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5 agosto 1922. Buon compleanno Maestro Maggi

Il 5 agosto del 1922, quindi esattamente cent’anni orsono, nella bellissima Montevideo, che assieme a Buenos Aires si contende il titolo della più italiane fra le città del Sud America, nasceva, nel cuore di una agiata famiglia di italiani originaria del Lago di Como, Carlos Alberto Maggi Cleffi, oggi ricordato come il Maestro Maggi, il quale è stato, oltre che un affermato avvocato, anche un drammaturgo, un giornalista, un prolifico scrittore e, soprattutto, un grande difensore della cultura.

I Maggi di Montevideo.

L’imprenditore Carlos Maggi senior, nonno dello scrittore

Capostipite della famiglia Maggi in Uruguay era stato suo nonno, Carlo Maggi, un commerciante originario di Menaggio (Como), ove era nato nel 1856, il quale era giunto a Montevideo nel 1868, ancora ragazzo, seguendo il flusso migratorio che aveva portato in Sud America migliaia e migliaia di italiani, come abbiamo più volte ricordato su questo portale storico. A Montevideo, il giovane lombardo fu apprendista falegname e meccanico, mestieri ai quali si sarebbe dedicato anche da adulto, occupando vari incarichi in molini e depositi alimentari all’ingrosso, peraltro facendosi notare, soprattutto per il grande attaccamento verso il lavoro e per la sua onorabilità esemplare, qualità, queste, che ben presto gli valsero la fiducia dello stesso datore di lavoro, il noto imprenditore Nicolas Inciarte, che lo volle tra i propri soci. Sempre a Montevideo, Carlo Maggi sposò Doña Adelaida Rompagno, formando così una bella e prolifica famiglia. Don Carlo Maggi divenne, ben presto, un personaggio in vista della locale Comunità italiana, tanto che nel corso della “Grande Guerra” sarebbe stato uno dei principali sottoscrittori del “Prestito di Guerra”, peraltro anche nella sua veste di socio della gloriosa “Società di Mutuo Soccorso”, della quale avrebbe successivamente ricoperto la vice presidenza, lo stesso incarico che mantenne anche nella “Società Rimpatrio e Lavoro”. Uomo attratto da vari interessi, Don Carlo Maggi fu anche Presidente della Società Italiana Ricreativa “Epicurea”, che molto probabilmente avrà avuto la sua influenza anche nella formazione culturale del nipote[1]. La famiglia Maggi era, dunque, una delle famiglie più promettenti di Montevideo, tanto da potersi permettere un modesto villino per l’estate a Malvin, ove anche il nostro protagonista visse la propria fanciullezza. Malvin, lo ricordiamo per chi non è pratico di Montevideo, è un quartiere residenziale, così chiamato per la sua famosa spiaggia che, insieme alle vicine Playa Brava e Playa Honda, attraggono ancora oggi intere famiglie, surfisti e appassionati di moto d’acqua, mentre gelaterie e ristoranti con patio si affacciano sulle sue estese dune. Tra le incantevoli abitazioni erette agli inizi del XX secolo, sorge anche “Villa Yerua”, la residenza estiva del famoso Carlos Gardel, il Re del Tango Argentino celebre in tutto il mondo, figura mitologica al quale il Maggi junior fu molto legato tanto da dedicargli, nel 1964, l’opera “Gardel, Onetti y algo mas”.

Carlos Maggi e la cultura uruguayana (1945 – 2015).

