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8 settembre 2022. Addio alla Regina Elisabetta II

La regina Elisabetta, 96 anni, è morta l’8 settembre 2022 nella residenza scozzese di Balmoral, dove le sue condizioni si erano aggravate nelle scorse ore. L’annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: “Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral”. Poi i media hanno iniziato una interminabile maratona per raccontare una donna che ha conosciuto ben sette Papi, decine di capi di Stato, affrontato crisi internazionali, la “guerra fredda”, la pandemia di Coronavirus e gli effetti della Brexit. Su di lei sono stati girati film, scritti centinaia di libri, trasmesse serie televisive, articoli di cronaca rosa e fiumi di inchiostro. Amata dai suoi sudditi, a volte anche criticata, Elisabetta II è stata la sovrana dei record: soltanto Luigi XIV, il re Sole, rimasero al trono più a lungo di lei. Da quel 6 febbraio 1952, data della morte improvvisa del padre, Giorgio VI, la regina d’Inghilterra ha regnato per 70 anni e 214 giorni.

In tutto sono 25.782 giorni contro i 26.407 del sovrano di Francia che però arrivò al trono ad appena 4 anni, nel 1643: l’incombenza di guidare la nazione fu quindi gestita a lungo dalla madre Anna d’Asburgo, mentre Elisabetta ne ha portato il peso sulle sue sole spalle dall’età di 25 anni.

Elisabetta, che a giugno aveva celebrato il Giubileo di platino, ha superato Rama IX di Thailandia, che a sua volta aveva regnato per 70 anni e 126 giorni fra il 1946 e il 2016. La regina Elisabetta aveva superato la regina Vittoria già il 9 settembre 2015: la trisnonna rimase al trono per 63 anni, 7 mesi e 2 giorni, fino al 1901. I sudditi di Sua Maestà sono circa 150 milioni in tutto il mondo. Da Winston Churchill alla recentissima Liz Truss, Elisabetta ha guidato il Regno Unito con 16 primi ministri, dando l’ultimo incarico alla leader Tory appena due giorni fa. Ha visto passare per la Casa Bianca 14 presidenti degli Stati Uniti, da Harry Truman all’attuale Joe Biden, e salire al soglio pontificio 7 papi: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, fino al dimissionario Benedetto XVI e a Francesco. Elisabetta II ha viaggiato in oltre 120 Paesi in occasione di oltre 270 visite ufficiali e ha partecipato a centinaia di migliaia di cerimonie. Altro record, quello del matrimonio più longevo tra i sovrani, 74 anni con il principe Filippo, sposato il 20 novembre 1947 e scomparso il 9 aprile del 2021.  Il Regno Unito, i Paesi dell’ex impero britannico e il mondo dicono addio in un clima di profonda commozione alla regina dei record, spirata a 96 anni nell’amata residenza scozzese di Balmoral, con attorno i quattro figli e i familiari più stretti: a cominciare dal primogenito ed erede al trono Carlo, che a 73 diventa infine re con la seconda moglie Camilla al fianco elevata a regina consorte.

“La morte della mia amata madre è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia”, ha commentato quindi Carlo, nel suo primo messaggio in veste di re. “So che sarà profondamente sentita in tutto il Paese, il regno, il Commonwealth e da innumerevoli persone nel mondo. E’ di conforto la consapevolezza dell’affetto e del rispetto provato verso la regina”, ha concluso il nuovo sovrano che regnerà con il nome di Carlo III, come ha annunciato Clarence House. Parole che riecheggiano quelle di esponenti politici di ogni colore in patria e di leader religiosi cristiani, musulmani ed ebrei. “Siamo devastati”, ha infine sintetizzato a nome della nazione Liz Truss, premier Tory designata da Elisabetta II appena 48 ore prima dell’addio, ultimo primo ministro del suo lungo regno. “Il Regno Unito e il mondo sono sotto shock – ha proseguito Truss, vestita di nero, rivolgendosi in diretta tv al Paese fuori dal portoncino al numero 10 di Downing Street – la regina Elisabetta II è stata una roccia, sotto il suo regno questo Paese è prosperato”. Non senza sottolineare “il lutto” di queste ore, ma anche la forza di una “eredità duratura”. E promettendo lealtà ora a “Sua Maestà il Re Carlo III” con la formula di rito riveduta e corretta: “God Save the King”.

Cordoglio in tutto il mondo e in Italia, anche sul fronte di istituzioni, organizzazioni e associazioni come l’ANRP. Con lei se ne va una parte importante della storia e della memoria del Regno Unito. Incoronata il 2 giugno 1953 è stata la monarca più longeva. Indiscussa protagonista della storia mondiale, ha sempre rappresentato un punto fermo per il Regno Unito, per l’Inghilterra e certamente per tutto l’Occidente. Custode dell’identità inglese, ha saputo coniugare l’apertura al mondo di un impero come quello britannico ormai superato dalla storia, alla solidità data dalle proprie tradizioni. Da donna che fece parte dell’Auxiliary Territorial Service, Elisabetta II non ha mai dimenticato i sacrifici e gli orrori della guerra. Celebre è la sua frase pronunciata nel 2020 per il Victory Day: “La generazione di guerra sapeva che il modo migliore per onorare coloro che non erano tornati, era assicurarsi che non accadesse di nuovo. Il più grande tributo al loro sacrificio è che i paesi che una volta erano nemici giurati ora sono amici, lavorando fianco a fianco per la pace, la salute e la prosperità di tutti noi.”

Una dichiarazione purtroppo complicata dalla storia recente con la guerra che è tornata a coinvolgere l’Europa, guerra che purtroppo vede quei paesi faticosamente divenuti amici, oggi pericolosamente distanti, col rischio concreto di tornare ad essere “nemici giurati”. Il decesso di grandi personalità pubbliche come la Regina Elisabetta II e l’affettuosa compartecipazione di tutto il mondo ci fanno riflettere, di contro, sulla silente partecipazione verso le migliaia di persone che muoiono ogni giorno per guerre, malattie, infortuni sul lavoro, omicidi, incidenti. Questo meccanismo mentale per cui la perdita di uno sconosciuto viene quasi rimossa o,
al più, registrata come mero numero, è ciò che ha spinto e motiva tutt’ora l’ANRP a restituire un volto alle centinaia di migliaia di italiane e italiani, militari e civili, che persero la vita durante la Seconda guerra mondiale. Perché nessuno di loro sia più dimenticato e perché tutti noi, come
popolo, possiamo ricordarli e piangerli, come il popolo britannico fa oggi con la sua amata Regina.

Giulio Marsili