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I 16 eroi di Premuda. Una mostra per non dimenticare

Quest’anno la Giornata della Marina Militare si festeggerà a Genova, con un ricco corredo di eventi, tra cui l’arrivo del Vespucci, che era partito proprio da Genova nel 2023, e una bella mostra sull’eroica impresa la cui data, il 10 giugno, è stata scelta appunto come Giornata della Marina: l’impresa di Premuda. La mostra, ideata da Maria Giuseppina Rizzo, coadiuvata da alcuni discendenti, è itinerante e arriva a Genova dopo numerosi spostamenti, da Milazzo ad Aquileia. Articolata in diversi pannelli, dedicati ai sedici protagonisti, ad altri personaggi che agirono nell’alto Adriatico e al contesto strategico, è allestita all’interno del suggestivo castello del Capitano D’Albertis. Quest’ultimo fu grande navigatore, amico di Rizzo e fervente ammiratore dell’impresa di Premuda, vista come il riscatto dalla disfatta di Lissa di 50 anni prima, dove aveva combattuto da giovane marinaio.
Ma chi sono i Sedici di Premuda? Escluso Luigi Rizzo, universalmente noto per le sue spettacolari imprese e capo sezione MAS di Ancona, degli altri si sa relativamente poco. I MAS coinvolti erano due, il MAS 15, comandante Armando Gori, su cui era imbarcato Rizzo, Capo sezione MAS, e il MAS 21, comandante Giuseppe Aonzo. L’azione è nota, nella notte tra il 9 e il 10 giugno 1918 i due MAS, alle prime luci dell’alba, incontrano una potente squadra austroungarica, comprendente due corazzate, la Santo Stefano e la Tegetthoff, e altre sette unità, un cacciatorpediniere e sei torpediniere. Il MAS 15, avvicinatosi alla Santo Stefano, la colpisce, dalla distanza di 300 metri, in due punti vitali, tra i due fumaioli e a poppavia, segnando la sua condanna. Il MAS 21 cerca di avvicinarsi alla Tegetthoff, a circa 500 metri, purtroppo un siluro sfiora la nave senza esplodere, l’altro si perde. Il MAS 15 riesce a sfuggire all’inseguimento di una torpediniera e, insieme al MAS 21, rientra sano e salvo nel porto di Ancona, vanificando completamente i piani dell’Ammiraglio Horthy, che puntava a un bombardamento massiccio sullo sbarramento di Otranto e su alcune città del sud. La guerra in Adriatico è finita! Grandi festeggiamenti accolgono gli uomini dei due Mas. Chi sono dunque? Sono giovani, tra i 20 e i 30 anni, vengono da diverse parti di Italia, con prevalenza sud e luoghi di mare. Dalla Sicilia, oltre il già citato Rizzo, vengono Salvatore Annaloro, un giovane in gamba, motorista, che del mestiere imparato durante il militare alla Isotta Fraschini farà il lavoro della vita e Lorenzo Feo, il più giovane del gruppo, entrambi di Palermo. Di Messina è Letterio Donato, marinaio scelto, che dopo la guerra lavorò sempre sul mare. La scuola del suo quartiere è stata intitolata a suo nome, una forma bellissima di monumento: un monumento vivo. Dalle coste calabresi arrivano Giovanni Calipari e Francesco Bagnato, il primo vivrà tutta la vita a Reggio Calabria, dove tuttora vivono i suoi discendenti, il secondo aveva già da bambino lasciato il paese di nascita, Parghelia, devastato dal terremoto di Messina, per approdare a Genova con la sua famiglia. Dalla Puglia arriva il giovanissimo Giuseppe De Fano, gagliardo e ardimentoso, che a fine guerra si troverà anche a fianco di D’Annunzio a Fiume. Dalla Campania giungono Quirino Capuano da Foria d’Ischia, imbarcato per più di tre anni ininterrotti sui MAS in zona di guerra, e Giorgio Varchetta, dal quartiere Pianura di Napoli, che dopo la guerra, sposato e con figli partirà per l’America. Risalendo lungo la penisola incontriamo nelle Marche Bruno Santarelli, ricordato con un monumento nella sua città di Falconara Marittima. Dall’ Appennino toscano, da Vicchio di Mugello, arriva Armando Gori, uno dei due nati lontano dal mare, ma che sul mare passò tutta la vita, al servizio della patria.  Sempre toscano, ma proveniente dalla zona costiera, è Luigi Rossi di Viareggio, distintosi, come Gori, anche nella precedente guerra di Libia. Tre giungono dalla Liguria, il savonese Giuseppe Aonzo, uomo di mare da generazioni, in entrambe le Marine, militare e mercantile, il lericino Emilio Manfredi, un outsider, un diplomatico prestato alla Marina come motonauta volontario, il giovanissimo Eraldo Bertucci, silurista, nato a Reggio Emilia, ma vissuto sempre a Pitelli, subito sopra La Spezia e lì morto troppo presto, lasciando due bimbi piccoli. Da nord infine, da Venzone in provincia di Udine, arriva Ugo Tomat, uomo di montagna prestato al mare.  Grazie ai ricordi dei nipoti e alla mostra, dopo un lungo silenzio, i Sedici tornano a navigare…
Alessandra Bertini