad assicurare l’efficienza dei reparti di volo. L’Italia si trova a dover affrontare problemi di fondo essenziali per la vita e lo sviluppo del Paese, che vanno dall’uscita dalle condizioni armistiziali e di occupazione militare per la ripresa di un controllo autonomo sul proprio territorio (con la ritirata del governo militare alleato dal 1° gennaio 1946 e la successiva indizione di votazioni amministrative), dalla riparazione dei danni di guerra e la conseguente ripresa economica alla restaurazione dell’attività ordinaria dello Stato, dal rientro dei prigionieri di guerra alla riorganizzazione delle forze armate, nei limiti non solo delle spese che il Paese può sostenere ma anche di quanto sarà concesso dagli Alleati in sede di trattative di pace.

Dal trattato di Parigi, le clausole che riguardavano l’Aeronautica prevedevano: limite di personale a 25.000 uomini per un massimo di 350 aerei, di cui solo 200 armati per il combattimento e la ricognizione. Dopo ventitrè anni, quindi nel 1946, la Regia Aeronautica scompare per lasciare il posto all’Aeronautica Militare (abbreviata in A.M., senza alcuna I: come per la co-belligeranza, l’italianità è solo un aggettivo, aggiunto soprattutto in ambito internazionale per distinguere appellativi che tradotti in inglese diventano tutti inesorabilmente Air Force).

Il 4 aprile del 1949 l’Italia firma l’adesione al Patto Atlantico, la NATO, che viene ratificato il 1° agosto successivo. Sul piano della ricostruzione, l’adesione dell’Italia alla North Atlantic Treaty Organization significa immediati benefici per il Paese che, da nemico a cobelligerante, è ora assurto al rango di alleato autentico. Ciò consente, tra l’altro, un rafforzamento militare altrimenti impossibile in un periodo in cui il disavanzo di cassa per esercizio finanziario si aggira attorno agli 850 miliardi di lire e, soprattutto, nel quale la maggior parte delle risorse sono prioritariamente destinate alla ricostruzione del Paese. A ciò provvedono in maniera massiccia gli Stati Uniti con forniture e prezzi di favore o addirittura gratuite nell’ambito dei programmi di assistenza che, nel campo militare, si estrinsecano sotto due forme principali – l’OSP (Off-Shore Procurement), e l’MDAP (Mutual Defese Assistance Program) – mentre i limiti fissati dal Trattato di pace in tema di armamento pesante vengono aggirati con forniture end-use agreements qualche tempo prima della loro abolizione formale nel settembre del 1951. Una situazione di cui beneficia ben presto anche l’Aeronautica Militare.

L’F-104 Starfighter. L’intercettore che per anni ha difeso i cieli italiani

Gli anni ’60 si aprono con la tragedia di Kindu. Nel 1961, infatti, durante la prima operazione internazionale alla quale la Forza Armata partecipa dopo il secondo conflitto mondiale, due C-119 della 46^ Aerobrigata decollano da Kamina per rifornire i caschi blu malesi di stanza a Kindu. Qui, mentre sono a mensa, i 13 aviatori sono catturati da una banda di ribelli dell’Armata Nazionale Congolese e trascinati nella prigione di Kindu, dove sono barbaramente trucidati.

Un tuffo nella storia e nella cultura del volo, proprio in occasione del 28 marzo può essere ripercorso visitando il Museo storico di Vigna di Valle, a nord di Roma, considerato tra i più belli del mondo, sia dal punto di vista infrastrutturale che per la completezza delle raccolte storiche custodite. Con i suoi 13mila metri quadrati di superficie espositiva coperta è uno dei più grandi ed interessanti musei del volo esistenti al mondo. Disposto su quattro grandi padiglioni espositivi, il Museo accoglie al suo interno oltre 80 velivoli ed una cospicua collezione di motori e cimeli aeronautici di vario genere. Il percorso si snoda attraverso i settori dedicati ai pionieri, ai dirigibili, alla grande guerra e all’epopea dei voli polari di Umberto Nobile, ma anche alle grandi trasvolate e alla Coppa Schneider. All’esposizione degli aerei usati tra le due guerre mondiali si aggiungono poi quelli della rinascita post-bellica, che comprende i velivoli a getto fino ai moderni jet utilizzati dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale come i G91 Pan e gli Mb339.

Tutte le tappe e le date sulle imprese dell’Aeronautica Militare nel sito ufficiale e nella timeline storica