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Lavoratori coatti nella Germania di Hitler. Una storia dimenticata da riscoprire

Uomini e donne che dopo l’armistizio e l’8 settembre 1943 furono costretti a lavorare per l’industria bellica del Terzo Reich. Una storia poco conosciuta che la Fondazione Memoria per il Futuro insieme all’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari ha riportato alla luce attraverso un progetto dal titolo “Lavorare per il Reich”.

“Si è parlato molto degli Internati militari italiani che furono deportati in Germania. Si sa poco invece dei civili” ha spiegato lo storico dell’Università La Sapienza di Roma Luciano Zani che è intervenuto il 16 e 17 ottobre 2020 al seminario su Il reclutamento di manodopera dall’area veneta per l’economia di guerra nazionalsocialista 1943-1945 che si è svolto all’Accademia dei Concordi di Rovigo. “Eppure decine di migliaia di civili furono rastrellati, razziati e deportati in Germania e costretti a lavorare in condizioni terribili e disumane insieme a quei lavoratori italiani che già dal 1938 si trovavano volontariamente in Germania in nome dell’alleanza italo-tedesca. Nessuno di loro poté rientrare in patria e furono sfruttati per il Reich fino alla fine della guerra”.

 

Di recente, aggiunge lo storico Brunello Mantelli, che proprio a Rovigo ha aperto la prima sessione di studio sul tema Il prelievo di manodopera nell’Italia occupata 1943-1945, “abbiamo già pubblicato con l’editrice Mursia due volumi dal titolo Tante braccia per il Reich! E stiamo costruendo un portale con le biografie di questi civili, uomini e donne. Abbiamo anche pubblicato con Novalogos un repertorio delle fonti archivistiche italiane e tedesche per questa ricerca presentato proprio al seminario di Rovigo in cui abbiamo approfondito la situazione della cattura e della deportazione dei civili in aree locali e in area Veneta e in area nord orientale”.

Francesca Cavarocchi ha approfondito il tema del “prelievo della manodopera in Veneto nelle carte del Militärkommandanturen” mentre Sonia Residori si è soffermata su “Non un uomo né una macchina in Germania, gli scioperi del marzo del 1944 nel vicentino”. L’intervento di Alessia Bussola ha riguardato invece “l’intreccio di fonti e di vicende dagli archivi comunali, deportazioni in KL e prelievo di manodopera” mentre Andrea Ferrari ha ristretto il focus sui “detenuti italiani nelle carceri della RSI e della Germania nazionalsocialista come riserva di manodopera”. Ha moderato il momento di studio Antonella Toffanello, Presidente dell’ANPI Rovigo.

Durante la seconda sessione del seminario di Rovigo è stato presentato è Lavorare per il Reich, Fonti archivistiche per lo studio del prelievo di manodopera per la Germania durante la Repubblica Sociale Italiana (Aprilia, Novalogos 2020). Ne hanno discusso anche Gian Paolo Romagnani e Antonio Varsori, con i curatori Giovanna D’Amico, Irene Guerrini e Brunello Mantelli.

La giornata di sabato 17 ottobre si è aperta con le relazioni di Adriana Lotto, Antonella Tiburzi, Costantino Di Sante, Sara Bergamasco, Luciani Zani, Enrico Serventi Longhi e Rosina Zucco che ha presentato “la banca dati sui lavoratori coatti”. Si tratta di un portale on line disponibile all’indirizzo www.lavorareperilreich.it, “un moderno  strumento, utile per ricostruire questa pagina di storia attraverso le microstorie di chi l’ha vissuta” ha avuto modo di spiegare Rosina Zucco dell’Anrp. “Essa è organizzata  in modo da poter rintracciare facilmente, rapidamente e selettivamente i dati anagrafici e biografici di migliaia di persone, dare loro un nome e possibilmente anche un volto – ha aggiunto -. Si tratta di un data base di alto potenziale, progettato su approvazione del Comitato storico-scientifico anche avvalendosi dell’esperienza della consociata ANRP per gli Internati Militari Italiani, predisposto per registrare il maggior numero di dati possibili dedotti dalle fonti d’archivio”. In ciascuna scheda, quando possibile, sono  inserite foto per dare un volto ai nomi e, ove conosciute, documentazioni, note, nonché altre specifiche indicazioni sulle fonti. Nella pagina di consultazione è stata inserita un’area download che permette ai visitatori di scaricare la scheda completa del nominativo ricercato. “Sulla home page del sito web – prosegue  Zucco – è stato attivato  un link per dare la possibilità agli utenti di inviare, tramite e-mail, tutto il materiale cartaceo, fotografico, video in loro possesso per far sì che ognuno possa contribuire ad arricchire il database con il proprio patrimonio storico, culturale”.

