Giorni di Storia

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9 novembre 1989: crolla il muro di Berlino

Il 9 novembre 1989 cadde il Muro di Berlino, 155 km di una barriera di cemento che fu simbolo della divisione non solo di una città, occupata ad est dai sovietici e nella parte occidentale dagli Alleati, ma di due mondi che si erano sviluppati in direzioni completamente opposte sotto il profilo politico, sociale ed economico. La caduta del Muro aprì la strada a un rapido processo di riunificazione della Germania in un solo Stato democratico e libero. Questa opportunità fu rapidamente colta e guidata proprio dal cancelliere democristiano della Germania federale Helmut Kohl che avviò, con decisione e grande determinazione politica, un fulmineo processo di riunificazione nazionale dopo aver presentato il 28 novembre dello stesso anno al Bundestag, il parlamento tedesco, un programma in dieci punti.

La riunificazione si concluse formalmente il 3 ottobre del 1990. Anche se, già da sola, la riunificazione tedesca fu un fatto di enorme rilevanza storica e politica di per sé assolutamente primario, l’importanza della caduta del Muro di Berlino e la portata dell’evento andarono al di là di questo pur straordinario fatto. Con la caduta del Muro si avviò, infatti, la fase finale dello sgretolamento dell’impero sovietico costituito da Stalin nei Paesi dell’Europa orientale occupati dall’Armata Rossa nel corso della Seconda guerra mondiale. La dissoluzione dell’Unione Sovietica determinò la disintegrazione del Patto di Varsavia. Appena due anni dopo, il 26 dicembre 1991, il Soviet Supremo sciolse ufficialmente l’Urss.

Un fatto inusuale in un arco di tempo così breve e, soprattutto, senza il ricorso a una guerra. Il regime comunista dunque crollò in ragione del proprio esaurimento interno, implodendo nelle proprie contraddizioni di fronte alla sollevazione pacifica dei popoli e rese ancor più simbolica e significativa la dimensione, veramente epocale, del crollo del Muro di Berlino. Il 1989 registrò lo schianto del comunismo come ultima ideologia totalitaria del Novecento, l’auto-dissolvimento di un «socialismo realizzato» che aveva suscitato nel mondo tante speranze, tanti sacrifici, tanta dedizione, tante passioni, ma anche tante stragi, altrettanti orrori, altrettanti feroci crimini. Nella storia del comunismo colpisce profondamente come esso abbia potuto essere il più tirannico dei sistemi attuati sulla terra apparendo, nel contempo, a coloro che erano esterni al potere sovietico, come forza di liberazione.