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28 ottobre 1928. L’inaugurazione di Palazzo Marina

Un Palazzo da visitare, di giorno, ma soprattutto di notte. Sarà possibile il 14 maggio 2022 a partire dalle 20. Basta varcare “le due ancore” per entrare in un mondo di #storia, non solo navale, ma anche culturale ed architettonica. Il Palazzo della Marina è questo e molto di più.

Il 28 ottobre 1928 cadeva di domenica e il Palazzo della Marina veniva inaugurato dal Capo del Governo, Benito Mussolini, all’epoca anche Ministro pro tempore della Forza Armata, a seguito delle dimissioni rassegnate volontariamente dall’Ammiraglio Thaon di Revel a causa di alcune significative decisioni politiche sfavorevoli alla Marina. L’edificio era solo una delle 2802 opere pubbliche che venivano inaugurate nella ricorrenza del VI anno dalla Marcia su Roma (leggi l’articolo di Desirée Tommaselli sul Notiziario online della Marina)

L’Opera è tra le più significative dell’architetto Giulio Magni(Velletri 1859 – Roma 1930), nipote del Valadier, collaboratore di Giuseppe Sacconi alla realizzazione del Vittoriano. Il progetto, iniziato nel 1912 e inaugurato il 26 ottobre 1928, attinge al repertorio Liberty romano, con decisa impronta di “michelangiolismo eclettico” con assonanze proprie del “barocchetto. Il Palazzo si estende per un area complessiva di 31 mila mq di cui 11.500 coperti e 4.580 a cortili e giardini. Alto 28 e lungo 142 metri, 6 piani e sotto tetto per l’allocazione di circa 750 ambienti ufficio. Diceva Michele Vocino nel giorno dell’Inaugurazione: La Marina, bisogna pur dirlo a suo vanto, dovunque pone piede, a bordo o a terra, sa subito lasciare, come può, una certa impronta di signorilità e di eleganza…”.

Lo scorso maggio al Salone del Libro di Torino è stato presentato un volume di alto pregio pubblicato dall’Ufficio Storico della Marina Militare frutto degli studi e delle ricerche di Desiree Tommaselli. Un lavoro curato nei minimi dettagli e ricco di fotografie e aneddoti che raccontano la storia della Marina Militare attraverso uno dei palazzi più belli d’Italia.

A conferma di quanto asserito negli anni 30 si trova riscontro nel propileo d’ingresso arricchito dalle ancore di due corazzate austriache la “Viribus Unitis” affondata durante la Prima Guerra Mondiale e la “Tegetthoff” preda bellica consegnata all’Italia nel 1919 e smantellata, nel 1925, a La Spezia. Il prospetto posteriore (Via Flaminia) oltre al giardino all’italiana si arricchisce di un’artistica cancellata, opera della Società Ciangottini. La precedente sede era posta nel settecentesco convento di Sant’Agostino, in Via della Scrofa, espropriato nel 1871.

Una storia che parte dall’ingresso e dall’atrio

Le due grandi ancore, che oggi identificano con maggior immediatezza il palazzo e la sua funzione, non fanno parte del progetto originario e vengono poste in loco nel giugno del 1929, quali segni tangibili della vittoria italiana sul mare nella Grande Guerra. Provenienti dalle corazzate austro-ungariche Viribus Unitis e Teghettoff, vengono esposte allora sulla facciata del Ministero della Marina quali veri e propri trofei di guerra del primo conflitto mondiale. La Viribus Unitis è la nave affondata dagli ufficiali di Marina Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci la notte del 1° novembre 1918 con il primo mezzo d’assalto subacqueo della storia, la torpedine semovente o mignatta, inventata da Rossetti, Maggiore del Genio Navale. Quest’azione, con cui la Marina viola Pola, rappresenta l’ultimo atto della guerra italiana sul mare in quel conflitto. Tegetthoff è invece il nome dell’ammiraglio che ha condotto alla vittoria la flotta austriaca contro quella italiana nella Battaglia di Lissa del 1866. L’ancora è esibita quale simbolo della rivincita italiana su quella sconfitta, ottenuta con l’esito favorevole all’Italia della Grande Guerra. I due trofei, così, trasformano la facciata del palazzo del Ministero Marina nel manifesto della vittoria italiana sul mare nel primo conflitto mondiale. (per saperne di più)

La Corazzata “Sicilia”

Firmato e datato con l’indicazione del luogo di esecuzione (Palermo) sul coperchio, il cofano portabandiera della corazzata Sicilia ha una struttura in legno, completamente rivestita in avorio. Lo stile delle decorazioni, che rimandano all’arte classica, a quella medievale e a quella aniconica islamica, sintetizzano per immagini la complessa cultura della Sicilia, di cui l’unità navale porta il nome. Sul coperchio e lungo i lati sono raffigurati fatti della storia navale siciliana ed i suoi ammiragli. Al centro del fronte anteriore è Santa Barbara, patrona della Marina Militare. (per saperne di più)