Una delle ultime foto del Maestro Maggi

Laureatosi presso la prestigiosissima Università di Navarra, l’Ateneo privato di proprietà dell’Opus Dei, fondato nel 1952 da Josemaría Escrivá de Balaguer, Carlos Maggi junior preferì dedicarsi anima e corpo alla Letteratura del proprio Paese, tanto da entrare ben presto a far parte dei membri della nota “Generazione del ‘45 “, che avrà il merito e il compito, quasi storico, di esprimere e rappresentare, negli anni Sessanta, le problematiche e le inquietudini critiche maturate nel periodo precedente. Al celebre Movimento intellettuale e letterario uruguaiano avrebbero fatto parte grandissime personalità, quali: Juan Carlos Onetti, Manuel Flores Mora, Ángel Rama , Emir Rodríguez Monegal , Idea Vilariño , Carlos Real de Azúa , Carlos Martínez Moreno, Mario Arregui, Mauricio Muller, José Pedro Díaz , Amanda Berenguer, Tola Invernizzi, Mario Benedetti, Ida Vitale, Líber Falco, Juan Cunha ed altri ancora. La sua forte passione per il teatro lo avrebbe portato a vincere premi molto famosi, alcuni relativi ai concorsi per la migliore opera teatrale dell’anno, come nel caso di: “La trastienda” (1958), “La Biblioteca” (1959), “La noche de los Ángeles inciertos” (1960), “El patio de la pigeon ” (1967), “Frutos” (1985), “El patio de la torcaza” (2^ versione, 1986) e “Un corvo all’alba” (1989). Fra i premi più importanti non si può fare a meno di citare quello alla carriera, conferitogli nel 2002, nell’ambito del noto internazionale “Premio Bartolomé Hidalgo[2].

Numerosi sono i libri che il Maestro Maggi realizzò nel corso della sua lunga carriera di letterato, molti dei quali legati alla storia del suo amato Paese, del quale era un perfetto conoscitore, e, di conseguenza, a personaggi che lo hanno reso grande, come il Generale José Gervasio Artigas[3], al quale il Maggi dedicò i classici fiumi d’inchiostro. Oltre che insegnante, giornalista per “El Pais” e drammaturgo, Carlos Maggi è stato anche un abile sceneggiatore per programmi radiofonici, persino un cantautore, un regista, un ideatore di spettacoli di luci e di suoni, per intenderci “Un uomo di cultura a 360 gradi”. La passione per il libro e l’editoria in generale lo portò anche a studiare, da insigne avvocato quale era, il varo di un vero e proprio Regolamento che contribuì sia alla creazione che alla vita delle Case Editrici, il motore che avrebbe fatto poi funzionare anche i non pochi Clubs del libro, un concetto piuttosto rivoluzionario per l’Uruguay dell’epoca. Carlos Maggi era molto popolare sia a Montevideo che nel resto del Paese, tanto che sino agli ultimi dei suoi giorni non mancò di partecipare  alle famose “tertulias” [4], riunioni che organizzava Emiliano Cotelo, uno dei più celebri giornalisti radiofonici dell’Uruguay. Il Maestro di origini italiane, non l’avevamo ancora detto, era stato anche un grande appassionato del mondo radiofonico, tanto da firmare varie sceneggiature, alcune delle quali molto famose, come quella umoristica denominata “L’Espectador” , trasmessa nel corso di “En Perspectiva”, un famoso programma radio diretto proprio dal citato Emiliano Cotelo sin dagli anni ’80.

