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12 aprile 1961. Jurij Gagarin, il primo uomo nello spazio

12 aprile 1961. Nella base spaziale di Bajkonur, in Kazakistan, è tutto pronto per il conto alla rovescia. Il maggiore Jurij Alekseevič Gagarin si dirige verso la rampa di lancio. Salirà a bordo della navicella spaziale Vostok 1. Alle 9.07 ore di Mosca il decollo. Il cosmonauta sovietico compie un’impresa senza precedenti in piena “guerra fredda” tra Stati Uniti e Unione Sovietica: un volo orbitale di 1 ora e 48 minuti viaggiando a una velocità di 27mila km l’ora. E’ il primo uomo nello spazio a completare un’intera orbita ellittica attorno alla Terra. Poi il rientro. Le celebrazioni e i festeggiamenti. Il capo del Soviet Supremo Nikita Kruscev lo nominerà eroe dell’Unione Sovietica. I giornali di tutto il mondo parleranno dell’ufficiale dell’Aeronautica sovietica. Poi in auto scoperta attraverseranno Mosca tra due ali di folla. Nato il 9 marzo 1934 a Klušino, un villaggio nei pressi di Smolensk, Gagarin ha 27 anni quando compie la sua storica missione.

Suo padre era un falegname e sua madre una contadina. Lavoravano in un “kolchoz”, una sorta di fattoria collettiva. Terzo di quattro figli, il piccolo Jurij restò molto colpito dall’occupazione tedesca. Durante la guerra, infatti, i nazisti cacciarono la sua famiglia dalla loro casa e portarono via due delle sue sorelle. Dopo la guerra la famiglia si trasferì a Gziatsk. Jurij aveva una passione per il volo che viene confermata durante la sua adolescenza quando assistite a un atterraggio forzato di un aereo da caccia russo Yak in un campo vicino a casa sua.  Numerose sono le sue letture da giovane studente. Tra queste le opere di Victor Hugo e Charles Dickens, così come quelle del pioniere del razzo russo Konstantin Tsiolkovsky.

Dopo un anno e mezzo alla scuola professionale entra a far parte di una scuola tecnica quadriennale a Saratov. Al quarto anno di scuola entra a far parte di un club di volo ed inizia così la realizzazione del suo sogno: quello di diventare un pilota. Il suo primo volo da solista lo compie nel 1955. “E’ un pilota meraviglioso” dice il suo istruttore e mentore Dmitry Pavlovich Martyanov. Proprio su consiglio di Martyanov entra nell’Aeronautica militare sovietica e frequenta la Scuola di aviazione di Orenburg dove impara a pilotare i famigerati MIG. E’ in questo periodo che incontra Valentina Ivanovna Goryacheva, che poi sposerà. Nel novembre 1957, all’età di 23 anni, Jurij si laurea con il massimo dei voti a Orenburg e diventa tenente. Poi sarà una lunga e lungimirante carriera che lo porterà a compiere la prima missione spaziale di un umano in orbita attorno alla Terra.

Gagarin morì il 27 marzo 1968 a soli 34 anni, sette anni dopo la sua grande impresa, a bordo di un piccolo caccia MiG-15UTI, schiantatosi al suolo nelle vicinanze della città di Kiržač insieme all’istruttore di volo Vladimir Seryogin dopo che i due erano decollati dalla base aerea di Chkalovsky. I corpi di Gagarin e Seryogin vennero cremati e le loro ceneri poste presso le mura del Cremlino a Mosca.

Un film per approfondire l’impresa e la vita di Jurij Gagarin è senza dubbio “Il primo nello spazio” del 2013 diretto da Pavel Parkhomenko.

Un libro

“Pojechali”, cioè, in russo, “andiamo”. Fu questa l’ultima parola pronunciata da Jurij Gagarin il 12 aprile del 1961. Poi ci fu tempo soltanto per i reattori del Vostok 1, l’astronave che avrebbe consentito al ventisettenne Gagarin di compiere un’impresa mai tentata prima: raggiungere lo spazio e riuscire a vedere la Terra dalla Luna. Tutto il mondo restò allora con il fiato sospeso, come dubitando che il figlio di un carpentiere potesse compiere una simile missione. C’era in gioco, in quel momento, il senso stesso della Rivoluzione d’Ottobre: un’aspirazione alla giustizia e all’uguaglianza che Gagarin racconta attraverso la sua vita, dall’infanzia, trascorsa al tempo della resistenza contro l’invasore nazista e alla vittoria della “grande guerra patriottica”, fino all’addestramento riservato ai piloti dell’aeronautica, passando per la vita nel colcos e per gli studi preliminari all’ammissione nel Partito comunista. Una grande avventura dove in primo piano c’è l’uomo, le sue aspirazioni e i suoi sogni. Perché quello che è certo è che Jurij Gagarin riuscì a trovare la via del cosmo, riportando dalle orbite frasi destinate a restare famose per sempre: “Non c’è nessun Dio quassù” che da il titolo al libro autobiografico edito in Italia da RedstarPress (2015)

 

 

Vincenzo Grienti