La Sala Subacquea

Le imprese e le coraggiose azioni degli uomini della Regia Marina durante la Grande Guerra e il secondo conflitto mondiale. L’epopea dei “Siluri a lenta corsa” detti “Maiali”, degli uomini Gamma, la memoria del Sommergibile “Sciré”. Un richiamo alla componente sommergibilistica, agli incursori e ai palombari di ieri e di oggi.
(per saperne di più)

Lo scalone d’onore

L’arioso scalone a tenaglia, che conduce al piano nobile dell’edificio, è un trionfo di luce e colore; lo illumina l’alta vetrata piombata a maglie circolari, realizzata dalla Scuola della Vetrata dell’Istituto di San Michele, su disegno del maestro vetraio romano Cesare Picchiarini. La luce filtrata dalla vetrata artistica si riflette sulle superfici lucide dei marmi policromi – “citati” poi nel mosaico pavimentale – delle pareti a encausto e dei due candelabri bronzei che ornano lo scalone, eseguiti dalla ditta David della Torre, la stessa in cui sono state fuse le Vittorie alate su prore di navi poste a coronamento dei tre fornici dell’atrio. Magni mette in campo il repertorio rinascimentale e barocco e lo amalgama con le tendenze moderniste, realizzando un’architettura in stile eclettico in cui elabora soluzioni uniche, tese ad evidenziare la funzione dell’edificio. La scala monumentale, con i suoi sedili laterali a forma di onde, è uno degli elementi più caratterizzanti del Palazzo; un’opera unica, che ha della teatralità barocca. Al mare rimandano anche le decorazioni scultoree e pittoriche. (per saperne di più)

Il Salone dei Marmi

Il dipinto al centro del soffitto ripropone il tema del ritorno ai fasti dell’Antica Roma, tema che dalla retorica risorgimentale passa ad essere impiegata dalla propaganda di regime. Nel fregio, oltre a targhe con motti latini, le figure di Ercole e Marte, le allegorie della Navigazione e dell’Aviazione e le personificazioni di Fiumi dipinti a grisailles si fronteggiano sullo sfondo di una finta balaustrata, d’ispirazione barocca. L’autore del ciclo è il pittore reatino, naturalizzato romano, Antonino Calcagnadoro. Amico di Adolfo De Carolis e di Duilio Cambellotti, ha esperienza di grande decorazione. A sceglierlo è l’architetto progettista, responsabile degli aspetti artistici del Palazzo, per il quale la fama del pittore è garanzia di riuscita dei lavori. Poco dopo aver ricevuto la commissione per il Ministero della Marina, Calcagnadoro viene incaricato di decorare anche il Salone delle riunioni del dicastero della Pubblica Istruzione, nel cui fregio dipinto il pittore ripropone la rappresentazione della nave romana e del gruppo degli uomini della nuova stirpe. (per saperne di più)

La Sala Commissione Avanzamento Ufficiali

L’opera di Pieretto Bianco, triestino di nascita e veneziano di formazione, viene notata dall’architetto Giulio Magni alla I Mostra d’Arte Marinara (1926), alla quale partecipa con sei teleri selezionati dal ciclo intitolato Il Risveglio di Venezia, già esposto nel 1912 alla X Biennale d’Arte di Venezia. (per saperne di più)

Il Vestibolo

Sull’esempio dei palazzi nobiliari romani, la decorazione pittorica dello Scalone d’onore si compone di un quadro riportato al centro del soffitto e di un fregio che corre lungo la parte alta delle pareti.

Nel dipinto centrale, che reca la firma di Giuseppe Rivaroli e la data di esecuzione (1928), è raffigurata, come recitano le fonti d’archivio, “Roma Trionfante, adagiata presso i trofei di Mario, affida la Vittoria al Genio d’Italia Fascista che muove con passo deciso e saldo alla gloria dell’Impero. Nel fondo i Legionari levano al sole i vessilli fulgidi e le aquile fatali in attesa del Giovinetto Eroe, del Predestinato”. (per saperne di più)

L’area del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare

Le imprese di Luigi Rizzo che con un MAS affonda le navi austro-ungariche, la cui impresa di Premuda del 10 giugno 1918 ricorda una giornata storica di cui la Marina celebra la sua Festa ogni anno e poi le tele di Rudolf Claudus (per saperne di più)

Vincenzo Grienti

Leggi l’articolo sull’inaugurazione della sala dedicata all’Ammiraglio Thaòn di Revel