Sul tema del reclutamento di manodopera nel quadro delle relazioni italogermaniche 1938-1945 lo storico Brunello Mantelli ripercorre tutte le fasi più importanti e salienti della vicenda nel portale www.lavorareperilreich.it, promosso dalla Fondazione Memoria per il Futuro con il contributo dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania di Roma in collaborazione con l’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro Familiari

 

A tracciare le conclusioni dell’ultima sessione di studio moderata da Floriana Rizzetto, Presidente dell’ANPI Padova, è stato lo storico Lutz Klinkhammer. 

“Durante la Seconda guerra mondiale, Italia e Germania erano alleati. Centinaia di migliaia di italiani sono stati impiegati nell’industria bellica tedesca – spiega Klinkhammer, che è anche vice direttore dell’Istituto storico germanico di Roma -. Con l’8 settembre del 1943 cambia però tutto. L’Italia viene occupata dallo Stato nazista e sfruttata ai fini bellici tedeschi con l’aiuto della Repubblica sociale italiana. Decine di migliaia di italiani vengono deportati in Germania e utilizzati come lavoratori coatti nell’industria e in varie imprese. La Fondazione Memoria per il Futuro  ha voluto indagare su questo tema completamente sconosciuto e dimenticato da tanto tempo e sta lavorando a una banca dati, la più completa possibile dei lavoratori coatti, attraverso un approccio individuale, di biografie, di destini incrociati”.

 

 

Per approfondire

Tante

Un volume che si aggiunge a Tante braccia per il Reich! (Mursia) promosso dalla Fondazione Memoria della Deportazione e l’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari a cura dello storico Brunello Mantelli. Si tratta del primo studio organico su dinamiche e modalità del prelievo coatto di lavoratori dall’Italia e del loro utilizzo oltre Brennero nel periodo della Repubblica Sociale Italiana, a cui gli apparati del fascismo di Salò diedero un notevole contributo. Nei due tomi viene analizzato il modus operandi degli occupanti tedeschi e dei loro collaboratori fascisti repubblicani nel mettere le mani con la forza su lavoratori dell’industria, dell’agricoltura e di ogni altro settore purché utili allo sforzo bellico del Terzo Reich, attraverso precettazioni, arresti, retate urbane, rastrellamenti nelle zone di campagna, prelievi indiscriminati negli istituti di pena. Una ricerca monumentale che colma una lacuna sulla storia dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Nel primo tomo: il contesto europeo, il reclutamento di lavoratori dal Torinese, da Genova e provincia, dal Milanese, dal litorale adriatico, dall’Emilia e dall’Imolese. Nel secondo tomo: il reclutamento di lavoratori dalla Toscana, dalle Marche, dall’Umbria, da Roma e dal Lazio, e un approfondimento sui detenuti italiani mandati nell’industria chimica del Terzo Reich.

 

Lavorare per il Reich. Fonti archivistiche per lo studio del prelievo di manodopera per la Germania durante la Repubblica Sociale Italiana.

Dal 1938 al 1945 più di un milione di italiani, uomini e donne, finirono a lavorare nella Germania nazionalsocialista, fino all’8 settembre 1943 alleata dell’Italia monarchicofascista, in seguito, e fino alla conclusione del conflitto, potenza occupante con il subalterno sostegno di un fascismo rinato in forma repubblicana: la RSI. Diversissimi i contesti e le situazioni in cui essi si trovarono: dalla parificazione parziale agli autoctoni nei primi quattro anni alla condizione di manodopera coatta dopo la crisi del Quarantatré; allo status di Internati Militari Italiani senza le protezioni garantite dal diritto internazionale per soldati e ufficiali caduti nella mani della Wehrmacht dopo l’armistizio; alle vittime di rastrellamenti e razzie; ai deportati politici nei Konzentrationslager; agli ebrei inviati ad Auschwitz e non uccisi subito dopo il loro arrivo. Lavorare per il Reich, prima guida alle fonti italiane, tedesche e di altri paesi, intende affiancare gli studi disponibili e stimolare nuove ricerche sul contesto e sui percorsi di chi si trovò coinvolto.