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29 novembre 1947: la risoluzione n. 181 e la nascita di Israele

Il 29 novembre 1947, il Piano di partizione della Palestina – Risoluzione n. 181 dell’Assemblea Generale – elaborato dall’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine) fu approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, dando di fatto origine allo stato di Israele. Ma come si arrivò a questa risoluzione?

Le ostilità tra la comunità ebraica e quella arabo-palestinese – per le quali le maggiori potenze mondiali del tempo auspicavano una pacifica convivenza – ebbero origine e si svilupparono durante il mandato britannico sulla Palestina dal 1920 al 1948. Il punto nodale da cui far partire tutti i principali avvenimenti può essere fatto coincidere con il 20 aprile 1947, quando, all’ennesimo rifiuto da parte dei rappresentanti ebraici e di quelli arabi di condividere una soluzione congiunta, o quantomeno di sedersi a un tavolo delle trattative, il governo inglese decise di internazionalizzare il caso e di sottoporre la questione palestinese all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il 31 agosto del medesimo anno, il Comitato pubblicò due rapporti.

Quello di minoranza, sostenuto da tre membri, suggeriva la creazione di uno stato federato. Quello di maggioranza, con l’adesione di sette membri proponeva la fine del mandato britannico e la divisione della Palestina in tre entità: uno stato ebraico composto da tutto il Negev fino ad Aqaba, dalla costa del mediterraneo fino ad Ashdod e da gran parte della Galilea; uno stato arabo esteso su tutta la Cisgiordania, sulla striscia di Gaza, sulla parte di costa mediterranea a sud di Ashdod e su parte della Galilea; infine, una parte di territorio composto da Gerusalemme e Betlemme internazionalizzato e sottoposto al controllo delle Nazioni Unite.

La reazione araba non si fece attendere. Il comitato arabo, sotto il controllo del muftì, appoggiato dai confinanti governi arabi respinse senza condizioni la proposta delle Nazioni Unite, esprimendo ferma condanna alla fondazione di uno stato ebraico in Palestina, contro il quale si sentiva autorizzato a usare la violenza. Gli Usa, dal canto loro, si mostrarono favorevoli al piano dell’UNSCOP, nonostante le reiterate minacce arabe relativamente alle forniture di petrolio, in quanto la costituzione di uno stato ebraico avrebbe rappresentato un baluardo in Medio Oriente.

Il 29 novembre 1947, pertanto, sotto la cupola dell’ex pista di pattinaggio di Flushing Meadow, temporaneamente trasformato in sede delle Nazioni Unite, in un’atmosfera di straordinaria tensione, il piano di partizione fu accettato con 33 voti favorevoli, 13 sfavorevoli e 10 astensioni. La votazione fu trasmessa in diretta radio tanta era l’attesa, la speranza, l’angoscia fra i contendenti: da un lato un popolo perseguitato da due millenni che finalmente intravedeva la fine delle proprie tribolazioni; dall’altro un popolo che nell’ultimo mezzo secolo aveva visto sfumare lentamente le proprie aspirazioni d’indipendenza a causa di una massiccia immigrazione che rischiava di ridurlo a minoranza nei propri territori. Gli ebrei potevano finalmente coronare il loro sogno; allo scadere del mandato britannico, il 14 maggio 1948, sarebbe ufficialmente nato lo Stato d’Israele. Contemporaneamente, gli arabi non si capacitarono di come fosse possibile che oltre il 50% dei propri territori venisse dato a una popolazione che rappresentava appena il 30% della popolazione e, soprattutto, si domandarono perché dovessero essere proprio loro a dover espiare i sensi di colpa di quei paesi che non erano riusciti, durante il secondo conflitto mondiale, a impedire lo sterminio degli ebrei.

Dal punto di vista teorico, la causa mediorientale sembrava quindi risolta ma dal punto di vista pratico, la Risoluzione n. 181 sarebbe stata solo l’inizio di una lunga serie di conflitti, tensioni e rivendicazioni che tutt’oggi affliggono una delle zone più “calde” del globo.

E mentre nella comunità ebraica scoppiavano i festeggiamenti, il solo primo ministro israeliano David Ben Gurion si rese conto del rischio imminente di una guerra che effettivamente si sarebbe scatenata solamente otto ore dopo.

Stella Merlini
Dottoressa in Storia