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Calcio, Storia e palla al centro nei pezzi scelti da Sergio Taccone

La copertina di “Storie di cuoio” di Sergio Taccone

“Storie di cuoio” di Sergio Taccone non è solo un libro di sport, ma anche di storia del calcio. Non è solo un libro di storia del calcio, ma pure di storia. Le vicende dei fuoriclasse scorrono come un fotogramma dentro e fuori il campo di gioco. Stiamo parlando dei mitici anni Settanta, Ottanta e Novanta. Gli anni di Johan Cruijff, Karl Heinz Rumenigge e di Juary Jorge dos Santos Filho dell’Avellino; dei leader mondiali che hanno cambiato il volto della politica, della letteratura e della musica. Non a caso si parla dei Pink Floyd e di Roberto Fontanarrosa, del mondiale 1978 e della guerra delle Falkland-Malvine del 1982 fino al crollo del Muro di Berlino del 1989. Scorrere il libro è come ascoltare da bordo campo una tele-cronaca della storia che coinvolge il lettore e, per dirla alla Paul Ricoer ,viene “tradotto l’intraducibile” da un autore che sul calcio ha scritto praticamente tutto.  “Storie di cuoio” potrebbe essere un film come “Fuga per la Vittoria” di John Houston o “Invictus” di Clint Eastwood perché sottolinea come lo sport può incidere sulla storia. Ne sono un esempio “la partita a Magadan” ai tempi dei Gulag e di Stalin oppure “Croy, il guardiapali di Berlino”. Qualcuno potrebbe chiedersi perché raccontarle e riportarle alla memoria? La risposta la si può dare attraverso le parole di Darwin Pastorin che firma la prefazione al libro: “Taccone narra, con mano sicura e profonda passione e cultura, racconti di calcio, passando, con vigore narrativo, dai campioni conosciuti agli eroi, magnifici o tragici, della provincia, dove un pallone, un semplice pallone, illustra l’esistenza, diventando perfetta e inesorabile metafora della vita”.

Al banchetto della storia del calcio narrata dall’autore resta immancabile la musica con il “First Eleven”, la squadra dei Pink Floyd, con Roger Waters tra i pali, David Gilmour ala destra, Nick Mason in mediana e Richard Wright terzino.  Non è cosa scontata scorgere tra le righe le vicende e le vicissitudini di calciatori, allenatori e squadre che hanno dato la vita dentro e fuori dal campo. Il portiere Héctor Rebasti dovette lasciare il futbol per andare sul fronte a combattere durante la guerra anglo-argentina delle Falkland. Quello all’inglese Robin Friday è l’omaggio ad un genio totalmente sregolato che ha dispensato il suo grandissimo talento nelle categorie inferiori pur avendo tutte le caratteristiche tecniche per brillare ad altissimi livelli. Come il pianista virtuoso che sceglie di suonare solo nel garage di casa sua. Dallo scrigno della Coppa Libertadores spunta la storia di Juan Manuel Bazurco, il prete goleador del Barcelona Guayaquil, la più titolata squadra ecuadoregna.

Scorrendo i capitoli si arriva a Gesualdo Bufalino, uno dei grandi scrittori del Novecento, un autore che assieme a Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo ha scritto pietre miliari della letteratura siciliana come “Dicerie dell’Untore” oppure “Tommaso e il fotografo cieco”. Nel libro si ritorna a Comiso, la città natale di Bufalino, nel campo di Maccione. Un mosaico di storie raccolte in un libro da leggere e rileggere per capire che nel calcio non sempre la palla è tonda. Anzi, per dirla secondo l’antropologo Bruno Barba “il calcio è danza, guerra, linguaggio, letteratura, competizione, caso, simulazione, vertigine”, ma anche “un fatto sociale” come affermò il sociologo francese Émile Durkheim. Il libro di Taccone sembra parafrasare il migliore George Orwell della Fattoria degli animali: “Tutti i calciatori sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Questo per dire come gambe, testa e cuore sono il motore di un gioco che non è solo un gioco. Al contrario è essenza dell’esistenza oltre che “metafora della vita” (cit. Jean Paul Sartre). E’ presa di coscienza che tutto può succedere come  nel caso della “tregua di Natale” dove una partita di calcio riuscì a fermare la battaglia tra tedeschi e francesi nel primo anno di Grande Guerra. Tutto può succedere, anche di brutto, come una sconfitta, non solo sul campo da calcio: ne I sommersi e i salvati Primo Levi rievoca un incontro di calcio ad Auschwitz, a cui assistette, tra le guardie al crematorio e un distaccamento di Sonderkommando. Ai bordi del campo altri militi scommettevano e applaudivano come se, “invece che davanti alle porte dell’inferno, la partita si svolgesse sul campo di un villaggio”. Drammi, tragedie ed episodi dove il calcio è stato protagonista e Sergio Taccone, al suo diciassettesimo libro, firma del quotidiano La Sicilia e di Avvenire, si conferma cercatore di racconti dove calcio e vita camminano a braccetto.

Vincenzo Grienti

 

L’autore
Sergio Taccone. Classe 1972 – ha vinto tre premi di spicco nella sua carriera: il Maria Grazia Cutuli (2009), il Coni Letteratura Sportiva (2011, riconoscimento della giuria) e il Selezione Bancarella Sport (2020, come componente del Collettivo Soriano).

Il libro
“Storie di Cuoio” è un viaggio nel passato attraverso racconti di calcio che s’intersecano con la Storia del secolo scorso. Si delinea un filo conduttore dove nitida traspare l’umanità dei
protagonisti.

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