La copertina di un libro di Maggi

Il suo ultimo lavoro nel campo drammaturgico fu il libretto per l’opera “Il Duce”, realizzata assieme all’amico Rosencof e con musiche di Federico García Vigil, che chiuse la stagione lirica del Teatro Solís del 2013. Riguardo, infine, al “sentimento italiano” che aveva formato e animato la gioventù di Carlos Maggi, osserviamo che, proprio al nonno paterno, lo scrittore uruguayano avrebbe appreso molto riguardo alla sua Patria lontana, rimanendone affascinato e sempre col desiderio di visitarla. Lo avrebbe fatto anche a ridosso della sua stessa fine terrena. I suoi biografi ci ricordano, infatti, che nei primi giorni di maggio del 2015, Carlos giunse in Italia, ufficialmente per visitare la Biennale di Venezia di quell’anno, dove suo figlio, Marco (classe 1957), aveva esposto la mostra dal titolo “Miopia Global”, naturalmente presso il Padiglione dell’Uruguay. In realtà, quella fu anche l’occasione per ritrovarsi con tutta la sua famiglia italiana e conoscere, finalmente, alcuni parenti rimasti a vivere sul Lago di Como. Il Maestro Maggi, il quale era coniugato con Donna Maria Ines Silva Vila, lasciò questo mondo il 15 maggio dello stesso 2015, un venerdì, a qualche giorno dal suo rientro da Como. Egli sarebbe stato compianto da familiari e amici, ma soprattutto dal variegato mondo della cultura uruguayana, consapevole della grande perdita subita dal Paese. La salma del grande letterato italo-uruguayano fu esposta inizialmente presso il Forestier Posse (Nueva Palmira e Cufré), per poi essere trasferita, il giorno seguente, nella Sala dei Passi Perduti del Parlamento Nazionale, ove rimase sino alle 12.00 di quel sabato, allorquando si tennero i solenni funerali, voluti dall’allora Presidente della Repubblica, il compianto Tabaré Ramón Vázquez Rosas, al suo secondo mandato. Il Capo di Stato aveva, infatti, impersonato nella figura del Maggi l’interprete di un’opera professionale, letteraria, storica e giornalistica esemplare, riconosciuta a livello nazionale e internazionale, divenendo un riferimento culturale del Paese. In quella medesima circostanza, inoltre, il Presidente Vázquez inviò una lettera alla famiglia, nella quale sottolineò il suo valore di storico, avvocato, scrittore e intellettuale. <<Era un essere eccezionalmente prodigo nella sua saggezza di vita>>, riconobbe il Presidente Uruguayano, sottolineando, infine: <<sentiamo che l’Uruguay stia perdendo un altro dei suoi amati figli>>. Come hanno ricordato in tanti, Carlos Maggi visse fino a 92 anni, ma fino all’ultimo respiro egli si prodigò per quella che era, molto probabilmente, la sua unica ragione di vita: “scrivere e combattere sui vari fronti della cultura”, quello che sapeva fare meglio e che, in effetti, lo ha reso immortale, e ciò nella piena osservanza della massima che lo stesso José Gervasio Artigas aveva lasciato agli uruguayani: “Sean los Orientales tan ilustrados como valientes” (“Possano gli orientali essere tanto istruiti quanto coraggiosi”).

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare

 

[1] Cfr. Horacio Araújo Villagran, Los Italianos en el Uruguay – Diccionario Biografico, Barcelona, Escardó & Araújo Editores, 1920, p. 262.

[2] Trattasi di un concorso di letteratura uruguaiana, ideato e organizzato dalla Camera del Libro dell’Uruguay (CUL) a partire dal 1988, assegnato per la prima volta al Festival Nazionale del Libro che si svolse proprio in quell’anno, premio che prende il nome dallo scrittore e poeta Bartolomé Hidalgo, uno dei fondatori della letteratura gauchesca.

[3] Condottiero e statista uruguayano, José Gervasio Artigas nacque a Montevideo nel 1764 e morì  ad Asunción nel 1850. Dopo aver affiancato, nel 1810, la giunta di Buenos Aires nella sua rivolta contro la Spagna, l’anno dopo, quando quella sottoscrisse l’armistizio (1811), Artigas proseguì da solo la lotta e nel 1813 proclamò l’indipendenza delle Provincias Unidas, ottenendo l’inclusione di Montevideo nell’Uruguay (1815). Attaccato successivamente dai Brasiliani, dagli Argentini e dagli Spagnoli, Artigas, dopo la sconfitta subita al Paso del Catalán (1817), fu costretto nel 1820 a riparare nel Paraguay, dove rimase a vivere stabilmente. È ricordato come il vero artefice dell’indipendenza dell’Uruguay.

[4] Si indica, con tale termine, una riunione, informale e periodica, di persone interessate a un tema o a un ramo concreto dell’arte o della scienza, per discutere, informarsi o condividere idee e opinioni.